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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/01/09 DAL BENEMERITO MASCHERATO
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Mascherato 27/01/09 12:32 - 583 commenti

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Inatteso, come l'ospite del titolo, giunge questo piccolo film che conferma (se non addirittura aumenta la grande considerazione per) la caratura di McCarthy. The Station Agent, suo esordio dietro la m.d.p., sapeva un po' di Sundance Style, mentre questo opus 2 è un magnifico racconto sull'America post 11 settembre che, forse, dà dei punti anche a La 25ma ora. Una regia poco invadente, classica, fatta unicamente di dialettica campo/controcampo, l'unica in grado di scavare, attraverso gli sguardi, nell'animo delle persone. Splendidi Jenkins e la Abbas, vista da poco ne Il giardino dei limoni.

Brainiac 27/01/09 20:34 - 1083 commenti

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Questo è il film che tutti dovrebbero vedere in Italia. Dubito che dopo la visione di questo toccante racconto sull'amicizia e l'immigrazione si farebbero ancora, con tanta leggerezza e come ormai sembra di gran moda, tanti discorsi sulla necessità di allontanare persone di etnìe diverse. Questo è un film sull'avvicinamento. Verso l'amore (il professore stanco della vita, interpreatato da Jenkins, troverà anche quello), verso la musica, verso se stessi. McCarthy dirige senza salire in cattedra, racconta le diversità con discrezione ma senza omissioni. Bello.
MEMORABILE: Il professore si lascia convincere dal giovane musicista a seguirlo nel parco per suonare musica africana.

TomasMilia 15/02/09 02:49 - 157 commenti

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Credevo di andare a vedere la commedia Vuoti a Rendere e invece mi sono trovato di fronte a questo film che è drammatico. Sicuramente è un bel film. Molto giocato sui silenzi, sulle emozioni e, alla fine, esci dal cinema con un senso di impotenza che ti porta via. Un bel film post 11 settembre in cui scopri quanto ancora l'America non si sia ripresa. Tutti i protagonisti sono bravi, entro le righe. Un plauso a Jenkins nel ruolo del professore stanco della vita che riscopre il piacere di vivere nella musica africana.

Xamini 27/02/09 16:37 - 1252 commenti

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Un Jenkins sinora rilegato a ruoli di secondo piano ha il volto e la bravura necessari per farsi carico di un film del genere; una pellicola sulle diversità e sul modo in cui possono incontrarsi, con un pizzico di caso. McCarthy non si espone a grandiosi giochi di regia, non cede neppure alla tentazione/consolazione del retorico; solo, nella seconda parte, si lascia trascinare dalla love story platonica lasciando un po' da parte il tema fondamentale. Ma la delicatezza non gli manca: lo si evince dalla scena madre - lui a colloquio con la guardia carceraria - richiamata con grande garbo nell'immagine finale.
MEMORABILE: Scena madre e finale.

Galbo 6/03/09 06:02 - 12392 commenti

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Una piacevolissima sorpresa questo piccolo film indipendente realizzato dal regista ed attore Thomas McCarthy e che parla della straordinaria metamorfosi di un uomo solo che si apre all'amicizia e alla cultura diversa dalla propria scoprendo il valore della comunità e della solidarietà. E' un film che ha nella musica (intesa come specchio del sentimento e mezzo di comunicazione) il suo filo conduttore. Ottime la sceneggiatura e le prove del cast. Da non perdere.

Daniela 8/03/09 11:57 - 12660 commenti

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Piccolo è bello, viene da dire vedendo questo film indipendente che, attraverso la storia di equivoco spiacevole divenuto occasione di un incontro fra culture diverse, riesce a trasmettere un messaggio di umanità ed anche di speranza, nonostante l'esito della vicenda. Il cuore arido del professore (splendido Jenkins), grazie alla disponibilità verso il diverso (la giovane coppia clandestina, il tamburo, la musica africana) supera il lutto per la morte della moglie e riscopre il gusto della vita e la possibilità di amare. Sommesso e commovente.
MEMORABILE: Il concerto collettivo nel parco, l'ultima notte newyorkese della madre del ragazzo.

Capannelle 30/03/09 11:12 - 4411 commenti

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Garbata riflessione sulle paure americane post 11 settembre che valorizza un Jenkins attore solido di lunga data. Bravi anche gli altri tre (i due giovani meritavano forse maggior spazio) anche se tutta la carica drammatica poggia sulle spalle di Jenkins; in particolare quando confessa il fallimento della propria vita alla madre di Tarek oppure quando inveisce contro la burocrazia penitenziaria. Tra i passaggi più genuini segnalo il divertimento della ragazza sul traghetto verso la Statua della libertà o il professore che si volta mentre Tarek legge.

Cotola 23/06/09 23:42 - 9043 commenti

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L'America post undici settembre ma anche e soprattutto i rapporti umani sono i temi principali alla base di questo "piccolo" film che riesce a conquistare lo spettatore emozionandolo sempre più col passare dei minuti. La storia è semplice così come pure il suo svolgimento caratterizzato da toni sobri che portano il regista ad evitare inutili patetismi e scene madri nonché inutili, stucchevoli ed irrealistici happy end, Ottima la prova di Jenkins. Passato in sordina, merita di essere recuperato.

Redeyes 24/08/09 19:08 - 2449 commenti

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Non vorrei esser troppo controcorrente, ma trovo il film un po' paraculo, se mi si passa il termine, o politically correct se si preferisce. Ciò non significa che sia brutto, tutt'altro, è piacevole sia nelle musiche che nelle fotografia ed anche nelle singole interpretazioni, così come nelle regia. Suona già visto, tuttavia, la figura del burbero professore che si addolcisce, seppur con tempi iper ristretti e finisce per innamorarsi. Il finale agrodolce, al contrario, dà un buon mezzo punto in più sul giudizio.

Ilcassiere 30/09/09 20:56 - 284 commenti

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La rinascita di un grigio prof. universitario, vedovo ed apatico, che grazie ad un incontro con una coppia di ragazzi stranieri riscopre la voglia di vivere e tira fuori il meglio di sè. Film profondo e poetico, che non parla solo di integrazione ma anche di solidarietà, di amore e di amicizia. Una storia che mostra la grandezza di un uomo che non ha paura del diverso (e non a caso da mediocre pianista si trasforma in un discreto percussionista) e i limiti di un sistema squallido e meschino. Gli ultimi 20 secondi sono la ciliegina sulla torta.

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Giacomovie 6/05/10 12:50 - 1398 commenti

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Con proprietà di regia, la riuscita scelta del cast e un bel tocco riflessivo ed introspettivo, il film presenta diverse chiavi di lettura sulle possibili metamorfosi della vita grazie alla solidarietà e all’integrazione. Un uomo annoiato da un’esistenza vuota e ripetitiva ritrova voglia di vivere a ritmo di djembé (il tamburo africano), simbolo del nuovo inaspettato. Senza strafare il film sa far sorridere anche da situazioni innocue e mostra come si può comunicare intensità usando la semplicità. ***!

Pigro 10/08/10 09:02 - 9666 commenti

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Il titolo orginale rende bene il senso del film: ogni personaggio è un Visitatore nei luoghi che abita, dall'appartamento al carcere agli Usa. La storia del professore che, secondo il topos della metamorfosi del vecchio misantropo, diventa amico di un delizioso immigrato clandestino destinato all'espulsione è originalissima ancorché didattica e buonista. Ma a dare il sapore intenso della verità è la notevole interpretazione di Jenkins, perfetto nel saper insinuare il godimento dell'amicizia e l'allegria nella frustrazione musona della sua vita.

Onion1973 11/08/10 18:25 - 163 commenti

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Uno spento professore universitario rientra nella sua seconda casa e la trova abitata da una coppia di clandestini. Scoprirà che avrà più di quello che potrà dare. La narrazione delicata e le notevoli interpretazioni (su tutte Jenkins) rendono i toni a volte da commedia, a volte drammatici, comunque sempre estremamente realistici e per questo fortemente coinvolgenti. Una bella lezione sulla tolleranza e sull'incontro di culture differenti e sulla cecità delle leggi. Da far vedere nelle scuole delle immaginarie nazioni celtiche.

Rebis 26/09/10 13:31 - 2337 commenti

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Il modo in cui McCarthy distilla informazioni sui personaggi attraverso azioni specifiche e calibrate, il modo in cui li colloca nello spazio per farne trasparire l'emotività, rivela un'attitudine mirata ed esigente verso il linguaggio per immagini, solo intorpidita da una sceneggiatura in eccesso di buonismo e dalla rimozione di quegli aspetti critici sempre auspicabili in un discorso sulle diversità. Jenkins (un Servillo all'americana?) è in un limpido stato di grazia e l'esplorazione della musica quale linguaggio universale un contrappunto accattivante, ben orchestrato dal montaggio.

T.garufi 19/06/11 00:51 - 17 commenti

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Già dal titolo promette bene; la storia di un americano (professore universitario vedovo) si intreccia con quella di una coppia di extracomunitari (un iraniano e una ragazza senegalese) che hanno in subaffitto la casa del professore. La storia è permeata da un ritmo "afro" molto coinvolgente, qualche suono arabo fa da contorno. Finale aperto che centra la questione sull'integrazione, particolari le scelte delle inquadrature (carrellate a seguire e ottimo utilizzo di campi lunghissimi).

Nando 22/11/11 17:31 - 3814 commenti

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L'incontro di un solitario professore con un immigrato siriano a rischio espulsione genera una trasformazione a livello di rapporti interpersonali che cambierà la vita allo studioso. Una delicata ed emozionante vicenda che con garbo e senza inutili pietismi o finali telefonati tratteggia un cambiamento. Sorprendente il maturo protagonista.

Parsifal68 16/03/16 19:42 - 607 commenti

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Un uomo solitario, una vita grigia e disincantata. Per "fortuna", rientrando a casa dopo una trasferta, trova la sua casa occupata da due immigrati clandestini. Invece di denunciarli, li ospiterà affrontando però un futuro denso di problemi. La faccia triste del bravo Jenkins è giusta per sottolineare una vicenda che ha i contorni amari dell'immigrazione, che negli States ha regole ferree da cui è impossibile svicolare. C'è, lungo tutto il film, una profonda vena di rassegnazione che apre lo scenario al malinconico finale. Da vedere.

Paulaster 7/09/20 09:45 - 4417 commenti

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Professore trova degli estranei nella sua seconda casa. Oggetto del film sono l'integrazione, la solidarietà e il ricominciare a vivere. Il tutto è visto dall'ottica del protagonista e le vicende di clandestinità e di mancati diritti vengono solo sfiorate. Oltre a ciò si strizza l'occhio all'importanza delle multiculture e a come siano fondamentali in Usa, ma la critica alla gestione degli immigrati è presente solo nell'ultimo sfogo. Per restare in tema con l'11 Settembre viene detto che non sono tutti terroristi gli irregolari: ben detto, anche se poi vengono trattati come tali.
MEMORABILE: Il cd di Fela Kuti; La lettera sul vetro del centro di detenzione; Sul ferryboat da Staten Island.

Caesars 19/03/24 17:42 - 3790 commenti

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Bella pellicola che narra delle difficoltà d' integrazione in terra straniera. L'odissea dell'immigrato siriano è raccontata, in modo delicato e senza indulgere in facili effetti di commozione, attraverso il suo rapporto con un professore universitario. Due mondi a distanza abissale che si incontrano senza scontrarsi. Ottime le prove attoriali, così come convincente è la sceneggiatura. Regia attenta e controllata.
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  • Discussione Galbo • 6/03/09 06:05
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    L'ho recuperato ieri sera in un cineforum e si è rivelato una piacevolissima sorpresa, tra i migliori film usciti di recente.
  • Discussione Zender • 6/03/09 08:49
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Effettivamente, se il voto più basso è 3pallini qualcosa vorrà dire, a questo punto. Va recuperato e dovrò farlo ovviamente anch'io che me lo son perso.