Parola di ladro - Film (1957)

Loy e Puccini al loro sostanziale esordio si rifanno, alla lontana, al garbo di Lubitsch e, alla vicina, alle recenti atmosfere noir francesi, miscelando bene con un cuore italiano, che dà una bella personalità e una vivace varietà. La commedia che ne esce, con la storia di un colpo in una gioielleria organizzato da un ladro gentiluomo, risulta alla fine godibile e spiritosa, grazie al buon rigore e al ritmo della narrazione, alla pulizia delle riprese, al più generale gusto per un equilibrio complessivo. Insomma, piacevole.

Nella Roma dei primi anni ’20 un Lupin nostrano sviluppa le sue losche trame per mettere a segno il colpo della vita, ma la sua vittima è un pari marpione che conosce bene certe strategie truffaldine. Dallo stile garbato ed elegante, è calato in una capitale un po’ irrealistica virata al parigino per scimmiottare meglio il collaudato contesto del famoso Arsenio. Buoni i meccanismi, lineari e gradevoli ma privi di spunti particolari, arricchiti da una vasta platea di validi caratteristi: romani un po’ gagà da abbinare a questa atmosfera Belle Époque fuori tempo massimo e confini.