Vortice - Film (1953)

Il melodramma matarazziano, capace di raggiungere esiti brillanti in Catene, qui è declinato nella sua forma più stereotipata: nonostante gli argomenti trattati - si inizia con un tentato suicidio, si prosegue con un grave incidente automobilistico, un omicidio preterintenzionale, false accuse e nuovamente con un tentato suicidio - al posto del nobile pathos regna sovrano lo sfibrante patetismo. Il mestiere del regista e la classe degli attori di prima linea - l'addolorata Pampanini, il crudele Santuccio, il composto Girotti - salvano la baracca.

Matarazzata coi controfiocchi, dove non manca nulla: amori negletti, donne perdute, bambini sofferenti, suore trepidanti e torbidi delitti. Film lacrimoso, ma anche movimentato, con intrighi sotterranei, colpi di scena (si fa per dire) e segreti inconfessabili, imperniato sulla povera ragazza che deve sposare un uomo che non ama e che poi dovrà accudire dopo un incidente. Insomma, lo stereotipo da fotoromanzo fatto sistema. Con dignitose interpretazioni, funzionali all’atmosfera d’appendice.

Per salvare il padre dalla galera, è costretta a sposare un uomo che non ama, Ma la vita ha in serbo per lei altre disgrazie... Un concentrato di matarazzità che stordisce in questo melodrammone in bilico fra l'eccesso sublime e il trash da fotoromanzo: la bilancio infine tracima verso quest'ultimo, a causa di una bimba malata che invoca la mamma con tale insistenza da far stroppiare il troppo. Nel cast, i nefanti Santuccio e Fabrizi fanno da efficace contraltare alla coppia Pampanini/Girotti, emula di quella più fortunata Sanson-Nazzari.