Una delle peggiori prove del Sordi regista, storiella dalla morale prevedibilissima il cui forse unico interesse è l'esposizione delle grazie di Edwige Fenech (peraltro già apparse in non poche occasioni). A proposito di quest'ultima è curioso notare come il suo nome appaia nei titoli subito dopo quello di Sordi mentre la sua presenza sia limitata a non più di venti minuti. Il film infatti sembra quasi diviso in quattro parti: la prima in America, nella quale Rossano Brazzi decanta le lodi del suo robot “Caterina” e in pratica convince Sordi ad acquistarne uno. La seconda in Italia, con le vicissitudini matrimoniali (Valeria Valeri) e d'ufficio (la segretaria/amante Catherine Spaak, l'unica...Leggi tutto forse davvero in parte). La terza a casa Sordi, in felice piena convivenza col robot “Caterina”, la quarta sempre a casa con l'arrivo della giovane e disinibita Elisabeth (Edwige Fenech). All’epoca in molti apprezzarono la misura nella recitazione di Sordi (ma in fondo era già da un po’ che il Nostro non si limitava alle solite macchiette da gallo ciarliero), mentre invece è da stigmatizzare la superficialità con cui sono trattati argomenti “forti” come il femminismo o il rapporto uomo-macchina. Non ci si diverte mai e il Sordi regista ancora una volta dimostra di faticare non poco a imprimere un ritmo accettabile. La ripetitività delle situazioni è a volte imbarazzante e si ha l'impressione che la sceneggiatura sia nata da un soggetto di quattro righe. Tutto è banalizzato, funzionale al solito sentimentalismo alla buona ed efficace si dimostra solo la scena finale con metafora allegata. Comparsata di Ugo Bologna tra i passeggeri dell'Alitalia.
Un vero peccato che Sordi si sia fatto prendere dalla megalomania, perché anche in questo film (tutt'altro che memorabile) vederlo recitare è sempre piacevole (benché sia sempre lo stesso Sordi, in fondo). Il problema è che alla fine il film si riduce a questo: una macchina da presa che segue Sordi per novanta minuti, scadendo forse nel puro autocompiacimento. La morale sordiana, poi, non è certo un mistero e, considerando che si parla del 1980, la sua posizione sulle donne pare "leggermente" anacronistica.
Una delle prove più opache del Sordi attore e regista, del quale inizia a vedersi un accenno di parabola discendente. La storia del robot che sostituisce in un colpo tutte le figure femminili della vita è buona, ma la sceneggiatura non la sfrutta adeguatamente, facendone derivare così una sorta di parabola maschilista, dalla facile quanto scontata morale. Sordi e simpatico, ma ciò non basta a salvare il film dal naufragio.
Gli Anni Ottanta di Alberto Sordi si aprono con un film che definisco "conservatore" ed ovviamente maschilista (ma è una costante per Albertone...). L'idea della donna robot che sostituisce quella in carne ossa è geniale, anche se messa in scena in quel periodo sembrava quasi una risposta arrogante al pensiero femminista del decennio precedente; forse Sordi arriva un po' tardi sull'argomento, visto che eravamo già ampiamente in periodo "riflusso". Il film lo amo, perché amo Sordi e mi riconosco in molti suoi pensieri e movenze. Ottima, come sempre, la musica di Piero Piccioni.
Nonostante una brillante idea, la donna robot, che verrà più volte ripresa in futuro e nonostante l'Albertone nazionale, la Fenech ed una splendida Spaak, il film ha ben poco da dire. Cosa se ne ricorda? Un po' di gigioneggiamenti del nostro, due bellissime donne, battute e situazioni mal sfruttate ed una colonna sonora orecchiabile, per quanto scioccherella. Perderselo non sarebbe un peccato!
Certo: la satira qui è banalotta e il ruolo della donna (siamo nel 1980) in anni immediatamente post-femministi viene dileggiato in modo superficiale. Tuttavia Sordi è abilissimo nel reggere praticamente da solo il peso di tutto il film, con la vicenda che si svolge quasi interamente nella lussuosa casa tra lui e la donna-robot. A sprazzi il protagonista, che si atteggia a maturo dongiovanni e uomo di mondo, lascia trasparire la malinconia del vivere da solo e senza veri affetti. Tardosordiano.
MEMORABILE: Sordi che flirta con la Fenech, suscitando le gelosie del robot.
Caterina, una donna robot e dunque oggetto, è il sogno del Dottor Menotti che con una sola manovra si disfa di tutte le donne della sua vita che gli chiedono troppo. La sceneggiatura di Sonego sembra restare buona solo in potenza, Sordi regista non ne eleva il soggetto e il film arriva ad occupare una posizione mediocre nella sua filmografia, sia per uno stile un po' anonimo sia per la facile lezioncina sul maschilismo e la donna oggetto.
L'idea era buona, ma la realizzazione è scaduta in maniera farsesca e carente. Una robottina che sostituisce la donna nelle faccende domestiche senza avere pretese di sorta, ma il robot mostra gelosia ed impedisce al suo padrone avventure galanti con scontati risultati. Sordi aveva da tempo perso la vena creativa e lo ribadisce in questa pellicola, in cui vorebbe scavare nella psicologia femminile ma scade nel qualunquismo più assoluto.
Il robot io ce l'ho e tu no. Parafrasando un altro film con la Spaak, la storiella è tutta qui. Il solito maschio italiano sordiano, che come noto ce lo meritiamo, alle prese con le donne che lo scocciano. Allora si compra un robot-domestica che si umanizza e diventa gelosa. Ritmo zero, gag invecchiatissime, il Sordi declinante e trombonesco delle peggiori occasioni, che recita dal suo piedistallo. Era scarso allora, rivisto oggi è francamente terribile.
Alberto Sordi, nel 1980, si dà alla fantascienza? No, non è così, anche se l'idea della cameriera-robot sembra presa dalla serie tv dei Pronipoti, di Hanna & Barbera. Certo, però, farsi una robottina che ha i tradizionali sentimenti umani come la gelosia sa di già visto e stra-visto, ma Sordi è pur sempre Sordi e quello della maturità, spesso, vola basso. Peccato, io avrei smontato il robot-domestica e me ne sarei andato con la Fenech, o con la Spaak, non prima d'aver fatto alla macchinaccia il gestaccio de I vitelloni di Fellini. Out.
Sordi, che come futurologo spesso ci ha azzeccato, questa volta fa flop. Avesse aspettato pochi anni avrebbe scoperto che non la robotica, ma l'informatica sarebbe stato il futuro che avrebbe rivoluzionato i rapporti sociali. Quindi la sua ridicola "Caterina" va senz’altro inserita fra i ferrivecchi da custodire in cantina. Esce illeso dal passare del tempo il tratteggio realistico dei rapporti umani di questo personaggio egoista che ama le donne ma che, allo stesso tempo, le teme, con la sua ex moglie poco ex e con la sua amante. Reperto archeologico.
Modesto film diretto e interpretato dall'Albertone nazionale. Siamo in un futuro dove la domestica di casa si chiama Caterina ed è un robot. Forse si vuole leggere sotto le righe l'indipendenza nella vita reale di Sordi nello sposarsi o fare coppia fissa. Chissà, ma la visione appare stanca e sbiadita e solo poche battute fanno sorridere.
Passo falso di Sordi sia come regista che come attore. La satira del film è davvero molto banale e offende il ruolo della donna nella vita quotidiana, pur se involontariamente. L'idea del robot che sostituisce la donna non è male di per sè, ma è il come la si racconta che non va affatto bene: troppo maschilista (almeno apparentemente); insomma, sembra quasi che voglia dire sul serio che un robot potrebbe essere meglio di una donna! Colpa di una sceneggiatura troppo superficiale. Sordi è simpatico, la Fenech e la Spaak splendide, ma il film...
Commedia diretta e interpretata da un Alberto Sordi in crisi di idee e quindi in tono minore. La storia poteva essere svolta sicuramente meglio e data la curiosa presenza della donna-robot poteva venirne fuori un garbato e gustoso ritratto. Niente di tutto ciò invece, e il resto del cast recita con una certa pigrizia che alimenta lo sbadiglio dello spettatore.
Erano gli anni in cui il mondo osservava affascinato (e al tempo stesso preoccupato) i primi passi dell'era informatica, interrogandosi sui rapidi cambiamenti in atto e le possibili ricadute sulla vita umana. Sordi si inserisce nel filone portando in scena uno dei suoi cavalli di battaglia (l'italiano vecchio stile, maschilista e donnaiolo). Purtroppo, nonostante le buone premesse, il film non funziona, colpa soprattutto di una regia troppo lenta e statica. Qualche momento simpatico c'è, ma nel complesso domina la noia. Dimenticabile.
Il problema di Sordi, almeno dal '60 in poi, è che ha recitato sempre se stesso. Qui in particolare, essendo anche il regista, tutto il film ruota intorno a lui e ai suoi cliché, in ispecie la misoginia che lo ha sempre contraddistinto. L'idea della donna-robot è davvero simpatica ma di certo poteva essere sfruttata meglio, così come la Fenech e la Spaak. Un film che è invecchiato male. Sordi si rifarà l'anno successivo, grazie a Monicelli.
MEMORABILE: Le varie fasi dell'addestramento domestico di Caterina; La ribellione durante il temporale notturno.
Sordi regista era un "errore" al quale il nostro eroe nazionale non sapeva sottrarsi. Il soggetto è più o meno originale e la storia starebbe in piedi se organizzata e diretta con criterio e coraggio, ma senza sbracare, come appunto succede nel film. Oltretutto, un tema maschilista in un Paese di bigotti mammoni (e femministi) era da evitare, almeno a quell'epoca.
Commedia sorretta da tematiche forti (una ginofobia inusuale anche per lo stesso Sordi, l'intelligenza artificiale applicata alla vita domestica, il robot che - due anni prima di Scott - scopre di provare sentimenti umani) ma senza una sceneggiatura in grado di valorizzarle appieno. Ci si perde così tra personaggi insulsi (la Fenech) e scene che tratteggiano il rapporto uomo-robot in maniera superficiale. Si recupera solo con qualche intermezzo comico (la gelosa Caterina che lancia i piatti) e col cupo e ambiguo finale.
L'ho gradito, nonostante partissi prevenuto per le critiche pessime; invece Sordi si dimostra in anticipo sui tempi e costruisce una commedia con piccole commistioni fantascientifiche (quando non addirittura orrorifiche) che coinvolge mano mano fino ad arrivare a una mezz'ora finale davvero interessante e quasi da incubo. Il Sordi attore funziona al massimo e il regista conferma pregi e pecche solite. Si ridacchia qua e là, ma non è una commedia comica né per messaggio né per ritmi e tempistiche. Brava anche la Fenech, sprecata la Spaak.
La storia è originale per gli anni in cui è stata girata e per larghi tratti procede bene. Ciò che non funziona e che non è per niente originale è anzitutto il protagonista, la classica macchietta afflitta da machismo latino che ormai ha stancato. Si cerca di trattare con comicità il discorso del femminismo, ma i tentativi sono di una banalità sconcertante. Peccato, si poteva fare molto molto meglio. Inquietantissimo il robottino Caterina.
La maschera classicheggiante-arcaica del cyborg unita al concetto di donna serva perenne: ideale plasmato dalla mente maschile, che si rivolta spietatamente contro il maschio. Fantascienza ironica, amara e un po' inquietante, dove l'elemento del surrogato umano, già elaborato da Fritz Lang, viene inserito in un contesto sarcastico e arguto, poiché l'automa "sentimentale" diviene sostitutivo del rapporto di coppia. Si legge anche una metafora della dipendenza dalla tecnologia; il tutto inserito in una costruzione filmica e stilistica piuttosto consueta.
Commedia fanta sociologica: Alberto Sordi (insieme a Sonego in sceneggiatura) critica, ironizzando e in modo alquanto cinico, il maschilismo e il femminismo estremi. Parzialmente riuscito, dato che in taluni momenti si cade nel banale e in lungaggini. Il Sordi attore, invece, risulta sempre divertente. Discreta la colonna sonora di Piero Piccioni. Mediocre, niente di più.
Commedia diretta dallo stesso Sordi che non aggiunge nulla di rilevante alla sua luminosa carriera di attore, qui alle prese con il consueto personaggio ricco, cinico e "tombeur de femmes", ma che ha tuttavia il merito (non si sa quanto volutamente) di anticipare in maniera piuttosto inquietante l'avvento dell'intelligenza artificiale con le sue inevitabili conseguenze sui rapporti umani. Buona la prova del cast femminile.
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DiscussioneZender • 13/01/11 16:51 Capo scrivano - 47786 interventi
Inserito nell'ultimo capitolo dello speciale sulle Terrazze una pubblicità di Casalpalocco risalente al 1968 scovata da Markus. Il luogo inquadrato nella pubblicità è stato poi ovviamente rintracciato dallo specialista Andygx.
Disponibile (da BEAT RECORDS) il cd contente la splendida OST completa del film che compose il M° Piero Piccioni, più alcuni brani inediti rispetto all'album originario che uscì nel 1980.
All'interno del cd, un piccolo ricordo del figlio di Piero Piccioni: Jason, che ci racconta l'aneddoto riguardante il suo impiego nelle vesti di giovanissimo cantante*.
Il cd:
*Il brano cantato da Jason Piccioni è: what is there to see?, che nel film fu inserito nella scena in cui Sordi andò a trovare sua moglie nel suo negozio di abbigliamento "Marisa".
ECCO IL BUON DVD IIF/01 DVD: 9
MASTER: molto buono (nitido e luminoso)
FORMATO: 1.85:1 (16:9)
AUDIO: (Pulito) Italiano Dolby Digital 5.1 e Dolby Digital 2.0
SOTTOTITOLI: Italiano
DURATA: 1h:44m:56s
EXTRA: Scene tagliate, galleria fotografica, bio-fimografie di Alberto Sordi, Edwige Fenech e Catherine Spaak, trailers (io e Caterina, il tassinaro, un tassinato a New York, la pretora, il paramedico, il ladrone, quando le donne si chiamavano madonne), trama, cast e crediti dvd.