Pasquale Festa Campanile vorrebbe riproporre, con questo suo PORCA VACCA, l'ambientazione e lo schema narrativo del celebre LA GRANDE GUERRA, sostituendo Sordi e Gassman con Renato Pozzetto e Aldo Maccione. Lo sfondo è quindi sempre la Prima Guerra Mondiale vissuta in gran parte al fronte, dove si ritrovano l'ex cantante da teatro Primo Baffo (Pozzetto) e un contadino poco onesto (Aldo Maccione) che pensa sempre alla sua ragazza (Laura Antonelli) e alle vacche. Il primo tempo, dominato in gran parte dalle vicende di Pozzetto, è discreto, con qualche buona gag e il comico in ottima forma (pur se eccede in qualche volgarità). Il secondo invece,...Leggi tutto dove la storia e la sceneggiatura sciagurata prendono il sopravvento sulle scene costruite "a sketch", è oltremodo noioso e mal raccontato. Maccione (doppiato in dialetto dall'udinese Sergio Graziani) mostra di essere un buon attore, Laura Antonelli no: tutte le parti che la vedono coprotagonista sono le peggiori e siu avvalgono di dialoghi soporiferi e prevedibili. Festa Campanile non è mai stato un gran regista, ma solitamente sa inserire qualche tocco d'originalità aggiungendoci una certa cura nella ricostruzione storica. Qui invece sbaglia quasi tutto senza riuscire a proporre una storia accettabile. Peccato, perché Pozzetto meritava di più, non solo lunghe interpretazioni di canzoni di guerra (di cui il film è letteralmente imbottito, per la gioia dei nostalgici). Abbondano le volgarità (ma è scusabile, visto il clim cameratesco), i nudi (anche maschili, alla visita militare), le scene "forti" (l'Antonelli finisce violentata), ma LA GRANDE GUERRA di Monicelli resta lontana...
È un tentativo di Campanile di proporre la commedia impegnata, quella che da una parte lascia spazio alle risate ma ha sempre un margine di dura verità storica e riflessioni. Pozzetto e Maccione riescono bene, i loro personaggi sono ben interpretati e i due sono in buona forma. Le battute forti non mancano, ma c'è poca coerenza nei due ambiti: quando si vuol far ridere lo si fa con un certo tipo di umorismo che non si affianca bene alle riflessioni un po' troppo prevedibili e noiosette. Non male, ma forse troppe canzoni e poco ritmo.
Il film risulta sempre discretamente divertente: Maccione e Pozzetto fanno una bella coppia; micidiali i commenti di Pozzetto sul camion durnate la canzone "Il Capitan della compagnia... ". Peccato che il film, se da una parte sfoggia un discreto budget e accuratezza, dall'altra perde credibilità con errori grossolani e pasticcioni, come nella sequenza dei Caimani del Piave. Comunque una commedia ancora divertente che offre anche qualche spunto di riflessione sulla guerra. Accurata la ricostruzione storica delle musiche.
Non un film del tutto riuscito, anche perché il mix tra momenti drammatici e parti comiche (con molte battutacce) non sempre è felice. Però il dramma assurdo della guerra è rappresentato in modo piuttosto vivido, basti vedere la bella scena di Pozzetto che legge una lettera a Lucio Salis; comunque il film rimane decisamente una commedia, anche se a far ridere ci pensa quasi solo Pozzetto, soprattutto quando canta sul palco nella sequenza d'apertura. Un ibrido insomma, che però mi è sempre piaciuto molto. Forse il finale è un po' tirato via...
Mediocre. Si tenta di mischiare commedia con una sorta di denuncia della guerra, in particolare della prima guerra mondiale che fu la prima guerra cruenta che il mondo ebbe la sfortuna di conoscere. Pozzetto e Maccione non bastano per salvare la baracca. Triste ma sempre bella la Antonelli, qui in doppio ruolo. Alfine mediocre.
Raramente il cinema italiano si è occupato del conflitto bellico del 15-18 e meno ancora in una commedia come in questo film di Festa Campanile. Purtroppo il film è in parte un'occasione mancata in quanto l'apprezzabile tema dell'antimilitarismo e dell'assurdità della guerra viene stemperato dal tono troppo greve e volgare del film. Discreta la prova del cast.
Commedia con spunti antimilitaristi ambientata durante la I guerra mondiale che tende all'ironia lievemente volgare. Poco interessante a livello storico, la narrazione punta più su qualche gags e sul confronto tra Pozzetto e Maccione. Campanile dirige con buon taglio ma il risultato è altanelante.
Molto meglio la prima parte, in cui Pozzetto si sente perfettamente a suo agio negli sboccati tentativi di congedo militare o di intrattenimento al fronte. La seconda parte, in cui predomina il duetto con Maccione, è sicuramente inferiore, anche perché la coppia comica non sembra funzionare a dovere. La Antonelli è decisamente fuori parte, non avendo il solito ruolo sexy-trasgressivo. Film riuscito a metà.
L'opera parte alla grande con un super Pozzetto per poi subito affondare in un mare di mediocrità. Il regista invece di snellire e rendere frizzante il girato, commette il peccato mortale di appensantirlo con una sequela inutile di scenette dal dubbio valore artistico. Fa specie sentir "recitare" il mitico Mattioli con un fortissimo accento veneto. La coppia Pozzetto-Maccione (duole dirlo) non funziona un granché. Ortolani ha composto di meglio.
Chi si aspetta una serie di gag travolgenti rimarrà deluso. Il film porta sì alle risa, ma a corredo dell'impianto ludico vi è sempre un ricorso tristo, la Guerra. L'attore varesotto dà sfoggio al suo repertorio settentrionale e spesso eccede in volgarità, immerse, questo è pur vero, in un contesto che forse ne può accettare anche l'efficacia. Maccione ha una vena comica di grana certamente più grossa e non sempre adeguata mentre la Antonelli sfodera la sua dote migliore, quella fisica! Scostante, non travolgente, talvolta melodrammatico.
Pellicola strana, anche originale, praticamente ibrida. Ci si aspetta un certo tipo di film e se ne trova uno diverso, ma non peggiore. C'è la Grande Guerra, un terribile conflitto di trincea e l'Italia soffre; quindi i drammi, la malinconia e il dolore si alternano al sorriso delle canzoni di Renato Pozzetto e a qualche momento di comicità di grana grossa (gli scherzi al Maccione). Buona la regia e non male la ricostruzione d'epoca: sicuramente da vedere.
Commedia ambientata durante la grande guerra con situazioni tragicomiche. Il clima è sicuramente azzeccato, tuttavia il film alterna momenti piacevoli, a volte anche tragici, a un umorismo "pecoraro" di bassa lega. Onestamente ci si poteva aspettare qualcosa di più. Aldo Maccione più sottotono rispetto a Renato Pozzetto.
Una delle più convincenti interpretazioni di Pozzetto, qui soldato della Grande Guerra un po' cabarettista e un po' anarchico. Non mancano i buoni sentimenti e i corretti riferimenti alla drammaticità del periodo, anche se la guerra di trincea viene raffigurata un tantino all'acqua di rose. Si fa valere anche l'istrionico Maccione, un po' meno la Antonelli. Nel complesso un film riuscito e assai godibile.
Malgrado i mezzi, le idee e le ambizioni, molto al di sotto delle aspettative, soprattutto perché i momenti comici e farseschi stridono troppo con lo sfondo drammatico del primo conflitto mondiale. L’accoppiata Pozzetto-Maccione, già impiegata altrove con buoni risultati, qui funziona poco, mentre la Antonelli non lascia il segno. Renatone da solo regala alcuni momenti irresistibili che però non riscattano un film irrisolto e dal passo pesante.
Classica comicità del periodo, leggermente più amara, orchestrata da Festa Campanile quasi in ossequio alla Grande guerra di Monicelli. Non tutto funziona però si ride abbastanza, soprattutto nella prima parte e alcune delle note più seriose toccano. La coppia Pozzetto-Maccione funziona qui come nelle precedenti occasioni e anche la Antonelli non sfigura, dal punto di vista recitativo. Finale un po' frettoloso, ma un buon film.
Cabarettista verrà assoldato nella Prima Guerra Mondiale. Il ruolo di Pozzetto è adatto per le sue doti di cantore popolare e alpino e le inclinazioni dialettali dei soldati creano anche un certo clima bellico. Regìa che mischia i generi mostrando l’assenza di compassione nel conflitto e la diserzione in chiave semicomica; il risultato è un ibrido che non fa riflettere granché. Ultima parte pasticciata in cui si evidenzia il budget ridotto in una situazione di eroismo complessa.
MEMORABILE: La canzone d’amore “Faccia di merda”; Le botte a Maccione; La canzone “L’arrotino”; La seggiovia di legno.
Nonostante la rozza confezione, evidente sin dai primi minuti di film, quest'opera di Festa Campanile può essere facilmente apprezzata per il suo gusto autarchico e ruspante nel raccontare le disavventure strampalate di un cantautore d'avanspettacolo gettato al fronte contro la sua volontà. Tra alleanze forzate, momenti drammatici e occasionali momenti erotici da commedia boccaccesca, la pellicola mostra una certa dignità di fondo, anche se il paragone con La grande guerra di Monicelli rimane comunque azzardato. Finale struggente, anche se abbozzato.
Film che prova a raccontare la Prima Guerra Mondiale, ma i risultati sono scarsi e il cast non brilla. Pozzetto e Maccione offrono sorrisi appena abbozzati e spesso i dialoghi sono infarciti di una certa volgaritá. La Antonelli è poco in forma e la sua presenza passa quasi inosservata, se non nel finale. Riuscite invece le ottime ricostruzioni d’epoca. Per il resto la pellicola si trascina stancamente senza guizzi.
Chiaramente ispirato dall'ottimo film di Monicelli, non riesce neanche lontanamente ad avvicinarsi al valore dell'originale. Pur considerando il contesto, la pellicola è troppo farcita di volgarità, la trama è mal sviluppata e con varie assurdità (sembra che allontanarsi dalla trincea sia semplice come andare al bar). Festa Campanile non è mai stato regista troppo fine, e qui lo conferma. Maccione buono, meglio di Pozzetto, che comunque se la cava, mentre l'Antonelli (peraltro sempre splendida) non convince per nulla, al contrario che in altre occasioni.
Festa Campanile riprende i temi del capolavoro di Monicelli e porta nelle sale il Primo conflitto mondiale visto con gli occhi dei "peones" Pozzetto e Maccione, che sfuggono continuamente al loro destino di carne da macello. Il tono è semiserio, benché prevalga la parte comica, e la storia fornisce ai tre protagonisti personaggi adeguati a valorizzare le loro capacitá attoriali, con Maccione che vince ai punti per esperienza e varietà di registri espressivi. Qualche lungaggine e un budget non faraonico lo tengono lontano dai grandi esempi del genere, ma una visione la merita tutta.
MEMORABILE: La mimica facciale di Maccione; Il finale.
Sulle orme di Monicelli ma senza le necessaria coesione e con troppa sciatteria nella confezione: dopo un inizio promettente Festa Campanile smarrisce presto la bussola, senza riuscire a fondere adeguatamente il lato comico con quello drammatico e rendendo così la pellicola disomogenea e disarticolata. Il trio di protagonisti, proteso verso una disperata sopravvivenza, funziona ma il discorso si perde tra volgarità (comunque funzionali al contesto) e troppe canzoni ad allentare il ritmo. Sorprendente, visto il tono, la crudeltà della parte finale con la Antonelli e gli austriaci.
MEMORABILE: "Faccia di merda"; Il test di Primo Baffo alla visita militare; Il finale.
Raymond Bussières HA RECITATO ANCHE IN...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoZender • 23/02/10 08:45 Capo scrivano - 47807 interventi
Esce in dvd per quelli della 01 il 18 marzo. A questo punto credo anche prima che lo faccia uscire in edicola Sorrisi e Canzoni per la sua collana.
DiscussioneMatalo! • 9/08/10 23:55 Call center Davinotti - 614 interventi
Zender ebbe a dire: Spero che m. pozzetto stia per mitico, perché qui lo è, senza dubbio! Grazie Matalo! ...sta per maestro...Mitico, comunque lo è,anche se.... quante porcate....
HomevideoXtron • 1/06/12 17:58 Servizio caffè - 2151 interventi
Il dvd uscito in edicola (Fabbri Editori/Titanus) è letterbox
Zender, nella recensione il sommo Davinotti ha scritto che Maccione parla in un credibile dialetto veneto. In realtà, come si legge nella pagina wikipedia del film, era doppiato dall'udinese Sergio Graziani.
DiscussioneZender • 25/07/12 08:21 Capo scrivano - 47807 interventi
Grazie Mauro, in effetti si vede che il Marcel aveva identificato un dialetto vagamente delle sue parti senza star troppo a sofisticare. Gli ho abbattuto il papiro :)
La scena dell'esplosione della diga, minata e fatta saltare da Marianna (Antonelli), 11 anni più tardi sarà riciclata da Neri Parenti in Fantozzi in Paradiso (1993)