La ragazza della porta accanto - Film (2007)

La ragazza della porta accanto
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The girl next door
Anno: 2007
Genere: drammatico (colore)
Note: Basato sull'omonima novella di Jack Ketchum, e ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un uomo (Atherton) soccorre vigorosamente la vittima di un incidente stradale e questo lo porta a ricordare altri accadimenti legati al dolore e alla sofferenza fino a risalire a ciò che a lui stesso capitò quand'era un ragazzino, nel 1958. Pretestuoso fin dall'inizio, il film è tratto da un romanzo di Jack Ketchum e sembra faticare non poco nel sapersi rendere credibile sia stilisticamente che nelle situazioni che racconta, dando più volte l'impressione di esser scritto frettolosamente, a scapito di una logica che ci avrebbe al contrario calato con la necessaria autenticità nella storia. Operato il balzo all'indietro (che ha il merito di essere unico,...Leggi tutto senza inutili rimpalli tra passato e presente), il film racconta quindi del giovane David (Manche) che sulla riva d'un fiume conosce la dolce vicina di casa, Meg (Auffarth). La ragazza ha perso i genitori ed è andata ad abitare con la sorellina disabile dalla zia Ruth (Baker), donna che non si fa troppi problemi nell'affrontare con le due nipoti né coi suoi figli argomenti “scabrosi” trattandoli con cinico disincanto. Il modo in cui argomenta sul sesso e le sue implicazioni sulla società ci dice di un approccio superficiale, bigotto e sui generis da parte di Ruth, che minuto dopo minuto ci accorgiamo di quanto goda nel dipingere Meg come quasi una sgualdrina (senza che la cosa abbia una benché minima giustificazione). La offende in prima persona, porta i suoi figli a trattarla senza rispetto alcuno di fronte agli occhi di David, il vicino, che non riesce davvero a capire i motivi di un comportamento simile. Gregory Wilson tratta il suo film come una sorta di STAND BY ME morboso e feroce (citando apertamente il classico di Reiner nella scena del ragazzino in bici sui binari), elidendo la parte avventurosa in favore d'un gioco al massacro ripugnante. Dimenticando però che per essere efficace avrebbe dovuto descrivere con maggiore autenticità atteggiamenti, reazioni e comportamenti dei protagonisti. Non perché sia inimmaginabile la situazione raccontata quanto per il modo in cui troppi particolari non tornano generando un costante senso d'incredulità. La storia si segue comunque bene grazie a una forte partecipazione emotiva legata alla buona recitazione del cast e alla qualità della messa in scena e delle riprese, capaci di sottolineare - attraverso i volti e l'espressività dei ragazzi - la sprezzante crudeltà di zia Ruth. In questo il film può dirsi riuscito, anche nel contrasto tra le atrocità narrate e la laccata confezione da teen-movie tradizionale. Ma le evoluzioni sono quasi nulle, l'escalation prevedibile e si aspetta solo di capire come il tutto giungerà alla sua naturale conclusione. Girato in buona parte tra una cantina e le quattro case intorno, riallacciato nel finale al presente in modo posticcio e grossolano, non farà si suppone la storia del sottogenere cui appartiene (l'infanzia brutalmente perduta) pur avendo più di una freccia al proprio arco e la capacità di non arretrare di fronte alla brutalità.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/12/08 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 4/07/19
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Schramm 9/12/08 14:11 - 3490 commenti

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Inconsumabile, incompromissoria, immotivata e senza catarsi: così ha da essere la violenza al cinema, per scapolare l'assuefazione e riacquisire una sensibilità. Muovendosi congruentemente a certo Haneke (il fuori campo, la gratuità), Wilson ci fa rovinare addosso un'onda anomala di Male, dalla quale non ci si rialza illesi né minimamente divertiti. Una duro match tra noumeno e fenomeno, in una escalation di durezza che fa dell'insostenibilità la posta in gioco e che farà un male porco anche -e soprattutto- al nerd splatteromane che si balocca con Vogel e i Guinea pig.Stand by me lavico, va affrontato per ricordarsi ogni tanto che la violenza è tutto fuorché consumo.

Deepred89 7/02/09 22:15 - 3704 commenti

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Thriller disturbante ed opprimente, molto lento ma decisamente ben confezionato. Il regista decide di evitare compiacimenti e spettacolarizzazioni, lasciando fuori campo tutte le scene truculente e dimostrando uno stile tutt'altro che disprezzabile. Buona la fotografia, che punta tutto sul contrasto tra i solari esterni e la cupezza della cantina della casa di Ruth. Attori in parte. Tra le influenze varie Haneke, il primo Guinea pig e, non ultimo, Stand by me. Consigliato, nonostante una crudeltà decisamente sopra la media.

Capannelle 24/03/09 15:56 - 4398 commenti

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Pellicola che fa impallidire decine di film horror/exploitation e mette a dura prova la coscienza dello spettatore. Colpisce perché è fatto bene con attori indovinati, regia e fotografia di prim'ordine. Colpisce perché vira improvvisamente da un registro ordinario ad uno ultrasadico, con gli stessi protagonisti. Colpisce perché il fatto è successo veramente. Difficile per chiunque trovare la voglia di rivederlo. Ma serve a realizzare come si creino i mostri: per me bisognerebbe introdurre la responsabilità oggettiva anche per i genitori.

Brainiac 29/12/09 00:30 - 1083 commenti

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La stagione diversa di Jack-"Infamità"-Ketchum prende il via da quella di King e dei suoi 50's crudeli ed ingellati, pur se aggiornata all'horror moderno di cappio e lama. Insieme a Red e a The lost, altri due gioielli di rara finezza psicologica, delinea il quadro di una nazione bigotta e brutalmente frustrata. David (Daniel Manche) assiste a sevizie che indignano più che nel vagone de L'ultimo treno della notte, costringendo lo spettatore ad invocare sangue al sangue. Il finale non convince appieno, ma The girl next door è una perla nero catrame.

Daniela 1/04/10 07:53 - 12621 commenti

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Due sorelle rimaste orfane sono affidate ad una zia divorziata con figli, mentalmente disturbata e sadica, che si accanirà su entrambe ed in particolare sulla maggiore, mettendo in scena nella propria cantina, a beneficio della prole e di altri ragazzini del vicinato, una atroce parodia di corso di "educazione sessuale". Orrore tenuto fuori campo, ma estremamente disturbante, da restare attoniti. Il consiglio che il piccolo David riceve dal padre è quello di "farsi i fatti propri", imparerà che è il peggior consiglio che si possa ricevere.

Supercruel 27/04/10 17:05 - 498 commenti

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Leggendo i dati di cronaca nudi e crudi ci si rende conto che questa versione romanzata ha tralasciato molto per quel che concerne la violenza fisica. La ricostruzione dei terribili eventi, però, è giostrata in maniera impeccabile sul versante psicologico e l'asprezza del film non risente dell'assenza di scene esplicite. Quel che colpisce è la descrizione della violenza come pura normalità, accettata dalla comunità. Quel che succede nella cantina del vicino non è affar mio... Brutale.

Lattepiù 30/05/10 16:43 - 208 commenti

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Sevizie come svago collettivo nell’America perbenista degli anni 50. L’agonia senza via di scampo della giovane Meg, alle mercè della sadica crudeltà di zia, cugini e ragazzi del vicinato. Opera sconvolgente e dolorosissima, sorretta da una regia magistrale nel dosare durezza delle immagini e fuori-campo, mette in scena un implacabile crescendo di sofferenza fisica fortemente disturbante. Agghiacciante la caratterizzazione della zia Ruth, di una cattiveria estrema. Il film definitivo sulla quotidianità del male. Capolavoro assoluto.

Gestarsh99 20/09/10 12:41 - 1395 commenti

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Tratto dall'omonimo romanzo di Jack Ketchum (basato a sua volta su una storia purtroppo realmente accaduta) un film durissimo e crudele che raggiunge picchi di sadismo molto fastidiosi, pur restando la violenza tutta fuori campo. Un lungo percorso di degradazione morale e fisica atrocemente travestito da innocente gioco infantile, col coinvolgimento di giovani anime, complici/carnefici manovrati dalla follia misogina di una superba Blanche Baker. Un'opera che è anche una splendida storia d'amore adolescenziale rievocata in maniera fredda e dolorosa.
MEMORABILE: Il fuori campo della bruciatura del clitoride operato tramite fiamma ossidrica.

Mdmaster 6/12/10 09:30 - 802 commenti

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Durissima opera che definire "horror" è fuori luogo. Nonostante si prenda qualche libertà con quanto accaduto, la vicenda resta insopportabilmente veritiera. Il rimando a Haneke è quasi automatico (l'assistere inerti a un susseguirsi di orrende punizioni a un'innocente), ma stavolta è impossibile non esserne colpiti emotivamente. Concluso il film, posto che si riesca ad arrivare alla fine, restano domande. Quale il valore della violenza, quale la responsabilità dei genitori, quale il prezzo da pagare per la società. Tremendo, pure per me.
MEMORABILE: Quel "I love you" in chiusura mi ha seppellito definitivamente.

Mickes2 27/09/11 20:10 - 1670 commenti

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Devastante rappresentazione della violenza psicologica e fisica, dei rapporti umani che si sgretolano come un castello di sabbia sotto i colpi di un'ottusa misoginia. Torture che attraversano per la loro potenza e incisività, intrise di inesorabile e duro realismo. Pura mentalità bigotta americana che annichilisce, lascia storditi ed atterriti. Wilson sceglie il fuoricampo come Haneke, la sua Pianista e i Funny games insegnano: suggerire è molto meglio che mostrare. Di vibrante naturalezza l'intepretazione di Blanche Baker.
MEMORABILE: La sadica usanza della bruciatura del clitoride.

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Pinhead80 16/12/11 20:19 - 4719 commenti

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Dopo un inizio che sembra essere un po' in sordina il film ti prende per la bocca dello stomaco e non molla la presa fino alla fine. Il merito è senz'altro di una sceneggiatura diabolica ben rappresentata da Gregory Wilson. Ciò che più fa male è la perversione dei ragazzi che, ormai plagiati in maniera inverosimile dalla zia, finiscono per compiere ogni tipo di nefandezza nei confronti dei corpi e delle anime martoriate delle povere ragazze. Un orrore nell'orrore che ripugna e segna indelebilmente.

Gaussiana 25/04/12 15:12 - 121 commenti

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Il film è una pesante e crudele critica al falso perbenismo puritano che, specialmente nelle piccole cittadine della provincia americana, era in realtà un guscio dietro al quale nascondere la violenza domestica, le questioni "private", le frustrazioni individuali. Come un pugno nello stomaco il film ci mette di fronte alla depravazione disturbante della zia Ruth e dei suoi figli, ma anche all'omertà di chi li circonda. Le sevizie inflitte con brutalità alle ragazzine con qualsiasi pretesto tormentano anche lo spettatore.

Ducaspezzi 13/10/12 00:58 - 222 commenti

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Tutto quel che non si vede, mischiato col ghigno ziesco, rintrona nell'animo con una deflagrazione sorda e torbida che le esplicitazioni grafiche, con il loro potenziale più "distrattivo" che distruttivo, potrebbero solo attutire. Ed esse non verranno mai in nostro (bizzarro) aiuto! Perché il senso di inaccettabile abominio non dev'essere eluso da qualsiasi (h)orrorificazione (=plastificazione) della vicenda, purtroppo storia vera di follia ferina, data pure in apprendistato a un gruppetto degenere di inurbati pupilli del signore delle mosche).
MEMORABILE: La Baker, dopo questa disturbante prova, se mai ebbe in mira ruoli tipo Mary Poppins, Trilli Campanellino o la fata Turchina, se li è giocati forever!

Pumpkh75 29/04/13 21:11 - 1740 commenti

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Entusiasmante. Sembra quasi di sentirli nelle narici, quel vento estivo tra gli alberi e quelle risate chiassose dei ragazzi in calzoncini corti. L’aria però si lacera subito, lascia il campo alla follia e alla depravazione, precipitandoci in un vortice doloroso e raggelante che lascia solamente una frustrante sensazione d’impotenza. Attori (sul filo del rasoio della mia sopportazione) perfettamente in parte, regia asciutta e quasi asettica come necessario. Difficile da digerire, ma perfetto nella sua lucida devatazione. Quasi un capolavoro.

Werebadger 31/01/15 14:45 - 270 commenti

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Da un crudo romanzo di Jack Ketchum: due sorelline orfane vengono affidate a un'austera madre di famiglia. La donna si rivelerà un mostro di rara cattiveria e perversione. Come tutte le storie dello scrittore americano anche questa dipinge la ferocia e l'ipocrisia che possono nascondersi dietro la tranquilla e apparentemente puritana facciata dell'America anni 50, nonchè l'illimitata (e immotivata) crudeltà raggiungibile dall'uomo, anche da quello in apparenza più comune. Bravissime la dolce Auffarth e l'arcigna Baker. Per adulti dallo stomaco forte.
MEMORABILE: "David... io ti amo".

Herrkinski 4/12/14 05:02 - 8072 commenti

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Emozionalmente destabilizzante. Nulla a che vedere coi vari torture-porn: benché le sevizie e le umiliazioni siano atroci, il lato grafico non è presente come in altri epigoni; non ce n'è bisogno. Il film infatti colpisce duro con i dialoghi, i fuori campo, riesce a creare nello spettatore una forte empatia con la povera protagonista; oltre all'orrore, si finisce per provare una forte pietà, che sommerge del tutto nella devastante chiusa della tragedia. Tecnicamente ineccepibile e cast eccellente; va visto, anche se può fare molto male.

Cotola 4/02/15 22:21 - 9009 commenti

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Quel che all'inizio (per poco a dire la verità) sembra un filmetto adolescenziale, si trasforma ben presto in un disturbante incubo claustrofobico ed a tinte fosche.La discesa agli Inferi che deve affrontare la protagonista è progressiva ed inesorabile: lo spettatore non ha scampo e non troverà redenzione nemmeno alla fine. E se qualcosa può sembrare troppo programmato o compiaciuto è anche vero che tale rischio è quasi del tutto riscattato dalla veridicità della storia (realmente accaduta). Sebbene molta violenza sia più suggerita che mostrata, resta comunque un film per stomaci forti.

Belfagor 1/04/18 18:59 - 2689 commenti

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Coeva del remake dei giochini hanekiani, questa ricostruzione romanzata di un fatto di cronaca riesce laddove il film austriaco aveva fallito: il male è incarnato da un personaggio credibile, una sadica spietata che si nasconde dietro la facciata della perfetta casalinga e la violenza (giustamente lasciata fuori campo in molti casi) non è fine a onanismi pseudoaccademici ma ci avvicina alla vittima e ci pone faccia a faccia col dilemma morale di chi assiste senza intervenire. Funzionali le ambientazioni da provincia kinghiana.
MEMORABILE: I discorsi usati da Ruth per manipolare i ragazzini.

Giùan 6/04/18 10:43 - 4537 commenti

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Paradossalmente il film trova la sua giusta, terrificante misura nella propria mancanza di "personalità" autoriale. Una "privazione" che diventa la dimensione etica perfetta per tributare il dovuto rispetto alla protagonista di una storia orribilmente vera, mostrandosi contestualmente una scelta cinematograficamente capace di scuotere coscienze collettive e sensibilità personali. Gli Happy days della provincia americana son fagocitati da un dolore tanto più straziante quanto più procede implacabile, soffuso, pervaso da ipocrisie e "fiancheggiamenti".
MEMORABILE: L'innocenza dello sguardo della Auffarth; La sigaretta in bocca alla famelica Blanche Baker.

Anthonyvm 7/08/18 22:33 - 5637 commenti

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Agghiacciante dramma che si tinge di orrorifico prima di quanto ci si aspetti, lasciando lo spettatore atterrito e costernato di fronte a un vortice irrefrenabile di violenza, sadismo e degrado come raramente si vedono al cinema. L'orrore è ben distante dal gore ridicolo dei torture porn del periodo: è viscerale, diretto, si insidia sotto la pelle del pubblico e non lo lascia più per diverse ore dopo la fine della visione. Certo, non è un capolavoro, ma come ritratto del marcio nascosto nella società è riuscitissimo.
MEMORABILE: I lunghi monologhi della matriarca sadica; Le sevizie che culminano nella mutilazione genitale.

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Buiomega71 16/07/22 01:12 - 2901 commenti

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Cuori in Atlantide in un viaggio sadiano a Salò senza ritorno. La regia paratelevisiva di Wilson ne aumenta il disagio e l'insostenibilità (come David siamo passivi spettatori e un po' complici delle mostruose sevizie: Meg usata come un punching ball, lo stupro di gruppo, l'infibulazione previo fiamma ossidrica), fino a quel finale che strazia il cuore (Ti Amo). Notevoli omaggi a Peckinpah (il lumbricus divorato dalle formiche rosse), la Ba(r)ker (in tutti i sensi) una mater pedofila (la piccola Susan) quintessenza della perversità muliebre. Stridente il mix anni 50 con marciume.
MEMORABILE: Il muco che rilascia un'ormai martirizzata Meg; "Fuck me" inciso a fiamma sulla pancia; "Quella cagna di tua madre"; Le punizioni corporali a Susan.

Paulaster 21/09/22 10:08 - 4389 commenti

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Un uomo ricorda ciò che avvenne alla sua vicina di casa quando erano ragazzini. La vicenda ci riporta negli anni '50 dove tutto avrebbe dovuto essere spensierato e invece il quadro è abominevole. Se la zia, l'unica adulta, è credibile nel risultare perfida, sono i ruoli degli amichetti a lasciare perplessi, troppo giovani per comprendere la sessualità o per restare affascinati dalle sevizie (e nelle riprese si nota). Il gioco al massacro della protagonista risulta così schematico nell'inanellare il peggio a cui si può assistere. L’accostamento retrò ha un suo fascino sinistro.
MEMORABILE: Appesa per le funi; Le stampellate alla zia.

Il ferrini 13/12/22 22:53 - 2345 commenti

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Certo non è un film che si dimentica facilmente, soprattutto in funzione del ruolo della Baker, personaggio mostruoso, non lontano da quello interpretato da Panou in Miss Violence. Le torture, le violenze, gli stupri, sono più suggeriti che mostrati ma questo li rende ancora più disturbanti. Dialoghi essenziali ma quasi sempre ficcanti, regia asciutta, conduzione dei piccoli attori davvero eccellente. In definitiva un gran bel film, da vedere tuttavia una sola volta.
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  • Discussione Buiomega71 • 17/06/14 09:39
    Consigliere - 25933 interventi
    Zendy, titolo italiano nella messa in onda di HorrorChannel (e poi in dvd) La Ragazza Della Porta Accanto
  • Discussione Zender • 17/06/14 18:23
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Yes grazie, senza maiuscole. Ma una domanda: come mai ti viene da mettere la maiuscole alle singole parole del titolo Buio?
  • Discussione Buiomega71 • 18/06/14 00:59
    Consigliere - 25933 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Yes grazie, senza maiuscole. Ma una domanda: come mai ti viene da mettere la maiuscole alle singole parole del titolo Buio?

    Perchè ho sempre adorato scriverli così... :)

    Anzi, li ho sempre scritti così (o quasi)
  • Discussione Zender • 18/06/14 08:00
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Sappi che è un'americanata :)
  • Discussione Buiomega71 • 18/06/14 10:11
    Consigliere - 25933 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sappi che è un'americanata :)

    Io adoro le americanate! :)
  • Discussione Buiomega71 • 24/01/18 20:38
    Consigliere - 25933 interventi
    E' morto lo scrittore Jack Ketchum
  • Homevideo Schramm • 8/07/21 13:34
    Scrivano - 7694 interventi
    tolto ieri il dvd dal cellophane e rivisto per forza di cose con traccia italiana: avviso i cultori e i puristi che il doppiaggio è ai livelli di una puntata di lassie e indebolisce parecchio la potenza del film (che comunque resta poco confortevole)

    purtroppo mancano anche extra qualsivoglia, che dato il background cronachistico e letterario non avrebbero affatto guastato.
  • Homevideo Buiomega71 • 16/07/22 09:42
    Consigliere - 25933 interventi
    Il dvd edito da Koch Media

    Formato: 1.78:1
    Dvd 9 doppio strato
    Audio: italiano, inglese
    Sottotitoli: italiano
    Come extra solo il trailer
    Durata effettiva: 1h, 27m e 23s 

    Immagine al minuto 0.10.52

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images61/PDVD-294.jpg[/img]
    Ultima modifica: 16/07/22 12:17 da Buiomega71
  • Discussione Buiomega71 • 16/07/22 10:50
    Consigliere - 25933 interventi
    Cuori in Atlantide che sfociano nell'inferno senza ritorno nei paraggi sadiani di Salò

    Stridono e mettono a disagio le atmosfere da teen movie anni 50 alla Calde notti d'estate e il laido marciume che ne consegue, in un mix che destabilizza (come già aveva fatto Lynch per Velluto blu) e rende il tutto ancor più sconcertante e repellente (la spensieratezza di Happy Days non sarà più la stessa). Così come la regia (in)volontariamente quasi paratelevisiva di Wilson (curioso che sia un regista di colore-quando nel film non esiste traccia di persone afroamericane-a mettere mano ad un fatto di cronaca rivoltante che nasce e cresce nel finto e subdolo perbenismo nell'america borghesuccia tassativamente bianca) che ne aumenta lo smarrimento e l'angoscia.

    Al di là delle mostruose sevizie perpretrate su Meg (sempre fuori campo) colpiscono le attenzioni particolari che ha zia Ruth sulla piccola Susan, ragazzina disabile e parecchio Fragile, a base di umilianti e dolorose punizioni corporali, che prendono poi di mezzo gli abusi sessuali, la pedofilia femminile e l'incesto, quasi come se Susan fosse il "flusso canalizzatore" che intercorre tra Meg e le perversioni bestiali della cara zietta (misogina, pedofila, sadica, perversa e completamente pazza), via di mezzo tra Ma Barker (nome omen, una consonante in meno, per la straordinaria figlia di Carrol Baker, citata anche nel mentre i ragazzetti si trastullano con Playboy, in una sorte di injoke) la genitrice di Carrie e la Macha Meril dell'Ultimo treno della notte.

    Insieme a David siamo spettatori inerti e anche un pò complici delle torture che Meg va a subire (denutrizione, disidratazione, stupri di gruppo, infibulazione previo fiamma ossidrica, ferite, tagli, mutilazioni, usata come punchball dal sadismo divertito dei ragazzini/e del quartiere), fino a quella dichiarazione d'amore straziante (insieme all'acquarello dipinto da Meg che dona a David, ritraendolo) che arriva in dirittura d'arrivo e che se protrae con David adulto che racconta questa storia d'orrore come già fece Richard Dreyfuss in Stand by me.

    Notevoli gli omaggi al Sam Peckinpah del Mucchio selvaggio (il lumbricus dato in pasto alle formiche rosse) e al Wes Craven dell'Ultima casa a sinistra (il "fuck me" inciso a fiamma sulle carni del ventre di Meg da parte di zia Ruth), così come lo sbrocco delirante della donna quando è contrariata al fatto che i suoi due figli "possiedano" Meg uno a breve distanza dell'altro, cianciando di incesto e di liquami parentali che potrebbero mescolarsi. Wilson, poi, comincia sin dall'inizio a gettare i primi segnali disturbanti che sfoceranno di li a poco (il racconto di Atherton su una delle sue mogli sfigurata da un gatto idrofobo, la nasconderella nel bosco con serpente e la ragazzina bendata, il nido di vespe dato alle fiamme da una sadica zia Ruth, Meg costretta da Ruth a saltare i pasti per non ingrassare).

    Dialoghi taglienti, cinici e a volte insostenibili per follia (tutti gli sproloqui di zia Meg, che vanno dai freaks del luna park, alzando le sottane davanti ai ragazzini, indossando zeppe e autoreggenti, alla "cagna di tua madre", fino al delirio del bigottismo e alla misoginia più nera della pece. Come se , impossibilitata  a far da "nave scuola" alla ciurma di ragazzini con gli ormoni a mille che le gravitano costantemente attorno tra fiumi di birra e discorsi bacati sul sesso-probabilmente, viste le tare mentali, anche sui figli-sfoghi, in maniera scellerata, queste frustrazioni sul corpo giovane e fiorente di Meg, e riversando le sue attenzioni pedofile sulla più piccola e indifesa Susan (un lesbismo, probabilmente, non accettato che si nutre nell'abusare di una bambina disabile, sua nipote diretta per di più). E se nella culla della zia Ruth è meglio non giacere, fa ancora più infamia vedere dei bimbetti che vogliono a tutti i costi "mettere il pisellino" dentro al corpo martoriato di Meg. Lo stupro, l'infanzia d'annata, l'incesto forzato con parenti di primo grado e il fantacinema.

    Si possono muovere poche obiezioni a questo I ragazzi degli anni 50 sputato dall'inferno, se non l'assenza quasi totale di brani musicali d'epoca (questione di diritti vs basso budget?) e una risoluzione un pò troppo frettolosa (le stampelle di Susan usate come corpo contundente), ma resta opera lacerante e immersa in un raggelante squallore che non offre nessun appiglio di speranza.

    Vero è che il terribile fatto di cronaca di Sylvia Likens, che sconvolse gli Stati Uniti a fine anni 60, e già di per sè agghiacciante, come è altrettanto vero che la finzione ne amplifica la mostruosità e la sgradevolezza, circoscrivendo le brutalità e il martirio nell'ambito prettamente familiare (la famiglia è il mostro, la famiglia disfunzionale è il covo dove serpeggia il puro male, di una zia che distrugge il corpo e l'identità delle proprie nipoti di sangue).

    Menzione speciale per il poliziotto di Kevin Chamberlin (meno tontolone di quanto posso sembrare) e per la piccola Susan di Madeline Taylor, che con le sua goffa imbragatura che le imprigiona le gambe e quelle odiose e gratuite battiture corporali inflitte quasi in silenzio e con rassegnazione, resta nel cuore forse più della sorella Meg.

    I sogni di Meg si infrangono tra sofferenza, muco e tumefazioni e noi, come David, non possiamo che restare a guardare, impotenti, con le lacrime agli occhi.
    Ultima modifica: 16/07/22 16:18 da Buiomega71
  • Curiosità Rebis • 16/12/22 00:19
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Il film An american crime, sempre del 2007, è tratto dallo stesso libro e dallo stesso fatto di cronaca. Il caso è particolare, dato che entrambi i film sono stati prodotti nello stesso anno.