La tesi di fondo è interessante (per quanto ambigua o forse proprio per questo) mentre lo svolgimento non è all'altezza. Continua, con risultati molto modesti, il connubbio tra Bellocchio e Fagioli che sforna un film verboso, spesso noioso e criptico. Fatta eccezione per Mezzogiorno (comunque sottotono) gli altri attori non sembrano essere all'altezza della situazione.
Tenta un'ardita riflessione sul rapporto tra autodeterminazione e violenza sessuale, non riuscendo a svicolarsi dalle labirintiche elucubrazioni psicanalitiche di poca sostanza e da un insopportabile didascalismo di fondo. Anche il parallelismo tra l'architetto e il PM è confuso (Mezzogiorno incide pochissimo), abbozzato nella seconda parte e, almeno per come viene presentato, poco significativo. Nonostante la pesantezza dei dialoghi, ha una certa scorrevolezza e bisogna comunque riconoscergli una buona fotografia, specialmente negli interni del museo. Troppo enfatiche le musiche.
Marco Bellocchio HA DIRETTO ANCHE...
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Nel segno del cinema", sabato 28 marzo 1992) di La condanna: