Il figlio di Dracula - Corto (1960)

Il figlio di Dracula ha un animo gentile e non ne vuole proprio sapere di diventare un vampiro come il padre... Sembra una delle tante storielle di Ezechiele Lupo che esorta invano Lupetto a cacciare i tre porcellini: infatti l’intento di Farina è esplicitamente parodistico (dialoghi comici, recitazione amatoriale sopra le righe e con difetti di pronuncia), benché la fotografia abbia un taglio espressionista, da film muto. Simpatico.

Cortometraggio amatoriale su un personaggio evidentemente molto caro al regista. Dopo un inizio con un'altisonante voce off il registro diventa subito farsesco; onestamente è un prodotto ingiudicabile dopo quasi 50 anni, anche se una certa cura fotografica si può ancora percepire. L'idea era di mescolare lo spavento allo sberleffo, immagino: e almeno il telegramma di "babbo" Dracula al figlio strappa un sorriso.

Ovviamente è ingeneroso valutare un'opera giovanile e amatoriale come questa con il comune pallinaggio, ma tant'è: non ci sono alternative. Farina sceglie una chiave parodistica, il che lo salva peraltro dal rischio di cadere nell'umorismo involontario, e azzecca qualche momento indovinato: la paura causata dal gatto, la preoccupazione prima e la disperazione poi dei genitori del giovane Dracula. Si guarda con curiosità.

Corto amatoriale che si lascia guardare con un certo interesse, pur non essendo certo un prodotto molto riuscito. Farina si cimenta con la parodia della figura del conte Dracula e immagina che il figlio non riesca a emularne le gesta vampiresche. Alcune situazioni sono anche divertenti (il telegramma, lo spavento causato dal gatto), però spesso il film non si riesce a elevare al di sopra della mediocrità. Un prodotto amatoriale che probabilmente ha generato più divertimento in chi lo ha realizzato rispetto a quanto ne provi lo spettatore.