Educatore carcerario ritrova dopo 20 anni il padre, in galera per omicidio. Un film eccellente, che evita la retorica e i luoghi comuni, pur affrontando il tema del rapporto tra padre e figlio (nonché il tema del carcere), e regalando scene ad alto tasso emozionale. Personaggi con una psicologia complessa e contraddittoria, veri e pulsanti, che animano una trama capace di guizzi, arrivando a un pazzesco finale da brividi. Una cinepresa ravvicinata e partecipante, un ritmo pensoso e incalzante. Bravo Pasotti, eccezionale Colangeli.
Esemplare tipico del "nuovo" cinema italiano d'autore, questo film offre una storia non del tutto originale, ma affrontata con un realismo apprezzabile e non priva di alcune buone trovate. Pasotti è abbastanza insopportabile ma Colangeli è eccellente e buono è anche il resto del cast. Si respira un'atmosfera altamente depressiva, urbana, aiutata dalle belle musiche (mai invadenti) e da un andamento lento ma non per questo noioso. Il finale arriva inaspettato e lascia un po' così, ma il film merita comunque una visione per chi ama il genere.
MEMORABILE: Colangeli che simula una gita fuori porta con gli altri carcerati.
La linfa del racconto è tutta nel rapporto tra un Pasotti discreto, nonostante tenda a sgranare gli occhi e andare sopra le righe senza motivo, e il Colangeli molto bravo nel suo ruolo sofferto di ex-duro che intravede (ma non abbastanza) una possibilità di recupero dei rapporti da lungo troncati. Bravo Angelini a rimanere sufficientemente distaccato ma senza per questo rinunciare a indagare i problemi dei personaggi coinvolti. Qualche trama rimane sospesa ma sono dettagli.
Un educatore carcerario scopre che lo scomparso padre è in realtà un omicida. Nasce quindi un rapporto sofferto e contrastato tra i due. Ben evidenziato il sistema carcerario italiano e interessante la narrazione che si avvale di un intenso Colangeli e di un discreto Pasotti, di contorno le altre figure. Inaspettato il finale.
Che bel film! Rapporto tra padre e figlio interrotto col carcere si ricompatta (per quanto possibile) col carcere stesso, dove il figlio stesso svolge la mansione di educatore. Testa a testa tra Pasotti e Colangeli in un concerto di sguardi, sorrisi beffardi, ammiccamenti e lacrimucce. Entrambi recitano molto bene senza mai sfociare nella retorica stantìa e la mano del ragazzo tesa al parente per farlo uscire dall'acqua è un'immagine che resta a lungo.
Lusinghiero esordio al lungometraggio del documentarista Angelini, in un film distante anni luce dalla urticante artificiosità con cui le "patologie" familiari sono "celebrate" oggi da fiction e spettacoli TV. Encomiabile la precisione sentimentale della sceneggiatura, frutto di un percettibile lavoro sul campo (i penitenziari) ma anche sugli attori, la cui credibilità è parte integrante della resa. È un privilegio in particolare citare l'implacabile prova di Colangeli, valore aggiunto che molta ruggine toglie al film. Evidente l'influsso dei Dardenne.
Interessante la contrapposizione dei valori familiari lasciati filtrare attraverso le sbarre del carcere. A parte qualche frase a effetto non ci si crogiola nel sentimentalismo; si lascia invece che il sapore amaro pervada gli spazi, i primi piani e i rapporti. Pasotti è al solito troppo aggressivo anche se crede nel personaggio, Colangeli al contrario riesce anche a commuovere. Regia con pecche specie nella parte finale, girato poco originale con macchina in movimento.
L'assenza si fa presenza inaspettata e diventa ingombrante, quasi fastidiosa. Il tempo perduto che nessuno può restituire diventa un peso che schiaccia, sino a lasciare senza respiro alcuno. Nonostante l'interpretazione sentita ma fin troppo carica di Pasotti, quello di Angelini è un film onesto e verosimile, costruito su emozioni sincere che permettono di empatizzare con i personaggi. Il mare è lo scenario dove si apre e si chiude il film e l'aria salata è quella che si accanisce sulle ferite interiori che non intendono rimarginarsi.
Un flebile tentativo di ricucire il rapporto affettivo tra un padre che sconta la pena in un istituto carcerario e il figlio, che lavora lì come educatore. Un film dal taglio realistico ma che evita gli aspetti più crudi della vita in prigione, si concentra sulle dinamiche psicologiche e le resistenze e diffidenze reciproche e qualche spiraglio in positivo. La regia è gradevole anche se si avverte una velatura da fiction accentuata dalla povertà della prova attoriale di Pasotti, che stride rispetto alla figura intensa e concentrata di Colangeli.
MEMORABILE: Il padre, in libertà per un giorno, totalmente spaesato (lo sguardo di Colangeli pieno di tristezza e sconcerto); La scena finale.
Alessandro Angelini HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
anche questo ottimo film del documentarista, che si cimenta col grande schermo, ben scritto ottimamente recitato , anche se un filo meno intenso di alza la testa!