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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/04/09 DAL BENEMERITO REBIS
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Rebis 1/06/09 20:25 - 2337 commenti

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Un bambino si suicida portando con sé il segreto del suo dolore (di vivere?) e dischiudendo alla madre l'abisso della coscienza. La disfatta delle pulsioni egoiche - al di là dell'ipocrisia del conflitto di classe, oltre il ricatto della carità cristiana - come valore inaccettabile per la ragione e la società civile. L'umanesimo e l'autentica umiltà secondo Rossellini in una schietta parabola esistenziale che oggi può apparire utopica ma che all'epoca dovette suscitare vero scandalo. Vibrante la Bergman, inseguita dal marito con incessante ardore. Cammeo per la scoppiettante Masina. Fervido.
MEMORABILE: "L'amore che ho per gli altri nasce solo dall'odio che provo per me stessa" - "Solo chi è legato a niente è legato a tutti gli individui".

Sabryna 11/05/10 15:44 - 225 commenti

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Spettacolare pellicola firmata Rossellini. Secondo atto della "Trilogia della Solitudine" (insieme a Stromboli, terra di Dio e Viaggio in Italia), Europa '51 è tutto incentrato sulla figura della donna. Una donna egoista che vive un dramma familiare tale da cambiarla completamente. Il figlio Michel, col suo male di vivere, riporta ad un altro bambino rosselliniano, l'Edmund di Germania Anno Zero. Michel è l'agnello sacrificale tramite cui Irene diventa una donna nuova e migliore (ma solo per se stessa). Ingrid Bergman superba.

Pigro 2/03/11 14:39 - 9665 commenti

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Più del suicidio del figlio (Germania 0 o Europa 51, così finiscono i bambini per l'indifferenza degli adulti) è la scoperta del sottoproletariato a sconvolgere la ricca protagonista (un'intensa Bergman), spingendola non tanto verso la coscienza sociale pur suggerita dall'amico comunista, ma verso la santità francescana, perché tutto è questione d'amore, amore da dare, senza confini. Forse un po' rigido nell'impianto a tesi, il film ha dalla sua la passione intima di una morale da trasmettere e alcune sequenze notevoli tra borgate e fabbriche.

Homesick 24/05/11 17:39 - 5737 commenti

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Il superamento del dolore privato attraverso la scoperta del mondo degli umili e degli emarginati da parte dello zelo samaritano della Bergman porta a galla una società falsa e ancorata al pregiudizio. Più che per i suoi contenuti - tutt’altro che rivelatori: anche il suicidio del bambino si era già visto in Germania anno zero - l’opera di Rossellini appare considerevole sul piano strettamente tecnico, specie per quanto concerne lo studio dell’inquadratura (la ripresa dal basso della tromba delle scale, l’occhio neorealista che scruta la Masina e la sua prole) e l’austera fotografia.
MEMORABILE: La Bergman chiede ad uno dei figli della Masina che cosa vorrebbe fare da grande e lui risponde: «Il delinquente».

Cotola 15/08/11 23:34 - 9043 commenti

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Pur con i limiti di una sceneggiatura un po’ troppo progammatica, resta un bellissimo film ed uno splendido ritratto di donna che raggiunge diversi momenti ad alta intensità emotiva. Il percorso di formazione della protagonista è intrigante, lucido e dolente allo stesso tempo. Alla fine di esso non può che esserci la condanna al baratro della follia da parte di una società moralista, perbenista e miope nei confronti dei bisogni dei suoi figli meno fortunati. Finale dunque amarissimo ma giustificato. Gigantesca la prova della Bergman.

Enzus79 7/10/11 15:38 - 2895 commenti

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Buon film questo di Roberto Rossellini, dove la prima parte è nettamente la migliore mentre la seconda è un po' troppo melodrammatica. La protagonista è interpretata da una bravissima Ingrid Bergman. Simpatica e non solo la Masina. Consigliabile.

Hearty76 5/06/12 13:14 - 258 commenti

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Film parte della "Trilogia della solitudine", con una statuaria Bergman e una deliziosa Masina. Profondo e commovente, sebbene impietoso nel suo secco incedere. Inscena il dramma della distanza tra la classe agiata ed il ceto medio-basso nel dopoguerra, filtrata dalla concezione del riscatto cristiano attraverso il quale qualsiasi infelicità trova senso o compensazione. Belle le inquadrature con forti contrasti tra luce ed ombra, che marcano ulteriormente il pregiato mix di metafore e dualismi.

Lucius 21/10/12 15:19 - 3015 commenti

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Dal periodo d'oro di Rossellini un magnifico affresco di una coppia in crisi ai tempi del dopoguerra. Precursore di Cuore sacro, affronta la presa di coscienza di una solitudine interiore che divora l'anima, accavallata alla scoperta del bene altrui come metodo di salvezza interiore. I ceti sociali si amalgano e una vita ripercorre due esistenze, alla ricerca di se stessa. Grande prova attoriale della Bergman per una pietra miliare del cinema italiano.

Nancy 17/05/13 14:31 - 774 commenti

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Una madre scopre la carità dopo il suicidio del figlio, bambino. Certo, una grande apoteosi dell'elaborazione del lutto fatta di destrutturazione di patina borghese, ma la Bergman convinceva di più nel precedente Stromboli; sarà per via della sceneggiatura, un po' limitata e ripetitiva in alcuni passaggi, o dell'ovvietà di alcune situazioni non risolte in modo brillante (l'ultima parte in ospedale, per esempio). Rossellini non lascia molto da dire alla sua mdp perché crede troppo, forse, nella sua storia, ma ne esce penalizzata, un po' sterile.

Belfagor 10/01/14 21:31 - 2690 commenti

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Sconvolta dal suicidio del figlio, la madre apre gli occhi davanti all'abisso della società borghese del dopoguerra. Rossellini ripropone temi già affrontati in Germania anno zero puntando soprattutto sulle scenografie asettiche evidenziate da un freddo b/n e sulla magistrale interpretazione della Bergman. Meglio la prima parte, incentrata sull'inesorabile caduta del castello di carte sociale e famigliare, che la seconda, in cui la promettente critica si ripiega sul cristianesimo come ultimo riscatto.
MEMORABILE: "Andrea è un uomo di sinistra" "Socialista?" "Peggio ancora".

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Deepred89 30/01/15 10:47 - 3706 commenti

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Della trilogia rosselliniana con la Bergman il capitolo più cupo e spiazzante, quello con meno cadute nel risibile e sicuramente il migliore. Certo, la prima parte tra borghesia annoiata e lacrima movie è tutta da godere per il cinefilo cinico e tra uno strazio e l'altro il sorriso scappa, ma poi il film approda verso territori inaspettati finendo per entusiasmare nella sua incontrollata esagerazione, lambendo anche confini che Rondi (sceneggiatore) oltrepasserà da regista, dentro e fuori. Notevole e senza paura di sporcarsi, dunque da premiare.
MEMORABILE: Per i lacrima-fan: la prima mezz'ora; Per i Rondi-fan: l'ultima; Per i Flashdance-fan: i vari "Irene cara" rivolti dal giornalista alla Bergman.

Almicione 11/07/15 21:42 - 764 commenti

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All'introspezione psicologica e all'analisi sociale di una popolazione distrutta moralmente e fisicamente dalla seconda guerra mondiale – elementi tipici del neoralismo e del cinema di Rossellini – qui si associa una dura critica alla borghesia italiana del dopoguerra, così frivola, così perbenista, così insensibile alla misera condizione dei suoi concittadini proletari con cui condividono le strade. La drammaticità, a tratti eccessiva, risulta difficilmente suggestiva per un pubblico odierno, ma ci si riesce comunque a godere la pellicola.

Rufus68 17/06/17 17:50 - 3842 commenti

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L'occasione che scatena la "conversione" della Bergman è tipicamente melodrammatica; il vissuto della convertita, fra popolane, prostitute e operaie, risente, invece, di un certo schematismo ideologico. Tali pecche (o nodi precisi di sceneggiatura?) non fanno che far risaltare l'ultima parte, bellissima, in cui la "santa pazza", toccata dalla Grazia, rigetta con odio ciò che è stata per abbracciare una sofferta visione del mondo da martire protocristiana. Non sorprende che sia stato detestato sia a sinistra che a destra. Protagonista perfetta.

Faggi 17/05/18 18:41 - 1549 commenti

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Ingrid Bergman, protagonista assoluta, si muove tormentata e perfetta in questo oggetto rosselliniano ideologico, utopico, scomodo per l'epoca d'uscita, che si addentra in territori insidiosi, esplorandoli e mappandoli utilizzando lo stile realista come un preciso sestante. Con un ossimoro definirei velluto ruvido il film: vellutata e morbida è la tecnica; ruvida la narrazione. Le intenzioni (programmatiche) si fanno chiare nell'ultima parte, dove il Maestro e la sua musa chiudono il cerchio con forza poetica che impressiona.

Zampanò 21/06/20 13:35 - 381 commenti

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Rossellini mistico sì, ma sommamente politico. La storia della dama borghese votata al martirio per i poveri e bollata come pazza ripassa la lezione dell'impossibilità del bene. E' anche un diktat feudale: pericolo pubblico chi tenta di cambiare la propria classe. Con un grado di sensibilità superiore ad altri lavori il maestro illumina la neofrancescana Bergman (notevolissima prova, superiore a Stromboli) verso una religiosità naturale, sublimante sia cristianesimo che comunismo (motivo d'urto con entrambi gli schieramenti). Film assoluto, col tempo non smarrisce il senso.
MEMORABILE: I primi piani delle donne del manicomio; Il discorso della "pazza" al giudice e allo psicologo.

Siska80 22/02/21 09:44 - 3790 commenti

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"Italia 51", si direbbe: se al posto di Knox avessimo avuto  Amedeo Nazzari, il classico drammone nostrano sarebbe stato riconoscibile fin da subito. Comprensibile il desiderio di espiazione di una donna devastata dalla morte del figlio  (come, in parte, la conclusiva presa di posizione del marito), meno certe scelte della sceneggiatura (la ricca protagonista che si mette a fare addirittura l'operaia pur di aiutare una famiglia in difficoltà). Perché non affrontare in maniera diretta il tema del disagio economico del popolo, invece di ricorrere a un escamotage tanto patetico?
MEMORABILE: Il gesto estremo del bambino; Irene assiste una prostituta; Il finale crudele.

Paulaster 13/02/22 12:37 - 4417 commenti

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Figlio si suicida per le mancate attenzioni. Il film parte come un lacrima movie per concentrarsi poi invece sulla sublimazione del dolore della madre. Ruolo intenso per la Bergman che passa da anaffettiva a santa senza apparire melodrammatica. Rossellini le si mette al servizio e utilizza primi piani magistrali. Meno convincenti appaiono i discorsi di lotta sociale (siamo in piena ricostruzione postguerra). Notevole l'epilogo che mostra l'abbandono degli affetti parentali con lo strazio del popolo, perdente ma solidale. Anche la Chiesa riesce a fare la sua brutta figura.
MEMORABILE: Il figlio non ascoltato a casa; Il rumore in fabbrica; Le degenti in ospedale; La Masina alle prese coi figli.

Myvincent 3/03/22 17:59 - 3741 commenti

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Rossellini ancora una volta affida al volto di Ingrid Bergman quel grido di solitudine e di disperazione che porterà il personaggio a staccarsi dalle consuetudini borghesi, a cui non vuole più appartenere a causa della perdita del figlio. Il racconto si sviluppa didascalico e sfiora accenti neorealistici indagando sulla periferia romana, al solito povera e degradata. Sulle spalle della protagonista tutta la responsabilità del progetto, quando sui suoi lineamenti si dipinge tutta la sua impossibilità al bene poiché espresso al di fuori dei canoni "consentiti".
MEMORABILE: La "sordità" del prete che s'impaurisce di fronte ad una fede altrui, più grande di lui.
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  • Homevideo Gestarsh99 • 25/11/11 00:44
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Disponibile in edizione restaurata e rimasterizzata (2 dvd) dal 06/12/2011 per Cristaldi Film/Cecchi Gori HV:



    DATI TECNICI

    * Formato video 1,33:1
    * Formato audio 2.0 Mono Dolby Digital: Italiano
    * Sottotitoli Italiano per non udenti
    * Extra Elena Dagrada descrive la genesi delle versioni di Europa '51 e commenta scene diversamente doppiate e varianti tratte dalla versione inglese
    Prima del restauro
    Contestualizzazione storico-critica di Adriano Aprà
    Documentario sul regista di Carlo Lizzani
    Sguardi dal cinema di oggi
    Schede filmografiche