Ispirato alla vita di Edie Sedgwick, sorta di "musa" e stretta collaboratrice/amica di Andy Warhol e della sua "Factory" per una manciata di anni a cavallo tra i '60/'70. Ottimi la Miller e Pearce, ma il film più che una biografia è un'interpretazione del regista: infatti non rappresenta esattamente come andarono le cose, per chi conosce il personaggio reale (basti pensare alla relazione con Bob Dylan). Compaiono pure i Velvet Underground ma non suonano alcun brano proprio (sic). Formalmente bello, ma storicamente inaccurato. Occasione mancata.
Il ritratto che il regista fa di Andy Warhol è implacabile e si avvicina di molto alla realtà. Ma la vera storia che racconta è quella della ragazza ricca annoiata (Edie Sedgwick) che vede nel regista-artista qualcosa che probabilmente non c'era e che la porterà alla distruzione della sua persona (sia fisica sia morale). L'aspetto più interessante che ho trovato di questa pellicola è stato l'uso sapiente delle immagini sgranate. Il resto invece non lascia il segno.
Parabola discendente e autodistruttiva di Edie Sedgwick, giovane musa “maledetta” alla corte di Andy Warhol in un biopic laccatissimo e manierato che sorvola sul reboante contesto artistico-culturale del tempo e nulla concede all’approfondimento psicologico, limitandosi ad accennare all’infanzia abusata e a compiacersi con festini di sesso e speed. Tra entusiasmi, lacrime, nudi, marcati maquillage e cambi di look, La Miller aggredisce fieramente il suo personaggio e se ne impossessa, ma Pearce si degrada in una caricatura di artista gay dozzinale e anonima. Vuoto.
Decisamente migliore di Ho sparato a Andy Warhol, che rappresentava la factory in maniera denigratoria, dimenticando di citare perfino i grandi nomi che ne hanno avuto a che fare. Trattasi di una pellicola dal taglio convenzionale, ma che riesce a focalizzare bene il mondo e l'estetica di Warhol, artista e uomo, concentrandosi maggiormente sull'entourage dell'artista, vissuto dall'ottica di Edie Sedgwick, sua musa. Troppo poco lo spazio dedicato alla grande mela per un film conoscitivo, ma non didattico e didascalico nel suo insieme.
Racconto di una delle vittime più illustri della Factory di Warhol, in realtà non cerca lo scandalo negli eccessi e nelle perversioni di quello stranissimo entourage di artisti-esibizionisti, ma bensì inquadra al meglio il personaggio di Edie Sedgwick portando sullo schermo il suo drammatico passaggio di vita tra le mani di Warhol. Hickenlooper, difatti, fa una scelta precisa e sembra puntare il dito sull'incoscienza artistica di Warhol che crea una factory (fabbrica) a tutti gli effetti, con oggetti-artisti pronti al consumo uso e getta.
Che spreco. Avere per le mani due biografie pazzesche come quelle di Andy Warhol e Edie Sedgwick e riuscire a raccontarne nulla, se non la caricaturizzazione. Ho letto tutto il possibile su entrambi, essendo appassionata di pop art e di Warhol in particolare, per cui sono rimasta davvero delusa dalla soporifera interpretazione di Guy Pearce (non ci azzecca nulla) e dalla sciocchina, banale Miller. Un film che riesce a ridurre una colonna portante dell'arte a festini improvvisati e a sbronze adolescenziali. Sarebbe stato meglio astenersi del tutto.
Tributo alla Sedgwick, musa di Warhol e diventata per breve tempo un'autentica icona. Narrazione come in una fiction dove ogni tanto si cerca di dare un tocco d'arte, ma gli split screen lasciano il tempo che trovano e gli sguardi strafatti han poco appeal. Forse utile per far vedere gli ambienti artistici newyorchesi e le opere di pop art più conosciute. La Miller fa qualche mossetta e il resto del cast è al limite della macchietta (Dylan non viene citato causa azioni legali).
MEMORABILE: I balli in calzamaglia; Le iniezioni di speed.
Più che un biopic è una favola; una favola dark sul volatilizzarsi dell’amor sui, è breve, approssimativa e non annoia. Eppure, dietro l’accurata riproduzione scenica e scenografica, si apprezza il genuino, insinuante allure dei movimenti della Miller, e soprattutto quello sguardo dolorosamente perso che, sul finale in auto, un po’ lacera dentro. Malinconico.
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Il personaggio interpretato da Hayden Christensen e chiamato "Billy", dovrebbe in realtà essere Bob Dylan, ma il musicista minacciò di denunciare per diffamazione la produzione se non avessero cambiato il nome; infatti Dylan accusava gli sceneggiatori di farlo apparire nel film come causa scatenante del suicidio della Sedgwick. In realtà il personaggio di Billy pare essere un incrocio tra Dylan e Bob Neuwirth. Quest'ultimo era il braccio destro di Dylan, e Edie pare abbia avuto una relazione con entrambi; nonostante Edie avesse avuto un'infatuazione momentanea per Dylan, in realtà ha avuto una relazione più intensa con Neuwirth.