Tulpan - La ragazza che non c'era - Film (2006)

La vita dei pastori nomadi nella steppa kazaka è grama, ma il giovane protagonista la preferisce alla città, dove invece vuole andare l'unica ragazza della regione, che si rifiuta di sposarlo. La descrizione della condizione dei pastori è forte e quasi documentaristica (il parto della pecora ha momenti crudi), e qua e là spuntano motivi poetici o umoristici. Ma al film manca qualcosa, forse un nerbo più solido o forse un senso poetico più alto. Qui rischia di non superare il guado dell'etnologia o della curiosità per la cornice insolita.

Per recuperare l'immagine sciupata da Borat, il Kazakhistan ci manda ora questo piccolo mattone che sta agli antipodi, girato in modo documentaristico e volutamente scarno. I temi sono classici di certa filmografia (il vecchio e il nuovo, i legami familiari), si sorride (i bambini, la diatriba sulle orecchie di Asa, lui che minaccia di andarsene guardando il deserto) e si apprezzano certi valori per noi ormai remoti (es. la lotta per la vita dell'agnellino) ma in generale avrei preferito qualcosa di più costruito. Doppiaggio poco efficace.

Un giovane marinaio kazako torna a casa per fare il pastore, ma per avere un gregge gli serve una moglie che non si trova. Poi incontra Tulpan, che non si vede mai e non ne vuole sapere. Lei ha in mente di studiare in città, lui sogna la steppe e una fattoria. Lui è deciso ad averla, ma Tulip parte. Come contorno sabbia, trombe d’aria e pecore che si ammalano. A questo punto si comincia a pensare che anche nel cinema etnico abbiamo visto quasi tutto. Però se questo tutto è sempre sabbia, deserti e solitudine, alla fine cosa abbiamo visto veramente?

Ai limiti del documentario e interamente girato nella steppa kazaka, la storia di un ragazzo (Asa) rifiutato in matrimonio da Tulpan perché colpevole di avere le orecchie a sventola, è costretto a seguire la vita da pastore assieme alla sorella e suo marito. Il quotidiano rapporto con la natura (imprevedibile, sofferto, commovente) scandito con sguardo lucido mescolando antropologia etnica e licenza poetica, alternando squarci di vita famigliare sottolineandone i risvolti sentimentali, le difficoltà del futuro in un paese in via di politicizzazione.