Nel corso del tempo - Film (1976)

Road movie nello stile del regista che si rifà alle atmosfere del cinema di viaggio americano. I tempi sono dilatatissimi, i punti morti abbondano e la storia non vede grandi evoluzioni, ma i personaggi sono molto interessanti e insolitamente umani (umanità rintracciabile soprattutto durante questi punti morti, tramite vari dettagli, alcuni decisamente inusuali). Non manca neppure un discorso sul cinema e sulla sua crisi (si pensi al discorso della proprietaria del cinema verso ala fine). Bella la colonna sonora.

Al terzo road-movie, dopo i bellissimi Alice e Falso movimento, Wenders ha la presunzione di farsi da solo la sceneggiatura, e propina noia mortale e inconcludente. Due tizi vagano su un camion tra i cinema (con inevitabile e ridondante interrogarsi sulla decima musa) delle cittadine al confine tra le due Germanie, alluse proprio dalla coppia vagabonda (un po’ Easy Rider), unita e divisa al tempo stesso. Straordinaria fotografia b/n e grande cura visiva per un film che affoga in un vacuo simbolismo politico-esistenziale. Masturbatorio.

Robert e Bruno si conoscono casualmente: il primo mentre tenta il suicidio dopo il fallimento matrimoniale, il secondo durante il suo peregrinare da camionista solitario. Nasce così non un'amicizia, ma un viaggio soprattutto dentro se stessi e il proprio passato. Un film-fiume che ha tanti punti interrogativi di interpretazione e dove l'amara conclusione sembra essere l'incomunicabilità unita all'assenza di vera solidarietà fra uomini. Alcuni elementi narrativi non paiono significativi per lo sviluppo della storia. Riuscito in parte.

Fra la Germania e il west (o meglio, l'altra Germania) due amici che non si dicono niente, si capiscono. Il passato è un macigno, la vita fa paura e allora si va da qualche altra parte ad aggiustare un proiettore. Parallelo fra cinema e vita evidente, un rimpianto per un cinema/vita che si è perso nel corso del tempo. Padri, famiglie, mogli e tentativi di riconciliazione, tutto mentre si viaggia e si defeca nei campi. Un Wenders con un'immagine bianco e nero abbacinante, troppo lungo e noioso in alcune parti, ma che ti spiega cos'è il cinema d'autore anni 70.

Il film che ha fatto conoscere definitivamente Wim Wenders al pubblico italiano, un road movie nel quale due amici viaggiano per una Germania che sembra l'America. La colonna sonora propone schitarrate rock, si parla di cinema che chiudono e di fumetti nascosti e letti con goduria da uno dei protagonisti, il tutto in un bianco e nero mai così colorato. Un film generazionale, volutamente lento, che non si può non amare.

Proiezionista e pediatra viaggiano di paesino in paesino su un camion. Wenders racconta, più che una storia, un viaggio senza fretta, col pieno merito di far sembrare l’entroterra tedesco come le praterie americane. Le musiche fanno da spina dorsale a un romanticismo verso il cinema d’essai e all’introspezione dei singoli. Qualche tempo morto accentua il clima nostalgico e i due protagonisti si adattano a recitare sottotraccia.