Il sole nero - Film (2007)

Il sole nero

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/06/09 DAL BENEMERITO BELFAGOR
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Belfagor 15/06/09 12:26 - 2690 commenti

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Tragedia sotto il bel sole mediterraneo: il giovane Manfredi viene ucciso da un colpo di fucile sparato da un sadico e voyeur. La sua fidanzata Agata pianifica e compie una truce vendetta ispirata da un potere superiore. Che brutto passo falso per Zanussi! Nel thriller non c'è suspence, nel dramma non c'è serietà: tutto cade nel ridicolo involontario, che però non fa ridere. Il tutto condito da una religiosità al limite del fanatismo. Si salva solo l'interpretazione della Golino. Pessima la scelta del titolo.

Homesick 20/07/09 07:53 - 5737 commenti

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Abbacinante, monocorde ed implosivo. Incomincia come La sposa in nero, gira a vuoto in dialoghi retorici e puerili su vendetta, perdono, religiosità e giustizia, per poi concludersi in un epilogo da tragedia greca preparato da un breve incontro in stile Il miele del diavolo. L'eterna fanciulla Golino è ripresa in splendidi nudi integrali che profumano di perduta naturalezza Anni Settanta, Bertorelli è un flemmatico commissario e Girone un anatomopatologo versato in scultura greca. Musiche sottilmente thrilling di Kilar; costumi della veterana Cardini.

Lucius 20/12/09 16:27 - 3015 commenti

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Un film drammatico è un film drammatico e non sempre ci si deve aspettare un film di suspence o un thriller. Tra l'altro in questo caso ci troviamo di fronte ad una storia realmente accaduta nella provincia siciliana. Il film è senz'altro riuscito nel suo insieme e Zanussi una volta tanto ha fatto un film che si discosta dai clichè della sua filmografia. Ho trovato la Golino un po' sfatta e poco seducente (non so se era previsto dal personaggio), ma la storia è notevole.

Giacomovie 7/02/11 17:58 - 1398 commenti

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L'inizio lascia ben sperare, con inquadrature e sfumature pensate per dare all’immagine il senso di un affresco. Poi si entra in ambiti più dispersivi, pur mantenendo l’aria di una pellicola culturalmente elevata, ma spesso l’impronta culturale finisce per prendere vie traverse e la storia ronza come un moscone intorno allo stesso argomento. Quindi il film, scritto per parlare di uno strano modo di assimilare un lutto, finisce per stentare a far assimilare se stesso. La Golino ha la freschezza di un'adolescente e la bravura della veterana. **!

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  • Curiosità Lucius • 17/08/10 18:46
    Scrivano - 9051 interventi
    Un articolo sul film:

    La Golino protagonista di "Il sole nero", melodramma su amore, morte e castigo ambientato in Sicilia
    Per l'attrice un ruolo inedito, difficile in cui la sua fisicità appare fin troppo al naturale.Valeria, nuda e assetata di vendetta
    nell'ultima opera firmata Zanussi.
    Il regista polacco:
    "La mia è una storia che parla di metafisica e giustizia
    E i protagonisti sono senza vestiti perché rappresentano l'innocenza..."

    di CLAUDIA MORGOGLIONE


    Lorenzo Balducci e Valeria Golino
    ROMA - Una Valeria Golino così non l'avete vista mai:
    pazza d'amore, vedova nera, angelo della vendetta. Inedita anche nell'immagine fisica, decisamente impietosa:
    volto sofferente, acne sulla pelle, nudità senza difese. A mostrarcela in questo modo, sul grande schermo, è il regista polacco Krzystof Zanussi. Nella sua ultima fatica, Il sole nero, prodotta e girata qui in Italia, dal 15 giugno nelle nostre sale.

    Un noir cupissimo, metafisico, eccessivamente mistico. Una storia d'amore, violenza e vendetta, molto teatrale nell'impianto - non a caso è tratta dalla piéce Agata, scritta da Rocco Familiari - e ambientata a Catania, tra luce accecante e oscurità totale. Protagonista è, appunto, Agata (Valeria Golino), sposata con il giovanissimo Manfredi (Lorenzo Balducci). Facciamo conoscenza della coppia a inizio film: i due, in una lunga sequenza, appaiono completamente nudi (anche se, almeno dal lato maschile, la cinepresa mostra un certo pudore). Si amano senza riserve, anzi in maniera soffocante: lei vuole un figlio, lui non si sente pronto.

    Ma, come in ogni melodramma che si rispetti, il destino è in agguato. Nei panni di Salvo (Kaspar Capparoni), personaggio borderline, classico angelo caduto: era un violinista promettente, poi è finito tra la strada e la droga. Dalla finestra della sua casa fatiscente, al termine di una crisi di astinenza, vede Manfredi al balcone della sua lussuosa abitazione. Nudo, opulento, soddisfatto. Uno scatto d'invidia - sociale, esistenziale - e poi un colpo di pistola: il giovane, colto nel sonno, muore sul colpo.

    Per Agata, è un'improvvisa discesa agli inferi. La donna tenta di resistere alla tragedia, nega - in modi anche grotteschi - la morte del marito. E, intanto, cova dentro di sé la vendetta. Anche perché il poliziotto incaricato delle indagini (Toni Bertorelli) finisce per ammettere che, tra lentezza della giustizia e sconti di pena, è probabile che l'assassino, anche se condannato, non sconti più di otto anni. Da qui l'idea di risolvere la cosa da sé, con un classico occhio per occhio: cercherà l'assassino, lo sedurrà, lo farà prigioniero. Prima del triste finale.

    Un'opera carica, in molti momenti eccessivamente didascalica: ad esempio, in un negozio di armi appare la scritta a caratteri cubitali "specialità ricarica cartucce", per far capire il motivo che ha portato la Golino lì. E che, alla proiezione per la stampa di oggi, suscita perplessità - in alcuni momenti perfino ilarità - in alcuni cronisti. Anche se più tardi, in conferenza stampa - assente la Golino, impegnata al fianco di Nanni Moretti sul set di Caos Calmo - Zanussi difende le ragioni, morali e artistiche, del suo lavoro.

    E così lui - il regista amato da papa Giovanni Paolo II, che lo volle consulente della Commissione della cultura vaticana e alla cui vita dedicò un film nel 1981 - spiega che, al centro di Sole Nero, c'è "il rapporto tra giustizia, vendetta e metafisica. Perché, senza una visione superiore, la giustizia diventa solo un apparato dello Stato". Un problema, questo, che il film affronta in un'ottica intimista, attraverso il dramma di una donna innamorata; ma che, per l'autore, è questione ben più ampia: "Nel mio Paese - racconta, riferendosi probabilmente agli scandali su alti prelati che erano spie comuniste - c'è grande sensibilità, sul tema della giustizia; anche perché, lì, sul passato, giustizia non c'è stata. E nemmeno richieste di perdono".

    Quanto a uno dei momenti più forti della pellicola - la lunga scena iniziale, in cui la Golino e Balducci appaiono senza vestiti - Zanussi la spiega così: "Per me Agata e Manfredi sono angeli bellissimi, innamoratissimi e... nudi. Gli angeli, del resto, non hanno sesso, e sicuramente non seguono l'ultima moda nel vestirsi. Valeria e Lorenzo hanno saputo di dover recitare nudi solo il primo giorno di riprese, quando ho spiegato loro il mio personale concetto di innocenza". E Balducci, seduto accanto a lui, conferma: "E' stato molto difficile affrontare questa cosa", ammette.

    Certo, su grande schermo, questa idea di innocenza senza vestiti può anche avere una sua efficacia: anche perché, come sottolineato dal regista, i due protagonisti sono sicuramente belli. Sebbene alcuni primi piani della Golino, con le imperfezioni della pelle in perfetta evidenza, risultino inultimente impietosi, verso un'attrice affascinante come lei. Che presto rivedremo sullo schermo, oltre che in Caos calmo di Antonello Grimaldi, anche in Lascia perdere Johnny. Diretta dal suo ex fidanzato, Fabrizio Bentivoglio.