Ricostruzione di 10 anni della vita di un musicista jazz americano (Bix Beiderbecke, morto nel 1931), nonchè primo film di Pupi Avati girato in America. Il film è frutto della sincera passione del regista per la figura del protagonista, oltre che per il genere musicale ma il film ha il grosso limite di essere molto curato, ma freddo e distaccato senza grandi picchi partecipativi. Buona la prova del cast.
Uscito dal freezer da pochi istanti; così appare questo film sulla leggenda "bianca" del jazz classico (e di sempre). Avati, dietro la cura della ricostruzione e la fedeltà agli eventi, realizza un film per "chi già sa", "già condivide", "sa di essere nel vero". In fondo Beiderbecke era sì un alcoolista, sì la faccia melanconica del jazz in contrapposizione ad Armstrong (che Avati preferisca Bix lo si capisce) ma in quegli anni ruggenti qualche sorriso lo avrà pur fatto... Aridatece Chimere.
Nel ripercorrere dieci anni della vita travagliata del musicista Leon “Bix” Beiderbecke, Avati riscopre la sua antica passione per il jazz e trova nell’Iowa, luogo in cui ambienterà altre pellicole da lui scritte e/o dirette, una seconda Emilia Romagna. Alla dettagliata ricostruzione dell’America anni Trenta e alla consueta ottima direzione degli interpreti non corrisponde un adeguato coinvolgimento emotivo del pubblico che – tranne forse i conoscitori del personaggio e della sua musica – assisterà ad una biografia monocorde e asettica. Un capitolo a sè nella filmografia del regista bolognese.
MEMORABILE: Bix che suona a suo piacimento durante le prove d’orchestra.
La cosa migliore del film sono le musiche (superbi gli arrangiamenti di Bob Wilber) con la supervisione e l'esecuzione di Lino Patruno e soci. Per il resto, ci si aspettava qualcosa di diverso da Avati nel raccontare la vicenda di un musicista maudit morto prima dei 30. Certo, l'amore e il rispetto non mancano ma, a dire il vero, sta proprio qui il difetto, ossia nell'eccesso di deferenza verso il personaggio. Come entrare in punta di piedi in casa altrui per paura di sporcare il tappeto.
Il 19° film di Pupi Avati racconta la storia del noto jazzista Bix Beiderbecke (1903-1931) partendo dalla sua morte e andando a ritroso nel tempo. Se il film risulta godibile per la gustosa colonna sonora, il dipanarsi della trama ha qualcosa di non ben definito e gli stessi attori (qualche italiano non si riusciva a inserire?) non paiono convinti della loro parte. E' un film da vedere, ma pare un'occasione sprecata: non contiene scene memorabili, non desta troppo l'attenzione dello spettatore e il finale è piuttosto convenzionale.
Quando Pupi Avati non gira nella Pianura Padana è come se perdesse qualcosa. Mancano, in questo film, le atmosfere amare che tutti conosciamo della filmografia del regista, sebbene la storia di Bix Beiderbecke amara lo sia abbastanza. La sceneggiatura ogni tanto si perde e il finale è troppo sbrigativo. Ottimi invece cast e fotografia. L'amore del regista per questo musicista è abbastanza evidente. Da vedere per gli appassionati del jazz e del cinema di Pupi Avati.
Puntata americana per Pupi Avati, che vuole mettere in scena la sua grande passione giovanile per il jazz. Le musiche sono straordinarie, la narrazione molto moderna perché va avanti e indietro nel tempo conferendo all'scesa e caduta del grande jazzista una dimensione epica alla Sergio Leone. Particolarmente ricche le scenografie (opera del grande Carlo Simi) e le scene di massa. Un bel film.
Pupi Avati HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàZender • 8/02/09 10:41 Capo scrivano - 47726 interventi
Dalla magnifica collezione cartacea Markus estraiamo un Espresso dell'8 aprile 1990 in cui Avati anticipa il progetto "Bix" (con intervento di Renzo Arbore). Direi un documento piuttosto intrigante per gli avatiani!
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Avevo visto il film forse addirittura al cinema, adesso non mi ricordo, ma so che non mi soddisfò per nulla. Leggo che Bix era addirittura una leggenda, per molti, cosa che ha portato al titolo, penso. Ma secondo me Avati ha fatto un film più per sè che per il pubblico. Evidentemente se nessuno voleva far partire questo progetto una ragione c'era, credo. Capisco Arbore che sia entusiasta, visto che è noto il suo amore per il jazz. Chissà se nel film si vede l'aneddoto che raccontano nell'articolo, cioè di Bix appeso all'attaccapanni alle prove per farlo star su quando aveva bevuto troppo. Da morire dal ridere!!!
Devo dire che il film deluse non poco anche me nonostante ami profondamente il jazz. Diciamo pure che di film sul jazz e sulle sue figure se ne sono visti di meglio.
P.S.
Il fatto che sia piaciuto ad Arbore è una ragione
in più per confermare la pochezza di questo film.
P.P.S.
Cosa abbia da spartire Arbore con il Jazz (lo dico da amante e conoscitore del genere) e cone le canzoni napoletane che esporta (malamente) ovunque (lo dico da napoletano e conoscitore ed amante di queste canzoni) resta per me un mistero tutto italiano. Ma questa non è certo la sede adatta per parlarne.
Approfitto dell'occasione per dire che sono tornato online con più regolarità essendomi procurato una connessione anche qui ad Ischia.
Non posso navigare sempre e non posso navigare troppo ma almeno posso essere più partecipativo
DiscussioneZender • 9/02/09 19:56 Capo scrivano - 47726 interventi
Benissimo Cotola, ci sei mancato. Ci è voluto un articolo sul jazz per farti "rinascere" eh eh. Su Arbore e la musica non mi pronuncio (conosco troppo poco), ma confermo anch'io (che ho visto il film da poco) la delusione: Bix è a parer mio uno dei peggiori Avati di sempre. Certo, poi Arbore parla bene di tutti e non poteva certo parlar male di chi celebra in qualche modo un tipo di musica che sente appartenergli. L'articolo è ad ogni modo comunque interessante e spiega bene il personaggio Bix (la scena dell'attaccapanni nel film non mi pare ci sia, Don Masino).
Al di la del commento di maniera di Arbore (cos'altro poteva dire?), ho notato come il giornalista descriva il progetto "Bix", come intensamennte impegnativo, e come si suol dire "di pancia", un pò come successe con il precedente "Noi tre".
Alla luce di queste considerazioni, noto che ambedue i film, sono sostanzialmente poco riusciti.
Ho la sensazione che Avati abbia forse commesse degli errori...
Sul genere cinema e jazz, trovo decisamente migliore "Jazz band"; Ovviamente è un parere personale...
Il progetto effettivamente fu impegnativo, per Avati. Tanto che, se non mi ricordo male, mentre era lì girà anche "Dove comincia la notte", o almeno così si diceva.
DiscussioneRaremirko • 10/03/15 23:36 Call center Davinotti - 3862 interventi
Perfetta la ricostruzione storica, sembra quasi un film fatto da Leone.
Presentando il film a una proiezione a Piacenza il 15 ottobre 2023, Avati ha raccontato che il suo produttore associato doveva essere Claudio Bonivento, che però fallì proprio mentre si stava per partire con la lavorazione e che Giorgio Leopardi e Gianfranco Piccioli entrarono nel progetto 24 ore dopo l'uscita di Bonivento. Inoltre, Pupi e Antonio Avati hanno comprato la vera casa di Bix (quella che si vede nel film) perchè era in rovina e costava meno che ricostruirla in studio. La stessa casa è ancora di loro proprietà e la rivedremo in L'orto americano, il suo nuovo film che sarà girato a novembre 2023