Quarto e ultimo capitolo della serie; questa volta il protagonista Chris è interpretato da Lee Van Cleef (molto bravo a dire il vero) e la formula risulta leggermente variata: i grandi pistoleri che vengono reclutati questa volta sono presi dalle galere in stile sporca dozzina e danno più grane che nei precedenti capitoli. Ottimo ritmo, dialoghi un po' banali per un prodotto western di onesta fattura. Godibile.
Uno sceriffo ingaggia un gruppo di detenuti per difendere un villaggio dalle angherie dei banditi. Questo l'incipit dell'ultimo film della serie dei magnifici sette, il cui leader è in questo caso Lee Van Cleef. La chiusura della saga non è delle migliori. Il film è un western piuttosto banale e risaputo, con una trama prevedibile, una prova del cast non eccelsa e una regia piatta.
Che tristezza: Chris, il mitico pistolero solitario portato al successo da Yul Brinner e George Kennedy, diventa qui uno sceriffo e non basta il volto leoniano di Lee Van Cleef a dargli un nuovo scopo, né un'infatuazione per la futura signora Hart, Stefanie Powers. La saga dei Magnifici sette sterza nella banalità e nel già visto, persino il cattivo non si vede molto. Forse sarebbe stato meglio chiudere baracca e burattini col film con George Kennedy. Solo per affazionati e nostalgici dei veccbi western del sabato pomeriggio. Bocciato.
Rampolla occidentale di Kurosawa, la celebre saga si conclude con un capitolo apocrifo incrociato con Quella sporca dozzina, che vacilla per un plot farraginoso e derivativo e personaggi dai contorni troppo labili per imporsi: il Chris di Van Cleef, inizialmente memore del machiavellismo di un Frank Talby e delle glorie di un Wyatt Earp, si perde strada facendo insieme ai suoi sei ex galeotti in cerca di riscatto. Fiacche l’azione e le sparatorie e fotografia sin troppo in ghingheri; la colonna sonora è sempre l’epico tema di Bernstein.
MEMORABILE: Van Cleef si vendica dei due banditi che gli hanno stuprato e ucciso la moglie: «Lui per quello che ha fatto, tu per quello che NON hai fatto!».
La trama del film è scontata e si sa gia come andrà a finire. Il cast non è eccelso come nel primo film con Yul Brynner. Non bastano la presenza di un ottimo Lee Van Cleef, una bella donna come Stefanie Powers e la colonna sonora di Bernstein per raddrizzarlo; questo sequel è banale e nato solo per fare cassa sfruttando il successo ottenuto dal primo film che, invece, resta un cult del genere.
Capisco che il Chris alla testa dei sei più o meno magnifici debba essere granitico e non debba far trapelare nessun sentimento che possa renderlo uguale a qualsiasi altro essere umano, ma qui mi sembra si esageri. Già si fa convincere a lasciare libero lo scavezzacollo (debolezza non in sintonia con il personaggio) e quando scopre cosa hanno fatto all'amata moglie incinta non fa una piega. Grossolano espediente della sceneggiatura per portare il film a ciò che conta, la battaglia finale con tanto di preparativi già visti nel capostipite.
MEMORABILE: La bella colonna sonora originale, che mal si adatta a questo prodotto.
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