Opera girata con buona sceneggiatura e un cast soddisfacente. Ernst Borgnine trasmette il suo talento. La storia di un uomo che dopo aver consociuto una donna, trova difficile rompere l'equilibrio di una vita da scapolo e mammone. È un film che intrattiene per bene, ma forse un po' troppo sopravvalutato.
Un classico. Il film parte con lo spirito giusto, senza eccessiva ambizione e senza retorica e, nonostante dura poco, ha dato tutto quello che poteva dare. Grazie innanzitutto da un timido e simpatico Ernest Borgnine che non delude le aspettative tanto da vincere meritatamente un oscar come miglior attore.
Pur se il film è stato sopravvalutato, ammetto che mi è piaciuto e non mi è sembrato per niente la solita commediola americana degli anni '50. Borgnine ha la sua faccia da simpaticone (anche quando si arrabbia). Da ridere il doppiaggio delle due vecchie.
Macellaio italiano-americano, non più giovane e grassoccio, incontra una donna, timida e poco appariscente, e intreccia una relazione osteggiata sia dalla madre - che vorrebbe si sistemasse con una brava ragazza italiana e teme di restare sola - sia dagli amici con cui passa le serate libere in cerca di compagnia. Storia d'amore sommessa, dal tocco delicato, illuminata dai sorrisi incerti di Blair e dallo sguardo aperto di Borgnine, brutto ranocchio che sa trasformarsi in bel principe in virtù di un poco di amore, con una bontà che traspare dai gesti, anche quando si arrabbia.
MEMORABILE: Le due donne anziane si comunicano a vicenda le notizie a sfondo necrologico.
Versione un po' più profonda delle migliaia di commedie americane anni '50 tutte buone sentimenti e personaggi fatti con lo stampo "all american". Stavolta il personaggio di Borgnine (gran tenerone e buon attore) è almeno sfaccettato e alcuni momenti spingono verso riflessioni sulla nuova, per l'epoca, solitudine degli abitanti delle grandi metropoli. Certo la storia in fondo è semplice semplice, una favola rivista quel giusto che basta per attualizzarla e le altre figure (mamma, zia, amico, etc...) sono piatte e straviste. Discreto intrattenimento.
MEMORABILE: "Quello che mi preoccupa sono i supermercati".
Timido sgraziato incontra racchia scaricata, entrambi stagionati e perdenti: sembra una trama beffarda, e invece è raccontata con il trasporto emotivo della grande storia d’amore. Persone semplici, che suscitano tenerezza e ci aprono uno spiraglio nella piccola vita della classe media, dove lo scontro tra individuo e pressioni sociali (la madre, gli amici, la gente) può determinare la felicità o l’infelicità. Grande performance di Borgnine, giustamente premiato con l’Oscar, in un ruolo a rischio macchietta, che invece rende profondamente umano.
Due temi, i più appariscenti, che si inseguono e si contraddicono. Marty viene più volte redarguito perché non è ancora sposato a 35 anni, anzi se ne deve vergognare, la madre per prima vorrebbe vederlo accasato ma nello stesso tempo ha il timore di essere scacciata (come la sorella, che non va d'accordo con la nuora). Anche altri sentimenti sono affrontati con leggerezza, ma tutti con arguzia. Borgnine ha la faccia e le espressioni giuste per sostenere il ruolo, come pure i comprimari (in primis le due mamme italo-americane dalla parlata pugliese).
MEMORABILE: Marty non accetta cinque dollari per sostituire l'accompagnatore di una ragazza e fa bene.
Film dalla trama molto semplice: un uomo molto timido e riservato e una ragazza non bella s'incontrano... Quello che poteva essere un film piatto e banale diventa invece, e molto del merito va alla prova attoriale immensa di Ernest Borgnine (premio Oscar per questa interpretazione), una bella analisi psicologica del protagonista, e delle pressioni che l'ambiente familiare e gli amici esercitano su di lui. Regia di Mann molto classica ma incisiva. Buona la fotografia in un bel b&n. Forse, nonostante la durata canonica, ha qualche lungaggine di troppo, ma nel complesso è un buon film.
Siete in cerca della solita storia d’amore tra due belloni da rotocalco? Qui non la troverete; incrocerete solo gli occhi scintillanti di due persone comuni che si vedono, si riconoscono e si raccontano nella meraviglia di una storia che ha la sua forza dirompente nell’assoluta normalità. Non ha bisogno di stordire con situazioni, luoghi e abiti eclatanti, ma lo fa con la vita ordinaria di uno zitello italo-americano tartassato da una matriarca che lo spinge ad accasarsi e contemporaneamente lo reprime perché vuole che tutto rimanga com’è. Dialoghi solidi e interpreti perfetti.
MEMORABILE: Gli occhi scintillanti di Betsy Blair; “Due donne in cucina, la casa va a fuoco”.
Joe Mantell HA RECITATO ANCHE IN...
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DiscussioneDaniela • 9/07/12 11:31 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Quella di Marty è stata l'interpretazione che gli ha fatto vincere l'Oscar, ma sono tanti i ruoli indimenticabili della sua carriera, sia in chiave bonaria che in chiave bastarda.
Cito i primi che mi vengono in mente: i due tassisti di Pranzo di nozze e di 1997 Fuga da New York, il bandito del Mucchio selvaggio, il controllore maligno dell'Imperatore del Nord, il sergente sadico di Lassù qualcuno mi ama...
Borgnine ha raggiunto il successo piuttosto tardi, ma in compenso ha avuto una carriera lunghissima, continuando a recitare a 90anni suonati.
Per finire una piccola curiosità: Nei Vighinghi interpreta il ruolo del re, padre di Kirk Douglas, pur essendo anagraficamente più giovane di un paio d'anni.
Non sapevo che il film fosse il remake di una produzione televisiva, andata in onda in USA nel 1953, per la serie "The Philco Television Playhouse", diretta dallo stesso Delbert Mann. Esther Minciotti (la mamma del protagonista), Augusta Ciolli (zia Catherine), e Joe Mantell (Angie), interpretarono gli stessi personaggi in entrambi i film. Il protagonista dell'originale invece era Rod Steiger. https://www.imdb.com/title/tt0245266/