Non troppo entusiasmante questa trasposizione dall'omonimo romanzo di Bukowski. Ottimo il cast, con un Ben Gazzara perfetto e un'indimenticabile Ornella Muti. La regia di Ferreri è sicuramente elegante ma anche incapace di creare coinvolgimento. Nonostante qualche segmento interessante il film non decolla. Deludente anche dal punto di vista dell'erotismo.
Prometteva bene (il nome del regista ed il romanzo di Bukowski), ma la realizzazione è stata inferiore alle attese. La galleria di reietti divorati dalla solitudine e votati all'autodistruzione non è resa male ma sa un po' troppo di maniera ed anche il presunto maledettismo è di facciata. Eccellente Ben Gazzara. La Muti offre la sua parte migliore che è anche la più espressiva.
Filmaccio, ma qualcosina da salvare c'è; tipo l'interpretazione di Ben Gazzara e il di dietro, molto anni '80, della Muti. Per il resto non ci siamo proprio: niente di erotico e niente di coinvolgente a livello di regia o fotografia. D'altronde anche l'ambientazione scelta è desolante. Dedichiamoci ad altro.
Dal romanzo del poeta maledetto, il film si dipana in un vortice di alcolismo e di sesso, corredato peraltro da immagini poetiche che rasentano la farneticazione. Valido come sempre Ben Gazzara, ma solo patinata è Ornella Muti. La narrazione è sempre interessante e non emergono pressoché mai i momenti di noia. Ferreri elabora dignitosamente quanto scritto da Bukowski.
Bukowski, dopo la proiezione, alla prima si alzò e urlò "buttatelo nel cesso". Immagino sentisse la sua pagina tradita. In effetti è un film alla Ferreri che di Bukowski ha ben poco. Non dispiace il ritratto di una certa desolazione metropolitana, simile al ritratto di quella italiana tipica del regista, periferica e mondezzaia. La Muti è una statua, non solo di bellezza ma anche in recitazione. Momenti riusciti, un Gazzara ottimo. Forse troppo esaltato all'uscita e troppo criticato oggi. Comunque di Bukowski non c'è molto. Ferreri raccontò che lavorò con lo scrittore a base di sbornie di vino bianco caldo.
Fin dal titolo Ferreri vuole descriverci la sua visione di un quotidiano pessimisticamente squallido, cercando di trasmettere un certo senso di smarrimento. Lo fa in modo disarticolato ma non sprovveduto, con un film necessariamente lento e rarefatto che però rischia di annoiare. L'analisi delle debolezze della mente umana si concentra sulle pulsioni psico-erotiche.
Il film si concentra su una raccolta di racconti di Bukowski tra i quali su tutti spicca "la piu bella donna della città", che fa da scheletro portante di tutta la sceneggiatura. Bravo Ben Gazzara, ma difficile capire perché un personaggio di un racconto debba essere messo in scena prendendo come ispirazione caratteriale lo scrittore; in ogni caso il personaggio è riuscito, meno quello della Muti, espressiva esteticamente ma non troppo nella performance. Ferreri non riesce nella rappresentazione dell'erotismo ma nella confezione poetica sì.
Chi cerca le atmosfere malsane e strafottenti di Bukowski in questo film di Ferreri tratto da quattro suoi racconti rischia di rimanere deluso. Il regista sposta l'ago della bilancia dalla sua parte, scrivendo una sceneggiatura che trasforma le urla in mezze parole in cui lo sprezzante eroismo bukowskiano si carica di dubbi esistenziali che appartengono solo al regista. Gazzara si muove bene fra le pagine del libro e quelle del copione, trascinandosi dietro la Muti, la Tyrrell e la bravissima Tanya Lopert. Splendida fotografia di Tonino Delli Colli.
MEMORABILE: Padre e figlio che picchiano selvaggiamente Gazzara con le mazze da baseball perché ha dormito nella loro auto: "Dai papà, lascia che lo ammazzi!".
Poeta conferenziere scrive ossessionato dalle donne e dall’alcol. Nei brani affrontati si narra di un angelo perduto nel sogno americano: una ricerca d’amore che porta unicamente alla morte. Regìa poco dinamica che descrive la sconfitta di un eccellente Gazzara e di un’autolesionista Muti (penalizzata dal suo doppiaggio). Buona fotografia per gli ambienti da bassifondi e per gli atti d’amore morbosi e passionali.
MEMORABILE: Lo stile; Il bacio della grassa signora; La testa nel ventre; Il bambino con la mazza.
Solido film di Marco Ferreri, che esplora il mondo di Bukowski in maniera efficace, favorito dall'avere un Ben Gazzara che è non solo bravo come di consueto, ma pure adatto alla parte. Al suo fianco scompare la Muti, decisamente (ma non sorprendentemente) non all'altezza, non tanto del protagonista, ma in assoluto. Per di più, autodoppiandosi, di certo non migliora la sua prestazione, anzi. Perfetti i volti degli altri, fra le quali una Tyrrel che marcia come una vettura di Formula Uno e la Berger, che ha lavorato pure con Massaccesi. Efficace pure la Lopert.
MEMORABILE: Il protagonista getta via le lattine di birra e la sua grande occasione.
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