Una spada per Brando - Film (1970)

Fanciulle rapite, frati e adoratori di Satana in un buffonesco cappa e spada il cui unico pregio risiede nell'abilità di Caltabiano (uno dei massimi maestri d'armi e stuntmen del nostro cinema) di dirigere le scene d'azione, come l'interminabile duello conclusivo tra lui stesso e l'eroe Brando (uno scialbo Salvino, sotto pseudonimo)). L'accento cade comunque sulla comicità, tanto che i contributi maggiori provengono da Cimarosa, Maggio e Dori. Smarritissima la Schubert.

Passabile questo film di cappa e spada. Interessanti alcune scene di tortura caprina (simile a quella vista in I ricordi, i deliri...) e vari siparietti comici. Divertenti i frati, scialbissimo Brando tra l'altro interpretato da un non troppo prestante attore.

Terribile avventuroso, davvero pessimo, che rievoca un po' di Robin Hood, inserendolo in una folle vicenda satanista. Tutto è mediocrissimo, dalla recitazione canina (il protagonista, Salvino sotto uno pseudonimo che parrebbe usato solo qui, non regge il ruolo) alla vicenda di puro delirio e alla sequela di scene interminabili. I tentativi umoristici sono penosi. L'unico a recitare è Ivano Staccioli.

Quasi orribile (si salvano solo le scene d'azione come sempre nei film realizzati dagli stuntmen), poveraccistico, quasi non recitato (e come c'è finito il buon Herter? E Staccioli, visibilmente a disagio?), con un protagonista (?) di rara ebetudine. La Schubert non proferisce praticamente parola, ma non importa. Musiche di riporto.

Cappa e spada davvero di bassa qualità. Trama insulsa, sfondo ironico con venature comiche penose. Qualche trovata simpatica nei frati che catturano uno alla volta "i cattivi", ma per il resto... la penombra. Si vede Tano Cimarosa, mentre la bellissima Karin Schubert è quasi assente. Molto meglio Caltabiano con lo pseudonimo di Al Northon dei successivi spaghetti western...

Cappa e spada alla Robin Hood con componente satanista. Non si capisce il senso del film: da una parte drammi e torture, dall'altra una farsa che vorrebbe persino strappare un sorriso. In questo delirio si salvano solo i duelli e certe accortezze del cinema del tempo che fu; resta però lo strazio d'una vicenda che non avvince mai e uno stuolo d'attori e caratteristi trascinati in questa squallida messa in scena in maschera. Una spanna sopra a tutti il bel volto di Ivano Staccioli.

Spassoso nella sua follia da fumettaccio avventuroso umoristico; realizzato con assennata dissennatezza (le scene d'azione funzionano, hanno una loro cognizione di causa - e l'ultimo duello alla spada è talmente convincente da far guadagnare all'ambaradan mezzo pallino in più). Vedremo diavoli umani con teschi da maschera di carnevale, la bella in pericolo, l'eroe fuorilegge, monaci polimorfi capaci di tutto; ascolteremo dialoghi squinternati, battute simili a freddure: tutte amenità di quart'ordine, ma non odiose.

Cappa e spada con movenze da gotico, o viceversa se si preferisce, ma in ambedue i casi girato con un buon dieci anni di ritardo. Infantile nello sviluppo narrativo e pietoso nei presunti intermezzi umoristici, trova qualche pallido motivo di interesse solo nei duelli condotti con indubbia abilità, sia come attore che come regista, da Alfio Caltabiano, rinomato maestro d'armi. Sul resto è meglio sorvolare, a partire dallo scialbissimo protagonista e dalla bellissima ma imbambolata Katin Schubert. Staccioli fa, come di regola, il cattivo.

Negli anni Settanta i nostri registi e attori di cinema popolare faticano a ripetere il tipo di film che che riuscivano nei Sessanta. E' questa l'amara constatazione guardando questo cappa e spada in cui ci sono monaci che si vestono come Kriminal, scene che vorrebbero essere comiche mischiate ad altre che dovrebbero dare ritmo all'azione. Come al solito Ivano Staccioli domina, il resto è terribile. E pensare che a produrre è Luigi Rovere, quello di Lo sceicco bianco...