A quasi vent’anni di distanza da I pugni in tasca di cui la pellicola può essere considerata una sorta di seguito ideale, Bellocchio torna a scagliarsi contro l’istituto familiare. Peccato che non abbia nemmeno la metà della forza eversiva del suo esordio e che il film affoghi, come spesso accade al regista, in scene simboliche che ne appesantiscono la visione e la comprensione. In ogni caso molto bella la scena finale tra Castel e la madre.
C'è vita dopo I pugni in tasca? Lou Castel è sopravvissuto a se stesso, sua madre è sopravvissuta a Lou Castel, il gemello alter-ego invece si è suicidato, mentre una fanciulla povera, di enigmatica sensualità, apparentemente impegnata a consumare una vendetta di classe, si configura come l'unica speranza, per l'insterilita stirpe borghese, di liberazione dal passato e di rinnovamento di ruolo, sia esistenziale che storico.
Ma il film è una prolungata seduta di autocoscienza, tra psicanalisi e metacinema, che non coinvolge. Auto-commemorativo, auto-inquisitorio, etero-snervante!
Marco Bellocchio HA DIRETTO ANCHE...
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Il film che i due protagonisti vedono al cinema e di cui discutono brevemente è I pugni in tasca dello stesso Bellocchio. Grazie a Lucius per i fotogrammi.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Obiettivo 80 cinema italiano contemporaneo", mercoledì 25 luglio 1984) di Gli occhi, la bocca: