Il sosia - Film (1994)

Il sosia
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Grosse fatigue
Anno: 1994
Genere: commedia (colore)
Note: Aka "Il sosia - Che fatica essere se stessi". Miglior sceneggiatura e miglior effetti speciali al Festival di Cannes 1994.

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da un'idea di Bertrand Blier (figlio di Bernard) una commedia che fa il punto a suo modo sul tema dei sosia nello spettacolo e che a Cannes – oltre a quello per la miglior sceneggiatura, decisamente esagerato – ha vinto il premio per i migliori effetti speciali: in un'epoca in cui il digitale era ancora lontano, vedere Michel Blanc apparire con naturalezza nella medesima scena insieme al suo doppio doveva colpire non poco. Curiosamente tutti gli attori del cast (prevedibilmente folto di partecipazioni straordinarie) recitano nella parte di se stessi a cominciare proprio da Blanc, il quale un giorno si accorge di essere ripetutamente accusato di crimini da lui mai commessi. La cosa...Leggi tutto dovrebbe far subito pensare a qualche sosia o imitatore, ma al cinema si sa, più si prolunga il gioco più lo si può sfruttare; e così la prima parte si sviluppa mostrandoci lungamente un Blanc costretto a rispondere per ogni sorta di cattiva azione, facezia, comportamento sconveniente...

E' solo dalla metà in poi che finalmente il sosia salta fuori, inseguito da Blanc insieme alla sua amica Carole Bouquet decisa ad aiutarlo. I due raggiungeranno il paese dove vive Patrick Olivier, perfetto sosia che (geniale) ha comunicato da tempo a familiari e amici di essersi scelto come nome d'arte Michel Blanc e di aver intrapreso la carriera di attore. Una soluzione bizzarra che è anche una delle poche vere trovate originali del film, per il resto adagiato nel solito tourbillon di equivoci peraltro mal sfruttati dal punto di vista comico, che affrontando un tema simile in un film con Blanc ci si aspettava invece fosse preponderante. Funziona piuttosto qualche bizzarra idea e sicuramente meglio la seconda parte, quando abbandonata quasi del tutto ogni velleità umoristica si passa all'analisi di una situazione surreale con punte malinconiche e addirittura a una spietata critica (da parte di Noiret) al cinema francese del tempo, eclissato anche in patria da quello americano di largo consumo.

Alla Bouquet spetta il ruolo di coprotagonista chiamata a far valere l'indubbio fascino (si dimostra capace persino di far rialzare da un letto un paralitico!), ma si fatica ad apprezzare in questo copione pasticciato ciò a cui fin dal titolo originale (“Grossa fatica”) si mira, ovvero una metafora sul rischio per un attore di “sdoppiarsi” troppo spesso perdendo la propria identità. E' però vero che i dialoghi migliori sono quelli tra Blanc e il suo sosia, con il secondo capace davvero – per pochi minuti – di ribaltare il ragionamento cavalcando l'onda del paradosso e azzeccando, qui sì, un taglio umoristico intelligente e maturo. Troppo poco però, a fronte di gag mal dosate (le signore che osservano da fuori le finestre Blanc e la Bouchet che mangiano), abbozzate o semplicemente scadenti. E la parata di divi che regalano camei inconsistenti (Lhermitte e Clavier alla cena, la Gainsbourg e la May in hotel, Polanski dietro la macchina da presa nel finale...) non aggiunge nulla. Qualche sorriso sparso, un buon epilogo, professionalità nell'approccio, poco più.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/09/09 DAL BENEMERITO FOSCO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 21/07/22
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Fosco 2/09/09 03:55 - 45 commenti

I gusti di Fosco

Commedia degli equivoci in cui il regista Michel Blanc scopre di avere un sosia, colpevole di molteplici reati (fra cui quello di aver stuprato Josiane Balasko): con l'aiuto di Carole Bouquet deve fermarlo prima che causi altri danni alla sua immagine. L'inizio è ambientato al Festival di Cannes dove appaiono molti attori francesi nel ruolo di loro stessi. Un film originale e godibile.

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