Coleman Sirk illustre professore di un college americano viene ingiustamente accusato di razzismo; mentre la sua carriera viene compromessa, conosce una donna più giovane della quale si innamora. Tratto da un romanzo dell'autore americano Philip Roth, La macchia umana è un film che si occupa di intolleranza e dei pregiudizi della società ma anche di amore e riscatto sociale in una sceneggiatura efficace ben valorizzata dalla buona regia e dall'interpretazione del cast, specie di Hopkins misurato protagonista.
E' impossibile trasporre sullo schermo la densità della scrittura rothiana (di quasi tutte le sue opere). Nessuna meraviglia quindi che gli sceneggiatori abbiano per
forza di cose impoverito e semplificato la ricchezza del libro, senza tuttavia svilirlo completamente anche se, ovviamente, molte cose si perdono (ancor di più
nella versione italiana). Qualche dubbio anche sugli attori: non certo sulle loro capacità ma ci si chiede se siano o meno adatti al ruolo. In ogni caso non un film malvagio, dopotutto.
L'esistenza di un illustre professore di letteratura, di religione ebraica, contrassegnata da un doloroso quanto opprimente segreto, che viene criticato dal college ove insegna perché ingiustamente accusato di razzismo. Narrazione tra flashback che punta alla critica del perbenismo americano e all'alchimia passionale che può sorgere tra un attempato professore ed una scapestrata giovane pulitrice.
Non ho letto il libro ma da quel che conosco di Roth credo che il film abbia messo da parte molte cose, forse troppe. Però ci sono buoni momenti di regia, alla Benton, e una bella recitazione (non della Kidman, manierata). Ma è credibile Hopkins come nero bianco? E il postfinale con Sinise che parla del libro nel libro, almeno nel film, non convince. Meglio quando Hopkins si lascia andare ai suoi entusiasmi amoroso-musicali, dove è quell'attore che in effetti è. La madre è interpretata da Abbe Lane, la stupenda cantante di Xavier Cugat.
Tratto dal romanzo di Philip Roth, non ha particolari macchie se non il poco spessore della parte conclusiva che, insieme alla lentezza, smorza i buoni momenti e l'apprensione di una trama interessante da seguire, con tratti di misteriosa ambiguità. La Kidman è a suo agio nello sprigionare un certo fascino selvaggio, e insieme a Jacinda Barrett (non indicata nel cast) forma un duo di muse che ispirano passione. Hopkins recita col solito magnetismo.
Anziano ex preside vedovo ha una relazione con una donna molto più giovane, con un passato tragico alle spalle ed un ex marito psicolabile ancora alle costole. Ma anche il protagonista ha un grosso scheletro nell'armadio... Intrecciata da flashback, una trasposizione che cerca di rispettare i temi del romanzo (identità, pregiudizi), interpretata da un cast di prestigio, anche se non tutti risultano convincenti nei rispettivi ruoli, in particolare l'algida Kidman mungitrice di mucche/pulitrice di cessi. Il risultato, pur dignitoso, non evita però del tutto l'ammosciante effetto Reader's Digest.
Tutto sembra creato per rappresentare un'America dove l'ipocrisia, sostenuta da un linguaggio politicamente corretto, regna sovrana. Il razzismo, la menzogna, il sesso, il Vietnam (che non può mai mancare)... il tutto con escursioni in differenti strati sociali (c'è persino il Viagra). Non c'è un solo vincente in tutta la vicenda (forse i vincenti non esistono nemmeno), solo perdenti; perdenti che si atteggiano a saggi che hanno qualcosa da insegnare a tutti. Il film, forse a differenza del romanzo, sembra non vada a parare da nessuna parte.
Un ottimo esempio di film diretto in modo scolastico dove la vicenda avrebbe anche qualche spunto da sfruttare; la Kidman e Hopkins regalano qualche sprazzo di classe ma nel complesso non si riesce a impressionare più di tanto; perché diversi snodi legati ai personaggi non sono proprio credibili (tipo Hopkins vs Harris fuori di testa) e la regia, come detto, non dimostra sufficiente personalità specie nella seconda parte; confezione comunque inattaccabile.
Robert Benton HA DIRETTO ANCHE...
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@ Daniela: "l'ammosciante effetto Reader's Digest." ahah mi è proprio garbato.
DiscussioneDaniela • 9/05/15 09:53 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Capannelle ebbe a dire: @ Daniela: "l'ammosciante effetto Reader's Digest." ahah mi è proprio garbato.
Notazione autobiografica: il mi'babbo tanti anni fa era abbonato, io la rivista non la sfogliavo neppure però i primissimi "romanzi" che ho letto in vita mia sono stati proprio i suntini della RD: erano facili da leggere, brevi, con gli avvenimenti descritti in modo comprensibile anche per una bambina.
Ed anche quando si trattava di intrighi spionistici o criminali, costituivano una lettura tranquillizzante rispetto a quanto la nonna protestante, che a quell'epoca viveva con noi, la sera mi leggeva dopo aver aperto la sua grossa bibbia con la copertina nera e senza figure: storie di stragi, fraticidi, babbi che ricevono ordine di ammazzare i figli, ire terribili, punizioni tremende come le piaghe d'Egitto. Insomma, racconti horror ;o)
DiscussioneZender • 9/05/15 13:43 Capo scrivano - 1 interventi
Bel ricordo, Daniela! Non sapevo mnulla dei suntini del Reader's Digest! In effetti l'ho sempre sentito citare ma non ho mai saputo bene cosa fosse.
DiscussioneDaniela • 9/05/15 19:35 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Zender ebbe a dire: Bel ricordo, Daniela! Non sapevo mnulla dei suntini del Reader's Digest! In effetti l'ho sempre sentito citare ma non ho mai saputo bene cosa fosse.
I "libri condensati" di Selezione dal Reader's Digest, dalla cadenza mensile, riducevano in qualche decina di pagine anche romanzi alti una spanna. Ovviamente questo significava limitarsi ai fatti salienti, riducendo drasticamente il peso di dialoghi e descrizioni. Inoltre lo stile, a quanto ricordo, era molto semplice, espositivo. Insomma, erano l'equivalente di omogeneizzati letterari: concentrati, quasi insapori, indistinguibili l'uno dall'altro quanto a stile di "preparazione".
Di questo naturalmente mi sono accorta solo quando sono passata a leggere i romanzi veri. Ne ho conservato un ricordo gradito: leggerli mi faceva sentire allora già "grande":o)
Però, quando un film mi fa ricordare i suntini DR, non è una cosa che depone a suo favore...
DiscussionePanza • 9/05/15 19:43 Contratto a progetto - 5198 interventi
Ai mercatini delle pulci ce ne sono sempre un quintale con la costa della rilegatura con tutti i 5 o 6 titoli del volume tutti in colonna.
DiscussioneZender • 10/05/15 07:34 Capo scrivano - 1 interventi
Ma quindi venivano venduti singolarmente i suntini? Cioè, io invece di prendermi che so, Il Silenzio degli innocenti di Harris, mi compravo il riassunto??? E mi vendevano da solo il riassunto? O erano parte di una rivista più completa che ne riuniva un po'?
DiscussioneDaniela • 11/05/15 00:22 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Zender ebbe a dire: Ma quindi venivano venduti singolarmente i suntini? Cioè, io invece di prendermi che so, Il Silenzio degli innocenti di Harris, mi compravo il riassunto??? E mi vendevano da solo il riassunto? O erano parte di una rivista più completa che ne riuniva un po'?
Si trattava di volumi che raccoglievano ciascuno più riassunti di romanzi - in genere si trattava di opere contemporanee, senza rapporto l'una con l'altra.
Ogni tanto erano pubblicati anche volumi tematici, per lo più a carattere divulgativo, che raccoglievano invece articoli o racconti già apparsi sulla rivista.
Si trovano ancora facilmente, non solo nelle bancarelle dei mercatini ma anche su ebay.
DiscussioneZender • 11/05/15 07:32 Capo scrivano - 1 interventi