Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

È un Avati ispiratissimo, quello di LE STRELLE NEL FOSSO, un Avati capace di improvvisare, su di un soggetto di poche righe (suo, del fratello Antonio e di Maurizio Costanzo) una storia magica, pervasa da atmosfere delicate e surreali che nello splendido ambiente padano (siamo nelle Valli Di Comacchio) trova un contesto ideale. Coadiuvato da un cast ormai affiatato (il trio Capolicchio/Cavina/Delle Piane è un classico dei film di Avati), il regista emiliano si inventa una dolce favola sulla genuinità e l'ingenuità, in cui una bizzarra famiglia composta dal padre e i quattro figli vive in riva alla laguna senza mai conoscere nessuno. Il giorno in cui questi cinque mezzi...Leggi tutto matti incontrano l'apparentemente normale Olimpia (Paladini), tutto cambia e l'amore represso da anni di solitudine si riversa sulla bella e sempre sorridente ragazza, decisa a vivere con loro. Al di là di una trama semplicissima ciò che conta sono i sentimenti, l'insana gioia di questo piccolo gruppo familiare ripreso nel proprio habitat naturale (fotografato con gusto esemplare da Franco Delli Colli ed esaltato dall'evidente amore di Avati per le sue terre). Con il vento a soffiare costantemente sul fondo, le musiche di Amedeo Tommasi che si adattano al paesaggio bucolico, un’esemplare direzione degli attori, Avati crea un'opera dal fascino magnetico, forse un po' compiaciuta e lenta ma comunque capace di rappresentare la quintessenza del cinema del suo regista. Ci sono il mistero (il chierico che emerge come uno zombi dalle acque paludose), la soavità, il tocco leggero e mai volgare di un autore dalla poetica unica.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Homesick 30/05/07 18:40 - 5737 commenti

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Bucolico e fiabesco. Tornano i temi fantastici cari ad Avati ambientati in terra emiliano-romagnola, questa volta nel XVIII secolo. Il team di protagonisti (Capolicchio, Delle Piane, Cavina, Pizzirani, Belletti, Paladini), già collaudato altrove, è ben affiatato e divertente; non mancano le suggestioni magico-orrorifiche tipiche del regista (il fantasma del chierico, le voci dietro il focolare, il finale) che ne fanno un prodotto personale e gradevole.

Zender 7/07/07 18:37 - 315 commenti

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Ambientato tra le valli di Volano (benché nel film si voglia far credere che siamo nei pressi di Minerbio, pure con citazione per Triario, ove sta invece la chiesa "dalle finestre che ridono"), il film è una favola di campagna dal sapore surreale, girata quasi per intero in un casolare diroccato sull'erba, a un passo dalla laguna. Splendidi paesaggi silenti in cui i quattro giovanotti protagonisti (a dir poco ingenui e analfabeti, tranne uno) trascorrono le giornate senza far nulla di particolare fino all'arrivo della bella Olimpia. Per alcuni il rischio sarà di giudicarlo insulso.

Hackett 27/03/08 13:53 - 1867 commenti

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Pupi Avati tocca con questo lungometraggio una delle vette più alte della sua poesia. Il regista si prende la licenza di poter indugiare nei paesaggi (lo splendido delta del Po) e nei personaggi, senza farsi troppi problemi sui tempi della narrazione. L'amore che porta via l'adolescenza con tutte le sue ingenuità ha il volto e gli occhi dei suoi quattro protagonisti, che si tengono per mano e ci tengono per mano, come in un racconto del focolare al limitare della notte. Film per avatiani convinti.

Ellerre 9/01/09 00:08 - 89 commenti

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Pupi Avati, ancora in gran forma in quegli anni, ci racconta una fiaba ambientata sul delta del Po, in un casolare tra erbe alte e acquitrini. Una storia in cui è racchiuso il ciclo della vita: nascita, giovinezza, amore e morte. Sono presenti anche reminiscenze del regista che rielabora genialmente storie contadine e credenze popolari. A recitare sono i suoi attori preferiti (Cavina, Capolicchio, Delle Piane e Pizzirani) e il tema musicale è del maestro Tommasi che, ispiratissimo, ci delizia con la sua poesia compositiva.

Bruce 23/03/10 17:44 - 1007 commenti

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Storie antiche e leggende popolari, tra il sacro e il profano, di vita e di morte, strani racconti serali davanti al fuoco, che diventano sogni o incubi notturni. Il potere magico dell’affabulazione, l’incanto delle immagini e il tempo che si ferma. Quanta grazia, quanta poesia; Avati è al suo meglio, nei luoghi che ama e i suoi fedeli attori lo assecondano divertiti, con una sorprendente e bellissima Paladini. Una favola bucolica che rapisce e ci porta altrove, dove labile è il confine tra l'arte e la follia, tra la realtà e la pura immaginazione.

Bergelmir 24/05/10 12:40 - 160 commenti

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Personale omaggio di Avati all'antica tradizione contadina, il film mostra una ruralità emiliana ove cinque personaggi vivono in una casa isolata, con un proprio folle equilibrio, ed ha il pregio di farci conoscere un mondo antico e perduto, che vive a stretto contatto con mitologie proprie e con l'inesorabile attesa della morte. Poetico, fiabesco, allegro e malinconico, con qualche breve momento gotico. È anche un prezioso documento: tutte le leggende raccontate o accennate sono tratte da tradizioni emiliane reali, ormai dimenticate.

Shika70 23/05/11 12:47 - 20 commenti

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Avati e la morte... che binomio. Questa volta è una morte contadina dalla quale è possibile un ritorno, dalla quale è possibile tornare per chiedere e dare notizie. Una storia che si basa sul folklore della bassa bolognese, su modi di dire spesso dimenticati che aumetano il senso di magico di tutto il film. Il vecchio che ha paura di morire e che prega la santa bambina di non farlo addormentare... Il matrimonio collettivo del finale con farina bianca e vino rosso... Una morte sorridente che non ha il sorriso del teschio.
MEMORABILE: Il prete (fantasma) che torna per dare e chiedere informazioni.

Saintgifts 25/09/13 19:47 - 4098 commenti

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Strelle nel fosso e riflessi nella laguna dove vive la famiglia al maschile, un vecchio padre e quattro fratelli che più diversi tra loro non potevano essere, uniti però da una parola che nemmeno conoscono: amore. Olimpia, bella e misteriosa, capita lì "per caso" e dà quella risposta che il cucù dalla penna grigia non aveva voluto dare loro. Sulla base di antiche tradizioni e usanze contadine, Avati costruisce la sua storia e lo fa a suo modo, facendo parlare e agire i personaggi fuori, ma allo stesso tempo dentro, una realtà atemporale.

Amianto 14/07/15 22:28 - 4 commenti

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Una favola messa in film con passione e amore per il mestiere di regista. Film tenero, che regala tranquillità, qualche risata, a volte ansia. Avati raggiunge il culmine della creatività e incredibilmente il film era ed è praticamente sconosciuto al grande pubblico. Un poker di attori recita, gioca e sogna nella poesia di Avati. Commovente e da tramandare alle future generazioni. Mi sono informato, l'ammazzatopi era un mestiere che esisteva davvero ed era anche ben renumerato!
MEMORABILE: "Santa Rosalia": "Fin che mi preghi non dormirai, fin che mi preghi non morirai" Cucul dala pena grisa quanti ani el'ga che me pol marir.

Myvincent 6/04/16 12:11 - 3741 commenti

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E le strelle stanno a guardare... e che strelle! A giudicare dal cast sembrerebbero luccicanti più che mai e infatti lo sono; se non fosse che l'intento favolistico, che spesso permea il cinema di Avati, pare girare a vuoto stavolta. Al solito affascinanti i paesaggi paludosi con le case assolate di campagna di una volta, ma non è sufficiente per godere di un'opera che si dispiega strampalata e un po' tediosa.
MEMORABILE: Il plurimatrimonio con la bella Olimpia.

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Xabaras 4/09/16 11:40 - 210 commenti

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Su un canovaccio iniziale che pare ispirato dal libro "L'isola degli inganni" di Shiel Avati abbandona solo in parte le atmosfere gotiche per giungere invece a una idealizzazione del sacro che avviene per mezzo di ancestrali racconti e leggende. Ambientato tra le paludi della provincia di Rovigo come il capolavoro antonioniano Il grido, pare condividere con esso la ricerca di un punto di contatto tra i protagonisti attraverso l'incomunicabilità. Terrificante come un miglior episodio baviano, può anche fregiarsi di una fotografia d'eccezione.

Minitina80 30/12/18 09:55 - 2984 commenti

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C’è molto folklore nel racconto di Avati, ricco di superstizioni ormai perdute e della semplicità di un nucleo familiare di campagna dei primi anni dell’Ottocento. In alcuni frangenti si avverte, complice la colonna sonora, la leggiadria e la leggerezza del tono, mentre in altri annaspa per mancanza di carburante, essendo il filo conduttore stiracchiato. Riesce, comunque, a compiere un discreto lavoro, tralasciando lo sviluppo della trama e puntando sull’estetica astraendo i protagonisti in una realtà perduta nel tempo e nello spazio.
MEMORABILE: Lo sposalizio multiplo.

Alexcinema 27/07/21 23:07 - 116 commenti

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Pellicola di Pupi Avati semisconosciuta e commercialmente fallimentare, palesemente ispirata a L'albero degli zoccoli ma senza il crudele realismo di esposizione della miseria di vita contadina che contraddistingue l'opera di Ermanno Olmi. La vicenda fiabesca è chiaramente improvvisata dagli attori e il risultato è un'atmosfera di puritanesimo bucolico che nel cinema contemporaneo non si vedrà mai più a parte rare eccezioni. Per pochissimi palati raffinati.
MEMORABILE: Il finale, criptico quanto tristissimo.

Jena 14/11/21 14:28 - 1555 commenti

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Quint'essenza dell'avatismo: la bassa padana e il delta del Po (filmati magnificamente con gusto pittorico), il clima fiabesco che attinge alle tradizioni popolari (con qualche accenno magico soprannaturale), la malinconia di fondo per il tempo e la fanciullezza che se ne vanno e il cast di attori feticcio al completo uno più bravo dell'altro (Delle Piane, Cavina, Capolicchio e Pizzirani, manca solo Bob Tonelli). Non accade nulla o quasi, ma se ci lascia trasportare dall'atmosfera sognante (pur con qualche lungaggine) si può apprezzare. Belle le musiche di Tommasi. Per avatiani doc.

Giùan 29/01/22 13:54 - 4559 commenti

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Racconto sull'affabulazione nel quale Avati con gusto sicuro seppur gracilissimo contempera l'amore per la terra natale, la peculiare sensibilità per le immagini eccentricamente bucoliche e la prerogativa prettamente narrativa del suo cinema. Ne vien fuori una novella filmica da focolare notturno, sospesa in un limbo mitico ancestrale, popolato da personaggi che potrebbero esser "registrati" nelle fiabe di Calvino. Ectoplasmi caratteriali cui Cavina, Delle Piane, Pizzirani, Capolicchio danno concretezza e "lunarità" e ai quali Olimpia/Paladini infonde per un attimo Vita e Parola.

Caesars 16/05/22 12:29 - 3790 commenti

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Pellicola assai particolare, che ha il pregio maggiore nella delicata atmosfera "poetica" che si respira. La trama è quasi inesistente, ma dà occasione ad Avati per portarci nel suo personale mondo bucolico, con personaggi semplici e ingenui. Non tutte le fasi del racconto risultano riuscite e durante la visione la noia fa capolino qualche volta, ma con sorpresa si scoprirà che, dopo la visione, la memoria ricostruirà con piacere quanto passato sullo schermo. Gli attori, tutti fedelissimi del regista, svolgono pienamente il loro lavoro, ma il valore aggiunto è la musica di Tommasi.

Paulaster 11/01/23 18:15 - 4417 commenti

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Un ammazzatopi racconta la storia di una famiglia contadina. I toni favolistici favoriscono il cinema di Avati permeato di sensibilità. I toni, che spaziano dall'ingenuo allo sciocco, a volte son troppo insistiti e fanno perdere veracità al racconto popolare. Il pregio è che con pochi mezzi il film riesce a dare i suoi connotati eterei e bastano pochi effetti a creare l'alone di mistero. Delle Piane è il più misurato, Capolicchio ha poche soluzioni.
MEMORABILE: Delle Piane vestito da sposa; Il matrimonio con tutti e cinque gli uomini.
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  • Discussione Raremirko • 13/03/15 23:19
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Il film non mi ha fatto impazzire, ma Bergelmir ha ragionissima in tutto.
  • Discussione Bergelmir • 14/03/15 00:28
    Galoppino - 211 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    Il film non mi ha fatto impazzire, ma Bergelmir ha ragionissima in tutto.

    Grazie, fa piacere che anche a distanza di 5 anni ci si trovi d'accordo.
    Quando lo vidi la prima volta ne rimasi molto colpito, soprattutto per le ragioni scritte sopra e nel mio commento. Però è anche vero che non mi capita di riguardarlo. Non è un capolavoro, questo penso sia chiaro a tutti, ma resta comunque un film particolarissimo e molto personale, una perla rara.
  • Discussione Buiomega71 • 14/03/15 00:33
    Consigliere - 25998 interventi
    Insieme a Zeder e La Casa dalle finestre che ridono è l'Avati che amo di più
    Ultima modifica: 14/03/15 00:34 da Buiomega71
  • Discussione Raremirko • 15/03/15 00:14
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Bergelmir ebbe a dire:
    Raremirko ebbe a dire:
    Il film non mi ha fatto impazzire, ma Bergelmir ha ragionissima in tutto.

    Grazie, fa piacere che anche a distanza di 5 anni ci si trovi d'accordo.
    Quando lo vidi la prima volta ne rimasi molto colpito, soprattutto per le ragioni scritte sopra e nel mio commento. Però è anche vero che non mi capita di riguardarlo. Non è un capolavoro, questo penso sia chiaro a tutti, ma resta comunque un film particolarissimo e molto personale, una perla rara.



    Giuro, la data del post non l'avevo guardata XD

    Si si, sono d'accordo, è un film sincero e non fatto per il botteghino.
  • Discussione Xabaras • 4/09/16 18:46
    Galoppino - 63 interventi
    Siamo sempre nel 1979 ma il film è un altro: trattasi del Nosferatu di Herzog.Impossibile non cogliere la somiglianza tra la scena del banchetto mortifero avatiano e quella del banchetto degli appestati infestati dai topi nel capolavoro herzogiano.Se riesco (appena entro in possesso di un computer) vorrei postare due frame per un possibile paragone.
  • Discussione Zender • 5/09/16 08:48
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Fai pure.
  • Discussione Xabaras • 5/09/16 09:42
    Galoppino - 63 interventi
    Le Strelle nel Fosso - Avati



    Nosferatu - Herzog

  • Discussione Zender • 5/09/16 14:03
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Dovresti usare un altro server per le foto. Ephotobay funziona male. Si vedono piccolissime e non si posson veder più grande.
  • Discussione Xabaras • 5/09/16 16:37
    Galoppino - 63 interventi
    Ok.Quale potrei usare? Non me ne intendo tanto di informatica. Ho seguito le istruzioni a lato.
  • Discussione Zender • 5/09/16 19:28
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Lo so, hai ragione, è un problema recente. Chiediamo a Mauro quale è meglio usare e se mi passa un testo da sostituire a quello qui a lato.