Pietra miliare della storia del cinema: primo documentario lungometraggio nonché primo con una narrazione al limite della fiction. Il grandissimo Flaherty è sapiente nel mostrare la vita degli eschimesi canadesi attraverso la storia romantica e coinvolgente di una famiglia, tra igloo, caccia, pesca e cani, con una sensibilità unica, tra l'antropologico (sia pure spurio) e il poetico, con molte licenze ma anche con molta abilità descrittiva e artistica. E con momenti stupefacenti come l'uccisione del tricheco o della foca. Imprescindibile.
Di un'importanza notevole, in quanto primo esempio di documentario totalmente estraneo alla concezione positivista e alla presunzione d'oggettività in voga sin dall'ottocento. Flaherty prende due piccioni con una fava, rivoluzionando il concetto di documentario e segnando irrimediabilmente la scienza antropologica. Riguardo il primo punto, Flaherty è il primo cineasta in assoluto ad immergersi così radicalmente sul campo da acquisire elementi tali da permettergli di "istruire" i suoi amici eschimesi sul recitare il quotidiano. Ineccepibile.
I veri punti di forza del film sono, oltre alla straordinaria bellezza delle immagini, la semplicità e, per certi versi, l'"universalità" delle situazioni che presenta. Stupisce anche per la modernità del "racconto" che Flaherty mette in piedi poiché, pur trattandosi di un documentario (il primo di un certo tipo nella storia del cinema) sembra di assistere ad un vero film di finzione. Però il regista pur "ricostruendo" certe situazioni, ci mostra pezzi di vita veri degli eschimesi, regalandoci emozioni fortissime e diversi momenti indimenticabili che coinvolgono in modo fortissimo. Capolavoro.
MEMORABILE: La costruzione dell'igloo con la lastra di ghiaccia usata come finestra; La caccia ai trichechi; I cani sommersi dalla tormenta di neve.
Si resta in silenzio e si riflette sulle immagini prima e poi su quanto potesse essere coraggioso all'epoca concepire e realizzare un prodotto di cosi elevato spessore. Frutto di precisione filmica e sensibilità umanista, trasuda vita da ogni fotogramma e trasporta tra i ghiacci con la determinata convinzione di aprire una finestra alla fine del mondo. Lo spirito pionieristico nella sua più sincera manifestazione, che cento anni fa testimoniava (o inventava) una malinconica realtà per procurazione - e tra grammofoni, arpioni e ghiaccio, quell'arcano protagonista: l'umano gesto.
MEMORABILE: Nanook che caccia ride e pesca; Il risveglio; I figli che giocano al gelo; I cani coperti nella tormenta sul finale.
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Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: L'UOMO DI ARAN (1934), NANUK L’ESCHIMESE (1922), OMBRE BIANCHE NEI MARI DEL SUD (1928) - (3 Film su un unico Dvd). Lingue: Inglese Sottotitoli: Italiano (Forced) Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Presentazione + Film: “Nanuk L'Eschimese” (1922) + Film: “Ombre Bianche” (1928), in versione originale sottotitolata. Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.