Le due verità - Film (1999)

Fa sempre piacere vedere uno che torna dal passato per vendicarsi, ricco e spietato come il conte di Montecristo. La vendetta è un demone che possiede, trasforma in altro da sé, crea un ribaltamento di ruoli che, drammaticamente, è molto efficace. Ma mica sempre: ad esempio non in questo film, incredibilmente firmato dall'ottimo Schrader, che soffre di quasi totale assenza di ritmo e di pathos, regia piattissima e recitazione inadeguata (soprattutto Fiennes...). Due pallini, giusto per il finale non così scontato...

Cameriere di un hotel di lusso ha una relazione con la moglie di un cliente. Quando questi lo scopre, ne ordina l'uccisione ma il protagonista sopravvive, sia pure malconcio, e 14 anni dopo, diventato ricco e spietato, torna per vendicarsi. Come regista e/o sceneggiatore, Schrader ha una filmografia a montagne russe, alternando vette di eccellenza a ciofeche in cui è arduo rinvenire tracce del suo talento, come in questo film banale nel plot, punteggiato da sciocchezze (il mancato riconoscimento), recitato in modo loffio (Fiennes), gaglioffo (Liotta) e stordito (Mol). Meglio evitare.

Può uno dei più nominati ed apprezzati sceneggiatori di Hollywood (Toro scatenato e Taxi driver su tutti) scrivere e dirigere una sorta di soap opera che più brutta non si può? Sì. Film che non convince sotto ogni punto di vista: ci si annoia e l'interesse scema ad ogni minuto che passa. Finale scontato. Ray Liotta l'unico che supera la mediocrità. Musiche di Badalamenti da dimenticare.

Durante l'inizio da neo-noir si prospettano colpi di scena e tradimenti a catena; invece Schrader orienta la storia su un percorso da melodramma di scarso o nullo interesse, fra interpretazioni insignificanti e pochissimi momenti degni di nota (il make-up di Fiennes, il fisico della Mol, l'assassinio nel lettino abbronzante). Persino quando si dovrebbe entrare nel vivo, fra vendette e rivelazioni, il ritmo tende ad afflosciarsi. Come se non bastasse, lo sfondo della Miami anni '80 non viene valorizzato a dovere. Peccato: uno dei lavori più dimenticabili e deludenti del bravo autore.

Così così. Si tratta in fin dei conti di una rilettura del conte di Montecristo, con l'amore al centro della vicenda al posto del potere. A tratti si fa seguire (soprattutto nella seconda metà) ma Schrader indulge in uno stile patinato che ammazza il ritmo e la sceneggiatura conta varie ingenuità che fanno cascare le braccia. Fiennes e la Mol sono una coppia mal assortita, molto meglio Liotta. Musiche non male.