Orfano di Affleck e Damon alla produzione, Gulager jr gioca al rialzo esasperando quanto di indiavolatissimo, bizzarro, spiritoso e disgustoso stava calibrato e in fieri (e dato il furore, in fiera) nel capostipite: ne consegue una scorribanda di scorrettezze visive e linguistiche da indispettire tutto il catalogo Troma dalle quali nemmeno i bambini sono esentati, schiaffate senza cerimonie con enorme senso del ritmo e dello humour. Con un jolly: dentro e fuori diventano monomi equivalenti nell'economia dell'assedio (non a caso si occhieggia a La cosa). Chissà a quali moli attraccherà il terzo.
Il migliore esemplare del terzetto recupera in parte alcuni protagonisti del film precedente. Stavolta, intelligentemente, Gulager lascia i mostri in secondo piano, concentrandosi invece sui contrasti tra i vari personaggi che non esitano, a seconda della circostanza, a comportarsi da vere carogne. L'ironia è presente, ma tante e tali sono le scene disgustose che questa volta l'effetto shock è ampiamente raggiunto: dalla eiaculazione senza fine di una delle creature decedute al "tiro" dell'infante; dalla nonna in putrefazione, usata come test di lancio, alla testa trafitta da un tubo di ferro.
MEMORABILE: Uno dei mostri si accoppia con un gatto, prontamente in fuga appena riesce a staccarsi "il retro" dall'enorme membro...
Sequel che si ricicla in pieno b-movie-style, recuperando personaggi e situazioni e condendole con una salsa parecchio trashona (fatta di interiora e fluidi corporei!). Il film, questa volta girato in chiaro (cioè alla luce del sole) perde punti quando ci fa vedere i mostri in tutto il loro poco splendore, ma ne guadagna forse in divertimento. Comunque un po' sotto al primo.
Secondo capitolo delle scorribande dei tremendi mostri zannuti di Gulager, si riparte dall'ultimo fotogramma del primo film e via a rotta di collo verso nuovi orizzonti di splatter indiavolato. Pedale ancor più spinto nel grottesco amalgama dei bastardissimi protagonisti, veri relitti con un tasso di carognite all'ennesima potenza. Nani luchadores, bambini divorati, gatti stuprati e un gruppo di donne bikers che omaggiano Russ Meyer fanno da sfondo a un vero tour de force di trovate deliranti.
MEMORABILE: L'autopsia della creatura; Il tentativo di salvare il bambino; La nonna usata come proiettile per la catapulta.
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In perfetto stile Tarantino, con un inizio danzante nel ritmo temporale della scansione degli eventi (16 ore prima, il mattino seguente, ecc.) Gulager realizza un piccolo gioiellino di tecnica cinematografica.
Non che il primo capitolo della trilogia fosse mal realizzato, anzi.
Ma stavolta, invece che concentrarsi sulle creature misteriosamente presenti, il regista opta per inserire una marea di citazioni, tenta la via della scorrettezza assoluta (nonni e bimbi ci vanno di mezzo) e riesce a creare un film che, dal secondo tempo in poi, non si dimentica facilmente.
Citazioni sparse qua e là: da Lo squartatore di New York (il cane dell'inizio, con una mano in bocca) a Russ Meyer (Faster, Pussycat! Kill! Kill!).