Un Carlo Giuffrè meno “pecoreccio” del previsto per una commedia solo marginalmente legata alla politica (nonostante il gioco di parole del titolo) e ambientata a Siena. Nel capoluogo toscano Giuffrè è avvocato e onorevole che, consigliato dal cugino Enzo Cannavale, medita di cambiare partito e passare alla sinistra. Per questo deve lasciare l'amante nobile Martine Brochard che lo screditerebbe agli occhi del proletariato. Lei, per vendicarsi, consigliata a sua volta dall'amico di casa Renzo Montagnani, assume la giovane prostituta Cinzia Monreale (uno splendido corpo che la ragazza non si fa problemi a esibire integralmente) perché lo seduca e lo smascheri in pubblico. Ma lui è sorprendentemente...Leggi tutto refrattario, tanto che la Monreale - come quasi sempre capita in questi casi - se ne innamora. Un copione meno incline (nonostante le apparenze, visti i nudi in quantità) alla facile volgarizzazione delle battute. Giuffrè prova a contenersi, a dare una certa dignità al suo personaggio e a formare con Cannavale una simpatica coppia comica. Con la Monreale è invece seducente e mostra le sue qualità di attore brillante e capace. I difetti stanno nella modestia di soggetto sceneggiatura, nonché nella regia anonima di Franco Rossetti, che non è in grado di vivacizzare la storia come dovrebbe. A causa di ciò il film si fa presto piuttosto noioso, con un finale “a sorpresa” sfruttato male. Montagnani si vede poco, le due donne si mostrano con generosità e Giuffrè, così misurato, finisce per deludere i fan. Assistente alla regia è un giovanissimo Carlo Verdone, che fa anche una minuscola comparsata: lo notiamo (dopo un'ora di film) al banco del bar Nannini dietro Giuffrè e Cannavale.
Una delle tante commedie sexy anni 70; è un film dignitoso, piacevole e abbastanza divertente. Nudissima una giovanissima Cinzia Monreale ma anche la Brochard ci concede un nudo integrale. Esordio assoluto per Carlo Verdone che è assistente alla regia e che fa una comparsata in un bar dove vanno Cannavale e Giuffrè. Si parla di una versione del film ancora più spinta e per questo la Monreale sembrava un po' preoccupata... (Martine Brochard da Cine 70 n.6)
Il regista della Cavalla tutta nuda porta sullo schermo una commedia ben costruita (i dialoghi sono curati da Francesco Milizia) e resa gradevole dalla presenza (spesso nuda) della piacevole Cinzia Monreale (poi vista in Buio Omega, L'aldilà e in un altra manciata di horror massaccesiani). Oltre al debutto di Verdone, va segnalata la convincente prestazione offerta da Giuffré e il (sempre) esilarante ruolo di Montagnani. A suo modo, oltre al divertissement, il film tenta un approccio "politico", pur sempre modico, ma presente...
Spottistico. Commediola per e con Giuffrè, che, se non fosse ipotesi assurda, si potrebbe ipotizzare commissionata dall’Azienda di Promozione Turistica della città. Si basa su una sola idea buona, che rischiara la parte centrale del film, in corrispondenza di arrivo e prima “rivelazione” della Monreale. Poi il film si avvita un po’, cercando un secondo colpo di scena che funziona assai meno del primo. Giuffré fa ciò che gli viene chiesto, mal sfruttati la Brochard e (ancor meno) Montagnani, così così Cannavale. Bruttino. Comparsata di Verdone.
MEMORABILE: "E' l'aratro che traccia il solco, ma è il Sindacato che lo difende!"
Uno dei tanti filmetti-pretesto per mostrare le bellezze di turno senza veli, che riesce almeno a tenere un piede fuori dal banale. Il solito erotismo casereccio è inserito in situazioni che strappano qualche risata, col collaudato duo Montagnani- Cannavale a proprio agio. Simpatica la trovata della "puttana vergine". Curioso poi che un film con poco senso facia riferimento a Senso, col personaggio della contessa Serpieri che nel film di Visconti era di Alida Valli. **
Non malaccio, considerando anche che lo stesso regista è "colpevole" della regia del pessimo Una cavalla tutta nuda. Discreta commedia sexy, con un valido cast sia maschile che femminile, su tutti la interpretazione dell'ottimo Giuffrè e della bella Monreale.
Commedia sexy a tutti gli effetti, nonostante una parvenza di critica sociale e politica ben interpretata dalla coppia Giuffrè-Cannavale, che mostrano un certo contegno nonostante l'esibizione costante di nudi e atti sessuali. Il film si perde proprio in questa morbosa sceneggiatura, che vorrebbe proporre la Monreale come una verginella adolescente da un lato, prostituta abile e con tendenze lesbo dall'altro. Il finale scade nel ridicolo, con dichiarazioni a dir poco imbarazzanti se non proprio comico-demenziali.
Simpatica e divertente commedia sexy anni 70. Il film, pur non essendo un capolavoro, sa ben coadiuvare nudi da urlo con scene assai divertenti e altre amarognole. Il film funziona principalmente per un ottimo e istrionico Carlo Giuffrè, il quale regge praticamente da solo il film; funzionano anche Cannavale e Montagnani, bellissime le frequenti nudità della splendida Cinzia Monreale (anche se Martine Brochard ci concede un nudo da urlo). Apparizione per un giovanissimo Carlo Verdone. Non male.
Il film segue quel filone scollacciato che tanto andava di moda all'epoca. Si ride poco e bisogna dire che l'occhio, a parte qualche nudo piuttosto fugace, gode pochetto. Montagnani solito istrione, Giuffré esagerato, Cannavale annacquato e piuttosto sprecato. L'idea non sarebbe male ma non parliamo di satira politica riuscita. Si può perdere.
MEMORABILE: Il nudo della Monreale davanti a Giuffrè; Gli schiaffoni presi da Montagnani.
Tra le numerose commedie del genere sexy è senza dubbio una delle migliori realizzate, grazie soprattutto al sapiente dosaggio di trivialità e comicità pura. A un Giuffrè notevolmente ispirato viene affiancato per l'occasione il validissimo Cannavale, qui nei panni del cugino. Per gli appassionati c'è un piccolo cameo di Verdone al Bar Nannini. Prova incolore per Montagnani.
Divertente commedia sexy all'italiana; sfornata - in piena estate calda del genere - con disinvolta cialtroneria socio-politica e moderata audacia nel celebrare lingerie, nudi e scene provocanti (generosa, bella e sensuale Cinzia Monreale; martine Brochard si concede a piccole dosi ma sempre con eleganza). L'insieme è curioso, sguaiato ma senza volgarità gratuita e/o vacuo e triviale teppismo umoristico. Tra i maschietti Giuffrè tiene banco, coadiuvato da Cannavale; Montagnani è defilato ma ogni sua battuta, come sempre, marca il territorio.
Le ambizioni politiche di un avvocato dongiovanni sono turbate da un tranello escogitato dall'ex amante. Un'estiva e solare Siena fa da suggestiva cornice a una vicenda vagamente pruriginosa in linea col filone "sexy di provincia" coniugato alla commedia degli equivoci. Il regista riesce se non altro a fornire stile e una certa singolarità (a partire dall'insolita ambientazione toscana) a una storia altrimenti assai scarsa ma in parte sostenuta dalla professionalità di Carlo Giuffrè. Debutto "in lingerie" per l'allora filiforme Cinzia Monreale.
La satira politica che sembra emergere nelle prime scene viene stemperata in favore di una farsa che non sbraca ma non diverte davvero; viene data poca varietà alla relazione tra Giuffrè e la Monreale, che dopo l'iniziale impostazione rimane debole e poco significativa per essere il fulcro centrale. Si pone troppo l'accento sui monumenti, mostrati in lungo e largo, stupefacenti quanto si vuole ma che appaiono come un comodo riempitivo. Montagnani purtroppo relegato in secondo piano. Regia di mestiere per un film lasso.
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Dice Carlo Verdone, sul set impegnato in qualità di aiuto regista:
Franco Rossetti era un caro amico di mio padre. Non era soltanto il regista di questo film, che in un primo momento avrebbe dovuto chiamarsi Dimmi che illusione non è, ma era anche lo sceneggiatore (...)
In realtà era un susseguirsi di scene erotiche (...) Vidi in macro-zoom le parti intime dell'attrice. "Me cojoni!" esclamai.
Fonte: Fatti coatti di Carlo Verdone e Marco Giusti
Come fa notare Samuel1979 (che ringraziamo per il fotogramma), il giovanissimo Carlo Verdone fa anche una comparsata nel film all'interno del Bar Nannini:
Qualche immagine dall'edizione citata, più che altro perché il film è pieno di location.
Come già detto è stato girato a Siena.
Si notano interni e locali (tipo la Pensione Mimosa).
Inoltre, la Monreale, è di un bello che turba...
Nella scena finale del ballo, girata a Siena all'Accademia dei Rozzi, vi sono generici fatti venire appositamente da Roma, come Teresa Rossi Passante, Anna Maria Perego e Rossana Canghiari (foto). Per quanto le loro apprizioni nei mille film in cui sono presenti siano spesso fugaci, sono riconoscibilissimi perché se in un film italiano degli Anni Settanta e Ottanta c'è un party, li troviamo invariabilmente nel gruppo dei convitati!
B. Legnani ebbe a dire: Nella scena finale del ballo, girata a Siena all'Accademia dei Rozzi, vi sono generici fatti venire appositamente da Roma, come Teresa Rossi Passante, Anna Maria Perego e Rossana Canghiari (foto). Per quanto le loro apprizioni nei mille film in cui sono presenti siano spesso fugaci, sono riconoscibilissimi perché se in un film italiano degli Anni Settanta e Ottanta c'è un party, li troviamo invariabilmente nel gruppo dei convitati!
Rossana Canghiari:
C'è una spiegazione alla vistosa stranezza quotata in corsivo. Dice Rossetti: "A Siena non abbiamo potuto trovare comparse. Avevo due assistenti che erano completamente incompetenti. Uno era Carlo Verdone ecc. ecc." (Nocturno, numero 189, pagina 95)