Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

In un periodo nel quale anche il cinema italiano ”importante” pare accorgersi e affrontare il problema della violenza urbana dilagante e del cittadino desideroso di farsi giustizia da sé (il cinemabis, con i vari Castellari e Franco Nero, ci sguazzava già da tempo) ecco che entrano in gioco Alberto Sordi, con UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO, Satta Flores e Squitieri con L’ARMA e per finire il Nino Manfredi di questo IL GIOCATTOLO. Qui l’amore del protagonista per la pistola non è dovuto a particolari motivi di vendetta ma solo a una casualità: conosce un poliziotto (Vittorio...Leggi tutto Mezzogiorno) che lo convince dell’importanza dell’autodifesa e lui, preso gusto per via di un’innata abilità con i bersagli, finisce per armarsi, con negli occhi i western di Sergio Leone (la cui casa di distribuzione non a caso produce il film). Ovviamente viene il momento in cui qualcuno morirà e così... Giuliano Montaldo, specialista in gangster movie (suo GLI INTOCCABILI con Falk e Cassavetes), cerca una via personale al tema del cittadino giustiziere, ma nonostante possa disporre di un Manfredi fenomenale, che dà al personaggio di Vittorio Barletta un'umanità e un'ironia lodevoli, di un Vittorio Mezzogiorno altrettanto notevole (vincitore del Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista) e di una Marlène Jobert dolcissima, non riesce a rendere interessante la vicenda. Troppo diluiti i tempi, sceneggiatura poco incisiva, colonna sonora di Morricone piuttosto banale, trasformano una buona idea di partenza in un film moscio, che si trascina stancamente con rare impennate, dovute al mestiere di Montaldo (l'agguato nel vicolo a Manfredi è girato con tecnica sopraffina, violento al punto giusto) e all'abilità del cast. Un finale inatteso, drammatico, non riscatta quasi due ore di mediocrità.

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Homesick 21/05/07 18:57 - 5737 commenti

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Storia tragica che affronta i temi della delinquenza dilagante, il diritto alla legittima autodifesa, i rischi della giustizia privata, lo sciacallaggio e il cinismo dei giornalisti, le contraddizioni della legge. Superlativi Manfredi, che passa con disinvoltura dal comico al drammatico, lo spregiudicato affarista Foà, la malinconica ed apprensiva Jobert, la ninfomane Villoresi, il gagliardo Mezzogiorno. Da vedersi parallelamente a L'arma di Squitieri, con il quale, tra l’altro, condivide l’idea della pistola come estremo rimedio ad una virilità frustrata.
MEMORABILE: Manfredi si difende e fa secchi i tre delinquenti che tentano di aggredirlo («Quanto v’ho aspettato!»); la tensione nell’ultima telefonata anonima.

Mark 8/05/08 21:41 - 264 commenti

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Un film intenso, impegnato nel senso letterale del termine, amaro come il tema trattato e la sua attualità spinosa nel clima arroventato di quegli anni. Nino Manfredi sublime, una maschera contorta dalla ferocia di una quotidianità che, se non fosse per la finzione cinematografica, sembrerebbe quasi surreale nella sua raccapricciante lucidità. Un film prodotto in tempi non sospetti, autentico. Un film prodotto da un cinema che oggi, lo ribadisco con la morte nel cuore, non esiste più. Un cinema che faceva pensare.

Stubby 27/06/08 20:11 - 1147 commenti

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Che spettacolo! Veramente un film superbo con un Manfredi straordinario, anche se c'è da dire che tutto il cast è fantastico e rende al massimo. Film altamente coinvolgente che diverte, poi esalta ed infine colpisce al cuore, con la situazione familiare del protagonista. Per certi versi ricorda molto Un borghese piccolo piccolo, anche se Barletta (Manfredi) pare molto più instabile mentalmente di Vivaldi (Sordi). Da vedere.

Ianrufus 18/08/08 21:30 - 139 commenti

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Nino Manfredi dà il meglio di sè in un film pieno di solitudine e piombo (inteso come colore, non come quantità di pallottole); il suo smarrimento da borghese anche lui piccolo, piccolissimo si amalgama al cinema di genere in un paio di scene memorabili (Manfredi è un cittadino che si ribella, smarrito prima, predatore dopo). Vittorio Mezzogiorno è in un ruolo dolce e memorabile mentre Foà gioca sopra le righe e riesce a farsi detestare. Divertenti le citazioni di Morricone e Leone (produttore).
MEMORABILE: Manfredi entra in pizzeria ragioniere e ne esce giustiziere; la scena nei bagni; "Quanto vi ho aspettato...".

Daidae 7/07/09 03:53 - 3163 commenti

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Il film è bello, ma lo vedo inferiore a L'arma di Squitieri. Attori grandiosi, anche se al posto di Manfredi avrei benissimo visto altri (senza voler togliere nulla all'ottimo attore romano). Grandiosa l'interpretazione di Mezzogiorno e buon film, che sale di "tono" sopratutto dopo la prima sparatoria. Bene, ma si poteva fare meglio.
MEMORABILE: "Ma che ci fai tu con una pistola?"

Galbo 9/07/09 14:50 - 12372 commenti

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Vero e proprio noir italiano, il film di Giuliano Montaldo è per molti versi complementare al capolavoro di Monicelli Un borghese piccolo piccolo. Gran parte del merito per la riuscita del film va ad un ottimo Nino Manfredi, che riesce a rendere con molta efficacia il ruolo di un uomo qualunque, completamente soggiogato dal possesso di un'arma che diventa mezzo per l'affermazione della propria personalità.

Brainiac 11/07/09 13:52 - 1083 commenti

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Quando vedevo questo film da ragazzino provavo una sensazione di cui non conoscevo il nome: la frustrazione. Non era tanto la trama principale dell'arma a colpirmi, a restarmi impressa nella memoria, era la rebbia malcelata espressa da Manfredi con i suoi gesti trattenuti e fintamente pacati (tutte le scene nel suo piccolo laboratorio), con l'evidente mancata gratificazione sessuale ricevuta dalla moglie e col tradimento della stessa con la giovane Villoresi (altra scena dolorosa). Nulla a che spartire col filone USA; questo è un film intimo, malsano.

Enricottta 22/09/09 16:45 - 506 commenti

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Film molto bello. Si discosta molto dagli omologhi del periodo: meno sangue, più cura nei dialoghi, rispetto per la recitazione, cast ottimo. L'introspezione, il lavoro che fanno Manfredi e Mezzogiorno, è notevole, dal momento che ci si ricorda a distanza di anni di alcune battute, non volgari, non ad effetto, accennate e non gridate. Montaldo salda il tutto.

B. Legnani 3/11/09 00:19 - 5519 commenti

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Incredibile come il film, dopo un primo tempo davvero buono, crolli nel secondo, laddove l'accettabile romanzesco si fa inverosimiglianza allo stato puro, ma non quella che s'amalgama col grottesco, bensì quella che fa dire "ma non è possibile...", fino al bruttissimo, gratuito finale (non sapevano come chiudere il film?). Manfredi bravissimo, anche se talora la sagace ironia tipica dei suoi caratteri non si sposa benissimo col personaggio. Grandi pure Foà e Mezzogiorno: molto più del film, se viene preso nel suo complesso.

Cangaceiro 5/01/10 15:24 - 982 commenti

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Altra variazione italiana sul tema de Il giustiziere della notte dopo Un borghese piccolo piccolo. Manfredi dosa bene il suo sarcasmo e conferma una volta di più la propria bravura nei panni del povero Cristo solo e sprovveduto con moglie malaticcia a carico. Montaldo conferisce alla vicenda un'atmosfera cupa e plumbea che colpisce molto. La storia però soprattutto nella seconda parte perde di veridicità, risultando approssimativa, con un finale troppo melodrammatico e improbabile. Perfetta comparsata di Mezzogiorno, ossessive le musiche di Morricone.
MEMORABILE: Le citazioni cinefile di Manfredi e Mezzogiorno.

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Kanon 2/06/10 11:16 - 604 commenti

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L'acquisto del giocattolo è un pretesto per cercare di risollevare una vita fatta di sottomissioni & frustrazioni recondite nel proprio animo. Il primo tempo funziona bene, grazie alle punte Manfredi/Mezzogiorno che sanno ben gestire la situazione, ma nel proseguire si perde il controllo della situazione arrivando ad un finale melodrammatico tirato lì nel mucchio. La tragedia di un borghese piccolo piccolo.

Nando 1/12/10 15:11 - 3806 commenti

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Un maturo factotum di un riccone, dopo un evento criminoso diventa un fanatico delle armi. Un lucido quadro della paura che si respirava alla fine degli anni 70 vista con gli occhi di un travet onesto e lavoratore. Manfredi è camaleontico e particolarmente efficace. Finale personalmente sgradito ma simbolico.

Markvale 5/09/11 11:17 - 143 commenti

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Misconosciuto titolo del filone dei cittadini giustizieri con un inedito Manfredi protagonista e la "presenza" ingombrante di Sergio Leone più volte citato. Il regista Montaldo segue le disavventure di un piccolo borghese remissivo e infantile che trova nell'uso della pistola la ragione ultima della sua vita. Precipiterà nella follia... Quanto più si addentra nell'incolmabile abisso del protagonista tanto più la pellicola si fa claustrofobica. L'ironia del pur bravissimo Manfredi non sempre si confà allo spirito di un'opera torva e disperata.

Ramino 23/06/13 23:30 - 127 commenti

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Il Giocattolo dell'immaturo Manfredi, rappresenta al meglio un certo periodo di paura e soprattutto insicurezza da parte del cittadino che si ribella. Foa in corda con il suo personaggio così come la Villoresi come figlia viziata. Le citazioni di Leone produttore ci stanno tutte e le musiche del Maestro Morricone sono a dir poco eccezionali. Il finale mi è sembrato un po' troppo tirato.
MEMORABILE: "Questa è una 38 con bam masterpiece, canna da 165, 1332 gr. di peso, massima precisione, è un fatto di balistica, ma voi che cazzo ne sapete di balistica?"

Liv 27/12/13 10:14 - 237 commenti

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L'ho visto a 35 anni di distanza, ma ben ricordando l'atmosfera degli anni '70. Mi ha fatto riflettere sulla differenza fra due periodi "caldi": quello e il nostro. Nel complesso mi ha un po' disorientato per la sua disegualità, per la mancanza di un disegno comune, di uno sviluppo organico e verosimile della storia, per i buchi nella sceneggiatura alternati a momenti di grande professionalità. È un film degli anni '70, che forse all'epoca venne visto con un po' di insofferenza, dopo tanti film del genere che si erano visti. Non lo rivedrò.

Gabrius79 28/12/13 00:41 - 1420 commenti

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Interessante film diretto da Giuliano Montaldo con uno strepitoso Nino Manfredi in un ruolo intenso e allo stesso tempo carico di ironia. Il resto del cast non sfigura: vanno citati almeno i bravi Arnoldo Foà e Vittorio Mezzogiorno, che risultano complementari al protagonista.

Corinne 21/09/15 19:41 - 420 commenti

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Dopo una rapina in cui è rimasto coinvolto, un ragioniere mite e frustrato decide di prendersi una pistola per difesa personale e si scopre ottimo tiratore. La sua vita cambierà radicalmente, in un crescendo drammatico che, ahimè, sfocia nel melodramma nella parte finale di un film fino a lì quasi perfetto. L'idea di base è potente (l'arma come mezzo di rivalsa personale) ma l'interpretazione di Manfredi risulta troppo discontinua nel mostrare il passaggio da bonaccione a esaltato.

Furetto60 29/11/15 14:00 - 1192 commenti

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Teso noir dai notevoli meriti. La figura dell'ometto smidollato e ingenuo magnificamente interpretato da Manfredi, simile a quelli spesso resi da Sordi ma diverso per la nascente forza interiore, ben s'insinua nel solco del poliziottesco, genere in fase calante all'epoca dell'uscita del film, come a volerne prendere l'eredità. In tal senso è il giustizialismo ad assurgere a protagonista mentre l'arma è solo il mezzo. Tanto Manfredi, ma anche la Villoresi è bravissima. Finale inatteso e simbolico, sull'orlo dell'onirico.
MEMORABILE: "Ma tu che cazzo ci fai con la pistola? Chissà che non ci sia una pistola nel tuo destino".

Roger 10/12/15 07:50 - 143 commenti

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Buon film che riesce bene a ricreare il pesante clima degli "anni di piombo", in particolare il paranoico atteggiamento di un uomo qualsiasi nei confronti di una società vissuta come aliena e insidiosa, a cui fa da contraltare un privato claustrofobico e "malato". In questo Manfredi apporta una delle sue migliori interpretazioni, ricca di sfumature. Peccato davvero per il finale che, in un eccesso melodrammatico, risulta eccessivo e inverosimile.
MEMORABILE: "Meno male che la giornata è finita... no, non è finita" (mentre nel supermercato irrompono alcuni rapinatori).

Nicola81 17/01/16 18:18 - 2827 commenti

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Film così, in Italia, purtroppo non se ne fanno più e questo lo reputo il migliore di Montaldo insieme a Sacco e Vanzetti. Tra poliziesco e commedia nera prende corpo una storia in cui il possesso di un'arma diventa il possibile riscatto nei confronti di un'esistenza difficile e frustrante. Nonostante la consueta ironia di Manfredi, aleggia fin dall'inizio un clima di tristezza che deflagrerà in un finale forse fin troppo sopra le righe. Buona sceneggiatura, pochi tempi morti, interpretazioni eccellenti. Morricone fa il suo dovere.
MEMORABILE: Gli alterchi tra Foà e la Villoresi; Il personaggio di Mezzogiorno; La battuta sui testimoni...

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Didda23 26/01/16 11:33 - 2424 commenti

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La contestualizzazione storica è ben resa dalle preoccupazioni di Foà sulla tematica "sequestri" e sulla violenza urbana nelle strade cittadine. La trasformazione di Manfredi è ben più credibile di quella di Sordi grazie a una sceneggiatura che dosa bene il climax ascendente, nonostante l'incapacità di saper chiudere brillantemente la vicenda. La regia di Montaldo è solida e si dimostra abile nella gestione delle poche (purtroppo) scene d'azione. Direzione attoriale impeccabile con un Mezzogiorno in forma smagliante. Impeccabile l'introspezione del personaggio principale.
MEMORABILE: Il passaggio dagli orologi alle armi; Il vicino spione; "Lei ha un talento naturale".

Minitina80 10/05/16 17:13 - 2976 commenti

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Alcuni momenti sono di rara intensità emotiva; Montaldo beneficia di un bravissimo Manfredi immerso nella melanconia di un uomo semplice che vede il proprio universo crollargli davanti in maniera inesorabile. Il falso inganno di possedere una pistola gli darà una parvenza di redenzione, anche se poi sarà il destino a spendere l’ultima parola. Nel complesso non è male, sebbene soffra qualche lungaggine di troppo; si poteva essere più concisi senza raggiungere le due ore guadagnando in leggerezza.

Pessoa 16/11/16 21:33 - 2476 commenti

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Dramma psicologico di Montaldo intorno a una pistola vista come feticcio tutelare capace di dispensare onnipotenza. Il tema non era nuovo nemmeno ai tempi in cui è uscito il film. Il regista lavora benissimo sui caratteri con scene di forte tensione emotiva, il cui pathos è spesso stemperato da una battuta in un saliscendi emotivo che perde di consistenza alla fine. Ottimi cast (da citare Mezzogiorno e Foà) e maestranze, con un Morricone sugli scudi. Ma le (poche) risate le strappa tutte un Manfredi letteralmente strepitoso.
MEMORABILE: Mezzogiorno e Manfredi che citano Morricone, autore della OST; Manfredi che per un attimo rifà Nando Moriconi, personaggio storico di Sordi.

Schramm 30/06/16 10:55 - 3490 commenti

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Montaldo dà i suoi two cents all’italia a mano armata degli anni di piombo, partendo da chi disarmato lo è del tutto. Tra noir e giustificazionismo della forca fai da te, socio-antropografia e tentazioni polar infuse nell’agrodolce commedia italica spernacchiante vizi virtù usi costumi involtolati nella bandiera biancorossoverde, svetta un Manfredi supremo come e più di sempre, più che mai umiliato e offeso che fa un passo oltre il borghese piccino picciò e sorpassa a destra il cittadino ribellantesi. E’ grazie a lui e a eccentriche idee di regia che si perdonano alcuni inciampi di percorso.

Markus 20/07/16 12:45 - 3680 commenti

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Il limite maggiore della bella opera di Montaldo (forse il suo capolavoro) è quello di arrivare tardi sull'argomento - già ampiamente sfruttato dal cinema “bis” e non - del giustiziere fai da te, così come quello di uscire nelle sale nel pieno del “riflusso” (1979). Tecnicismi a parte, la pellicola offre una prestazione attoriale a dir poco sublime di Manfredi, avvalorata da ottimi comprimari nella perfetta e collaudata formula della commedia nera all'italiana (commistione tra sagacia e drammi). Molto buono lo score di Morricone.

John trent 28/08/16 12:35 - 326 commenti

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Strepitoso Manfredi (ma non è una novità): riesce con le sue taglienti battute a far oscillare magnificamente il film tra commedia e drammatico. E sì che la storia è noir che più noir non si può: dopo una vita grigia e anonima un ragioniere frustrato si compra una pistola per autodifesa e per affermare la sua virilità. Tematica simile a L'arma di Squitieri, ma molto più appassionante e ricca di colpi di scena. Solida regia di Montaldo, ottima interpretazione di Vittorio Mezzogiorno in versione sbirro. Carillon di Morricone memorabile.
MEMORABILE: Le citazioni a memoria da Per qualche dollaro in più; Manfredi al poligono; La sparatoria nel ristorante.

Rambo90 1/03/17 17:05 - 7659 commenti

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Un grandissimo Nino Manfredi per una storia che sembra partire come la classica commedia all'italiana dei Settanta e si trasforma poi in qualcosa di cupo e violento, tesissimo nel dubbio su quella che potrà essere la svolta nella psicologia del protagonista. Montaldo ironizza (in modo lugubre quando non proprio drammatico) sugli anni di piombo, sulla paura e sulla voglia di riscatto del cittadino medio. Lo spettatore guarda fino alla fine, nonostante un ritmo un po' lento non si annoia grazie anche a una sceneggiatura ben "calibrata".

Kinodrop 4/09/17 19:16 - 2908 commenti

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Il pregio maggiore di quest'opera di Montaldo è l'interpretazione di Manfredì del piccolo borghese che cerca di riscattarsi dall'asservimento alla routine comprando un'arma da fuoco. Molto efficace e brillante la prima parte, di energica presa di coscienza del personaggio tra ingenuità residue e nuova sicurezza di sé. Purtroppo, nella seconda, il soggetto si avvita su se stesso (forse per non toccare temi scottanti di quegli anni) e si riduce a un triste melodramma sempre più chiuso e inverosimile. Tra il grezzo e il mieloso la colonna sonora.
MEMORABILE: Il "cattivo" Foà; La breve apparizione di Mezzogiorno; L'"orrenda" figlia di Griffo.

Alex75 8/11/17 14:27 - 876 commenti

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Montaldo porta quasi alle estreme conseguenze il feticismo delle armi e l’ossessione per la sicurezza mostrando l’inquietante metamorfosi del mite Manfredi in un personaggio tra il Vivaldi monicelliano e Travis Bickle, in una spirale di follia che fa da contrappunto a una società marcia, atomizzata, irresponsabile e violenta. Pur con qualche passaggio forzato e un finale che delude un po' le aspettative, è un dramma cupissimo che ben si intona ai colori del Paese di fine anni ’70.
MEMORABILE: Le liti tra Griffo e la laida figlia; "Quanto v’ho aspettato!"; Barletta nel suo laboratorio; L’ultima telefonata muta.

Daniela 15/11/17 09:39 - 12606 commenti

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Buona la prima parte, quando il ragioniere umiliato ed offeso scopre di avere un inaspettato talento per il tiro e trova nella pistola un mezzo di autostima, ma dall'incarcerazione in poi il film diventa forzato, fino a sfociare in un finale inattendibile. Da vedere per il tema sempre attuale e per il cambio di prospettiva avvenuto: succedesse adesso, il protagonista avrebbe una sorte mediatica ben diversa, selfie leghista compreso. Nel cast, il pur bravo Manfredi carica di troppi ammicchi ironici il suo personaggio, mentre più centrati risultano i comprimari come Foà, industriale protervo.

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Trivex 7/02/18 11:58 - 1738 commenti

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Non sono sicuro che sia proprio il tema delle armi a disposizione dei privati (come invece credevo di ricordare) a "dirigere" il film. Benché la vicenda "prenda di mira" il piccolo universo privato, quasi intimo, di un uomo e il suo giocattolo, questa è una storia drammatica di uomo che si trova, più o meno suo malgrado, in una serie di guai da primato. Molto acuta la regia e grande interpretazione di Manfredi, attore eclettico da rivalutare. Da vedere.
MEMORABILE: Lui esce dalla farmacia, lo inseguono e lo fermano perché lo vogliono uccidere: lui si difende con la calibro 38...

Paulaster 4/06/18 09:51 - 4373 commenti

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Ragioniere sente la pressione della delinquenza e vuol comprare una pistola. Clima settantiano tra rapine, armi e sequestri: l'anonimo cittadino cerca di difendersi (per poca fiducia nella polizia). Primo tempo intenso tra gli scenari lavorativi, familiari e amicali; poi però la sensazione di abbandono ha poco pathos. Manfredi notevole quando è drammatico, la Villoresi fa la sua parte come simbolo di una gioventù femminista e contro il mondo adulto; Foà è bravo ma carica troppo la caratterizzazione.
MEMORABILE: La prima volta al poligono; Il rapporto con la Villoresi; L'acquisto della pistola al negozio.

Rufus68 4/05/19 23:32 - 3818 commenti

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Convincente solo a tratti nella prima parte (piacevole e nulla più), alza il tiro nella seconda quando si definiscono al meglio le psicologie dei personaggi. Manfredi interpreta un piccolo borghese condannato alla deriva sociale il cui unico riscatto risiede non nella pistola ma nel desiderio di un mondo di giustizia fittizio (i riferimenti ai western di Leone). Egli, insomma, è una Madame Bovary senza via d'uscita schiacciato dagli ingranaggi di classe e ceto (i giudici, il padrone finto amico). Sottovalutato. Bene il cast.

Zampanò 18/03/20 15:44 - 381 commenti

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Plumbeo come il periodo che inquadra. Manfredi più che giustiziere è il cittadino comune di fine anni 70 che, sfinito, "fabbrica" da sé armi immorali contro una società cinica ed esclusiva. L'attore romano è sapido ma sa controllare bene la parte buia; altri avrebbero reso il personaggio troppo tragico laddove Montaldo ha inteso miscelare più toni: dramma, farsa, politico. Finale sciupato, chissà perché.

Oblomoff 24/03/20 15:22 - 43 commenti

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Un altro borghese piccolo piccolo, stavolta interpretato da uno straordinario Manfredi, alle prese con una sua vendetta personale. Non tanto per la perdita di qualcuno ma contro la vita stessa, che l'ha costretto a fare il travet per conto di un volgare affarista (un Foà sopra le righe) che non perde occasione per umiliarlo. Una sceneggiatura ben congegnata che mantiene viva l'attenzione di una vicenda che si sviluppa lentamente, una progressiva discesa agli inferi.

Gugly 16/05/20 23:41 - 1184 commenti

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Film potenzialmente interessante con più di una cartuccia (per restare in tema): Manfredi capace di spaziare dal dramma alla commedia in pochi secondi, un substrato anni 70 e quasi "poliziottesco" (Mezzogiorno, Catenacci e Brega nel ruolo di malvivente!)... Non funziona l'ultima parte dalla seduzione della ragazza in poi, con il protagonista che sembra più una macchietta quando parla come un poliziotto "ammeregano"; nel complesso non male, ma si poteva osare con un taglio ancora più netto di quello finale.
MEMORABILE: La moglie di Griffo invasata religiosa.

Keyser3 30/05/21 22:25 - 444 commenti

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Ottima regia di Montaldo, un film certamente sottovalutato e figlio del suo tempo, di quel clima pesante degli anni di piombo che oggi sembra così lontano. Funzionano soprattutto i personaggi: il poliziotto-eroe Mezzogiorno, Arnoldo Foà, il "padrone" senza scrupoli con la Villoresi figlia a dir poco spregiudicata, fino alla Jobert con i suoi grandi occhi tristi. E poi il grande Nino, l'uomo qualunque con i suoi problemi e le sue debolezze. Fondamentali anche le musiche di Morricone, malinconicamente cadenzate.
MEMORABILE: Manfredi e le citazioni dei western di Leone.

Ultimo 1/07/21 08:44 - 1652 commenti

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In un periodo molto particolare della storia italiana recente Montaldo realizza una pellicola tesa, sempre in bilico tra commedia e dramma. Il film può dirsi riuscito grazie alla grande prova di Nino Manfredi, uomo medio che si scopre cecchino infallibile e non riuscirà più a separarsi dalle armi da fuoco. A una prima parte piuttosto lenta ne segue una seconda coinvolgente, più centrata sulla psicologia del protagonista. Il finale, tremendamente amaro, non è poi così inaspettato. Un buon film.
MEMORABILE: La prima volta al poligono.

Sonoalcine 15/09/23 16:37 - 184 commenti

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Montaldo sembra voler seguire la strada spianata da Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto e Un borghese piccolo piccolo con l'intento specifico di aprire un dibattito sull'invivibilità quotidiana. Ma ciò che ne viene fuori non riesce a eguagliare la spinta visiva degli ispiratori. Riusciti il ritratto del clima turbolento e l'interpretazione versatile di Nino Manfredi, ma il dibattito morale su "giustizia privata: giusta o sbagliata?" risulta poco credibile.
MEMORABILE: Il finale struggente con la raggelante frase: "Chi vuoi che abbia ancora voglia di sentire il colpo di una pistola...".
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MUSICA:
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  • Musiche Fabiodm102 • 28/05/12 01:32
    Disoccupato - 346 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Fabiodm102, il cd della colonna sonora:

    Ultima modifica: 28/05/12 08:16 da Zender
  • Discussione Ramino • 19/06/14 23:15
    Galoppino - 31 interventi
    Ho avuto il piacere di incontrare per caso Pamela Villoresi ad una stazione di rifornimento e, parlando di questo film, ha ammesso anche lei la grande personalità di Arnoldo Foa'. Anche lei ha ammesso che Il Giocattolo era ed è un gran bel film. Peccato non aver avuto la possibilta' di approfondire sull'argomento, un po' forse per pudore, un po' perche' entrambi avevamo fretta...
  • Discussione Alex75 • 23/01/18 17:30
    Call center Davinotti - 709 interventi
    Segnalo due pubblicità (poco) occulte:
    nella scena del pranzo a casa di Vittorio al quale è invitato Sauro si vedono sul tavolo, in bella vista, una bottiglia di lambrusco Fini (marchio che si può notare anche su uno scaffale nella scena della rapina al supermercato) e una di acqua San Pellegrino (e nella seconda parte, si vede che il frigorifero di Vittorio è ben fornito di lattine di bibite di questa marca).
  • Curiosità Fauno • 7/11/18 00:00
    Contratto a progetto - 2742 interventi
    Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film: