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Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi
Albertini cambia rotta rispetto a Emanuelle nera, se nel gioiellino con la Gemser il perno centrale era il sesso, quì il punto focale è il romanticismo intriso di straniante melodramma.
Se riportare il tutto a una dimensione "arsanesca" con il titolo truffaldino di "Yellow Emanuelle" (la Lee non è una sacerdotessa del sesso e non passa da esperienza in esperienza amorosa, ma è solo una donna innamorata che perderà la retta via per una delusione amorosa) potrebbe trarre in inganno) ha fatto storcere il naso a molti, di contro questa intensa storia d'amore (e morte) sotto l'esotismo di Hong Kong sorprende per una narrazione che mixa diversi sottogeneri e con dialoghi e una cura registica ben sopra la media (solitamente) di questo genere di pellicole.
Inizia in stile mondo movie (le capatine nei night di Hong Kong e gli spettacolini a "luce rossa", i massaggi amorosi con le massiaggiatrici nude), pare si muti in una sottospecie di commedia (le pagliacciate di Pambieri per attirare l'attenzione della dottoressa Wong, di cui Albertini fa pronunciare battute cinefile "L'amore è una cosa meravigliosa"), poi diventa una love story con tutti i crismi e gelosie annesse (la sequenza del bigliettino lasciato sulla macchina da Emy), si sposta in zona "mignotta movie" (la parte più succulenta del film), sfocia nel lacrima movie (la malattia, la cecità improvvisa) e chiude a fosche tinte drammatiche con un suicidio che pare messo giù come se fosse una sottospecie di Impero dei sensi in versione soft.
Quello che pareva un opera minore e sballata all'interno dell'esotico/erotico, si rivela una piccola gemma che cerca di andare in altre direzioni che non siano le solite pruriginosità voyeuristiche, con maggior attenzione per dialoghi e psicologia dei personaggi, dove il lato meramente scopereccio resta ai margini, seppur con momenti caldissimi.
Se la Lee (che all'inizio pare un baccalà, ma poi, andando avanti, acquista un suo particolare fascino esotico/orientale che seduce piano piano) con il suo attaccamento alle tradizioni e la sua verginità non si dona subito (ma quando si spoglia dona nudi integrali mozzafiato) a mignotteggiare ci pensa una favolosa Ilona Staller, sempre vogliosa e nudissima che regala le sue disinibite prestazioni al sior Pambieri (in piscina, a letto) rivelando anche un lato da carognetta gelosa e meschina che sarà il preludio (e la causa) del dramma (le lettere trafugate).
Di contro la Lee rimane scornata dall'abbandono (con un tentato suicidio dalla scogliera, grandissimo momento di tensione narrativa sottolineato dallo score del grande Nico Fidenco), poi si dà al meretricio e viene fuori l'Albertini gran cerimoniere della sensualità (a questo proposito cultissimo l'apprendistato erotico della Lee, supervisionato dalla maitresse della Seyna Seyn, con tutti i dettami del kamasutra orientale che la ragazza deve mettere in pratica per "allenare il muscolo", con montaggio alternato, tra un numero di arte amatoria e l'altro-fellatio, cambio di posizione-con i tipici quadri del tao dell'amore) , indossando autoreggenti, in compagnia di clienti occidentali (con tanto di pacca sul sedere) , nei night della capitale mostrando il suo corpo, per arrivare sulla strada a litigare con altre prostitute. Da indefessa e mesta dottoressa a mignottone in stile Inside China Lee il confine pare labile e dopo la parentesi puttanesca torna l'amore a pari passo con la morte.
Alcune derive nelle tradizioni della cultura orientale fanno sorridere (la vecchia indovina che predice il futuro alla Lee nel gazebo, il padre saggio e filosofo), ma il film è pervaso da una suggestione (non solo per le location orientaleggianti) che rapisce e ammalia, che stà tra Love story e Emmanuelle.
Bellissima la canzone "Emy Wong" di Nico Fidenco, Pambieri funzionale e anche simpatico (con improbabili trascorsi da pugile dilettante), la Lee pare non funzionare ma poi sprigiona un lato erotico/seduttivo degno di nota e la Staller marchia a fuoco con la sua spregiudicata sensualità e porcaggine (anche se non raggiunge i vertici di Inhibition) e Hong Kong rimane sullo sfondo con i suoi soliti passaggi da cartolina.
Albertini cerca pure di darsi qualche tono autoriale (gli omaggi a Fred Astaire, Pambieri che balla con il bastone alla clinica, e a Charlie Chaplin, Pambieri e la Lee e i mobili immaginari nella loro futura alcova) e resta un vero peccato che non ci abbia creduto fino in fondo a quello che faceva, perchè sia questo sia Emanuelle nera, seppur differenti come concept, rimangono tra i migliori del genere "tropico dei sensi", dando filo da torcere anche alla produzione coeva dello zio Joe.
Colpevolmente sottostimato.
Buiomega71 ebbe a dire:Eh sì, BuonoRassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi
Albertini cambia rotta rispetto a Emanuelle nera, se nel gioiellino con la Gemser il perno centrale era il sesso, quì il punto focale è il romanticismo intriso di straniante melodramma.
Se riportare il tutto a una dimensione "arsanesca" con il titolo truffaldino di "Yellow Emanuelle" (la Lee non è una sacerdotessa del sesso e non passa da esperienza in esperienza amorosa, ma è solo una donna innamorata che perderà la retta via per una delusione amorosa) potrebbe trarre in inganno) ha fatto storcere il naso a molti, di contro questa intensa storia d'amore (e morte) sotto l'esotismo di Hong Kong sorprende per una narrazione che mixa diversi sottogeneri e con dialoghi e una cura registica ben sopra la media (solitamente) di questo genere di pellicole.
Inizia in stile mondo movie (le capatine nei night di Hong Kong e gli spettacolini a "luce rossa", i massaggi amorosi con le massiaggiatrici nude), pare si muti in una sottospecie di commedia (le pagliacciate di Pambieri per attirare l'attenzione della dottoressa Wong, di cui Albertini fa pronunciare battute cinefile "L'amore è una cosa meravigliosa"), poi diventa una love story con tutti i crismi e gelosie annesse (la sequenza del bigliettino lasciato sulla macchina da Emy), si sposta in zona "mignotta movie" (la parte più succulenta del film), sfocia nel lacrima movie (la malattia, la cecità improvvisa) e chiude a fosche tinte drammatiche con un suicidio che pare messo giù come se fosse una sottospecie di Impero dei sensi in versione soft.
Quello che pareva un opera minore e sballata all'interno dell'esotico/erotico, si rivela una piccola gemma che cerca di andare in altre direzioni che non siano le solite pruriginosità voyeuristiche, con maggior attenzione per dialoghi e psicologia dei personaggi, dove il lato meramente scopereccio resta ai margini, seppur con momenti caldissimi.
Se la Lee (che all'inizio pare un baccalà, ma poi, andando avanti, acquista un suo particolare fascino esotico/orientale che seduce piano piano) con il suo attaccamento alle tradizioni e la sua verginità non si dona subito (ma quando si spoglia dona nudi integrali mozzafiato) a mignotteggiare ci pensa una favolosa Ilona Staller, sempre vogliosa e nudissima che regala le sue disinibite prestazioni al sior Pambieri (in piscina, a letto) rivelando anche un lato da carognetta gelosa e meschina che sarà il preludio (e la causa) del dramma (le lettere trafugate).
Di contro la Lee rimane scornata dall'abbandono (con un tentato suicidio dalla scogliera, grandissimo momento di tensione narrativa sottolineato dallo score del grande Nico Fidenco), poi si dà al meretricio e viene fuori l'Albertini gran cerimoniere della sensualità (a questo proposito cultissimo l'apprendistato erotico della Lee, supervisionato dalla maitresse della Seyna Seyn, con tutti i dettami del kamasutra orientale che la ragazza deve mettere in pratica per "allenare il muscolo", con montaggio alternato, tra un numero di arte amatoria e l'altro-fellatio, cambio di posizione-con i tipici quadri del tao dell'amore) , indossando autoreggenti, in compagnia di clienti occidentali (con tanto di pacca sul sedere) , nei night della capitale mostrando il suo corpo, per arrivare sulla strada a litigare con altre prostitute. Da indefessa e mesta dottoressa a mignottone in stile Inside China Lee il confine pare labile e dopo la parentesi puttanesca torna l'amore a pari passo con la morte.
Alcune derive nelle tradizioni della cultura orientale fanno sorridere (la vecchia indovina che predice il futuro alla Lee nel gazebo, il padre saggio e filosofo), ma il film è pervaso da una suggestione (non solo per le location orientaleggianti) che rapisce e ammalia, che stà tra Love story e Emmanuelle.
Bellissima la canzone "Emy Wong" di Nico Fidenco, Pambieri funzionale e anche simpatico (con improbabili trascorsi da pugile dilettante), la Lee pare non funzionare ma poi sprigiona un lato erotico/seduttivo degno di nota e la Staller marchia a fuoco con la sua spregiudicata sensualità e porcaggine (anche se non raggiunge i vertici di Inhibition) e Hong Kong rimane sullo sfondo con i suoi soliti passaggi da cartolina.
Albertini cerca pure di darsi qualche tono autoriale (gli omaggi a Fred Astaire, Pambieri che balla con il bastone alla clinica, e a Charlie Chaplin, Pambieri e la Lee e i mobili immaginari nella loro futura alcova) e resta un vero peccato che non ci abbia creduto fino in fondo a quello che faceva, perchè sia questo sia Emanuelle nera, seppur differenti come concept, rimangono tra i migliori del genere "tropico dei sensi", dando filo da torcere anche alla produzione coeva dello zio Joe.
Colpevolmente sottostimato.
Interessante.
C'è CLAUDIO GIORGI. Puoi mettere una sua bella immagine? E' una faccia che ci manca.
A anche la protagonista Lee.
Però aspetta un attimo, perché il topic è in pausa.
B. Legnani ebbe a dire:Buiomega71 ebbe a dire:Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi
Interessante.
C'è CLAUDIO GIORGI. Puoi mettere una sua bella immagine? E' una faccia che ci manca.
A anche la protagonista Lee.
Però aspetta un attimo, perché il topic è in pausa.
il problema e che il film l'ho in vhs, e i fotogrammi non verrebbero benissimo