Le tigri di Mompracem - Film (1970)

Anche se non sono destinati a eguagliare l'imperitura memoria lasciata da Kabir Bedi e Carole Andrè, protagonisti del tele Sandokan di Sollima, Ivan Rassimov e Claudia Gravy non se la cavano poi così male e questo lontano film, pensato per ancor più lontane e dimenticate platee domenicali di terza visione, suscita oggi una tenera benevolenza. I mezzi sono quelli che sono, ma di fronte al fiero e innamorato principe in lotta contro gli oppressori si prova ancora qualche infantile emozione.

Anche se la versione di Sollima, interpretata da Kabir Bedi è entrata indelebilmente nella memoria del pubblico italiano, bisogna ammettere che questa versione delle avventure della Tigre della Malesia non è così malvagia. Certamente una versione penalizzata da una certa carenza di mezzi, ma tutto sommato un onesto e godibile film di avventura che si segue piacevolmente con un sentimento di fondo di dolce malinconia.

Poverissimo salgariano, ambientato in una Malesia che sa terribilmente di Spagna. Lepidezze involontarie a bizzeffe, da caratteristi iberici che fanno gli asiatici a gente che spara con la pistola verso nemici lontani un chilometro, da spezzoni di altra provenienza rimpolpati per fare metraggio a imbarcazioni non proprio congrue con il 1859. Personaggi monodimensionali (con eccezioni prevedibili). La recitazione va di pari passo (notare Terzon che deve quasi sempre fare la faccia del cattivo).

Tratto dai romanzi di Salgari, un avventuroso di ordinaria amministrazione tanto nella trama e nei personaggi - in stretta aderenza agli stereotipi del caso -, quanto nella messa in scena dell'azione; merita tuttavia riguardo il fatto di aver evitato il solito lieto fine amoroso. Meno appariscente del più famoso Kabir Bedi, Ivan Rassimov nel ruolo del principe-patriota indiano fa comunque la sua bella figura prima di proseguire la carriera, sempre più arcigno e truce, tra i villains più rappresentativi del cinema di genere italiano.

Ha poco a che vedere con la grande produzione televisiva con Kabir Bedi, di fatto è l'ultimo film salgariano (filone che negli anni Sessanta ha visto parecchie presenze). Si regge su un Rassimov efficace, mentre tutt'intorno gli altri interpreti (a parte il simpatico Dakar) appaiono molto spenti.  Evidente la contaminazione con il western: ci sono tante cavalcate, ci sono le mitragliatrici gestite un po' alla Django...