Probabilmente il film più sperimentale ma non per questo meno interessante di Gregg Araki. Un gruppo di amici che affrontano le tematiche più disparate come sentimento, sesso, amore aids e morte. Spaccati di vita vissuta per un film a tratti documentaristico ma reale nelle immagini. Non molto approfondito l'aspetto psicologico dei personaggi, ma con uno stile visivo molto forte. Un film non per tutti.
Bellissimo affondo di Araki nel mondo dell’adolescenza omosessuale, con le storie di 6 amici (4 gay e 2 lesbiche), iniziate a mo’ di documentario e poi sviluppate in senso più narrativo. Già questa scelta (con inevitabili, e dichiarati, riferimenti a Bazin e Warhol) è realizzata in maniera originale e stimolante. In più il regista mostra una notevole sensibilità nell’addentrarsi senza remore nel mondo fragile, generoso e vitale di un’età in cui le scelte sessuali sono vissute con passione ma pur sempre in un mondo complesso e ostile. Notevole.
Kidsà che sarà di noi, lo scopriremo solo filmando un vivere che ha il nulla alle spalle e i miraggi davanti. Se poi non si è eterosessuali, apriti gelo: (auto)emarginazione, sprangate, l'aids visto come complotto “più decimativo di Hitler e Hiroshima sommati” (sic! sigh!). Araki lascia all'antropomane uno spaccato più fossile che fissile, e col suo ostentato patrimonio da poseur dark-industrial spiana la strada a quel se stesso (la certezza del dooman) che brevetterà le Clarks. Calza meno a noi il film, che ci tiene a presumersi antispettacolare e antiemozionale, faxando il niente.
MEMORABILE: La citazione di Charles Manson.
Gregg Araki HA DIRETTO ANCHE...
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Nella scheda ci sono due cosa che andrebbero cambiate. Il primo è la data: il film è del 1993 e non del 1983.
Il secondo è il titolo originale, che in realtà è identico a quello internazionale, e cioè Totally Fucked Up. Il titolo "Totally F***ed Up" è stato effettivamente usato in molto materiale promozionale americano (locandine ecc.) in seguito alla censura: ma il titolo reale è quello non censurato, per cui la versione censurata del titolo suggerisco di metterla nelle note come “aka”.