Ritornano quelli della calibro 38, sì, ma - sorpresa - non sono più loro. Degli eroi del film di Dallamano non è rimasto nessuno e il posto di Marcel Bozzuffi è preso da Antonio Sabato, che guida insieme al collega Giampiero Albertini le indagini contro un pericoloso racket di bombaroli. L’inizio è molto teso, con un ritmo che sembra promettere bene e l'immancabile spottone per il J&B: due criminali entrano in un locale e chiedono due bottiglie di J&B. Glielo danno e i due, prima di fracassarle, si complimentano per il fatto che sia invecchiato dieci anni! Il boss del racket questa...Leggi tutto volta è Luciano Rossi, che gira in Rolls Royce e cappottone, ma l'impressione di una gang ben organizzata i suoi non riescono proprio a darla. Anche perché ad essere sgangherato è l'intero film, diretto senza troppa voglia da Giuseppe Vari; comunica un forte senso di squallore, se pur non possa dirsi completamente fallimentare. In fondo segue diligentemente le linee guida del genere e v’inserisce pure un pizzico di giallo rubato all’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO (la telefonata col rumore misterioso, ma qui si capisce subito cos'è). Nessuna scazzottata, una volta tanto: si passa subito alle armi da fuoco! Dagmar Lassander entra in scena e la scena dopo è già nuda a letto con Sabato (deve essere un record o qualcosa del genere). Finale tirato via e non molto credibile, con un epilogo che vorrebbe dire e invece non dice. S’è comunque visto di peggio, in giro.
Poliziottesco minore nel variegato panorama del genere. Lo sviluppo narrativo non offre grandi novità e i protagonisti non sono certo i mostri sacri del genere. Sabato mostra la sua consueta espressione mentre Rossi da scagnozzo a boss non è credibile e sembra non ci creda nemmeno lui. La Lassander mostra le sue grazie ma non basta.
Al posto del solito commissario c’è un maresciallo altrettanto ferreo, ma la trama non ha nulla di nuovo dire e non devia dagli schemi tipici di ogni poliziesco coevo; anzi, il finale con la scolaresca presa in ostaggio rimanda chiaramente ad Italia a mano armata, uscito l’anno prima. Il film si lascia comunque vedere per la sua semplicità e scorrevolezza e per il nutrito cast, con un Luciano Rossi assurto a boss del racket e il deus ex machina Max Delys.
A dispetto del titolo, non è un sequel del precedente Quelli della calibro 38. Una plumbea Roma pre-natalizia è lo sfondo di una trama ormai più che sfruttata, anche se la sceneggiatura conserva comunque una sua logica e lascia persino trapelare una certa malinconia di fondo. Vari ha poi il merito di dirigere le sequenze d'azione mantenendole nei limiti della credibilità. Pur con qualche riserva, Sabato si rivela un buon protagonista; la Lassander è deliziosa come sempre, ma qui (a parte l'immancabile scenetta di nudo) ha veramente poco da fare.
Sfruttando il titolo Quelli della calibro 38 ci viene riproposto l'ennesimo poliziesco poveristico né carne né pesce. Il cast non è da buttar via, ma il film scorre abbastanza noioso e senza idee. Voto strameritato... Due soli pallini e mi tengo pure largo.
Violento e spietato in tutto e culturalmente non direbbe nulla di nuovo. Ma l'efferatezza del racket dalla prima, memorabile scena e le due morti femminili che sono vere e proprie esecuzioni, un certo segno lo lasciano. E anche le forze dell'ordine non son da meno, vedi il capellone-cecchino. Stratosferica la prima, gigantesca, segreteria telefonica.
Poliziottesco di serie B che, pur restando sui classici canoni del genere scorre via senza grossi spunti e appare scontato in diverse situazioni. La figura del maresciallo interpretata da un buon Sabàto appare arrendevole di fronte a un'esagerata violenza gratuita. Inutile il ruolo della Lassander.
Anche con tutta la buona volontà questo film non merita più di un pallino. Non che il precedente film di Dallamano fosse un capolavoro, ma almeno si lasciava vedere; in pogni caso questo di Vari non ha niente a che vedere con quello (se non la somiglianza del titolo). Realizzato con un budget modestissimo, inizia come una storia sulla piaga del racket e finisce in tutt'altro modo.
A chi piacciono i poliziotteschi piacerà anche questo: non manca nulla, dalle sparatorie alle castronerie (ciechi che riconoscono il sonoro di una partita di tennis!) al duro e puro (Sabato) sino alla scena ad alta tensione (la scolaresca rapita: "Vojo mamma" e giù lacrimoni). Tutto è facile, piccolo e grossolano, ma cosa importa la qualità quando c'è il calduccio dei luoghi comuni e della nostalgia? Efficace, al solito, Albertini, meno convincenti gli altri.
Polziottesco senza troppe pretese che ripercorre senza strafare i maggiori tòpoi del genere. L'impegno degli interpreti e il mestiere del regista riescono a evitare gli errori grossolani e le pacchianerie delle produzioni a basso costo e il film, pur non essendo un capolavoro, riesce a farsi seguire fino in fondo senza grossi problemi, grazie anche a un buon ritmo e a qualche discreta scena d'azione. Sabato e Albertini sono i migliori del cast, mentre la presenza della Lassander è decorativa. Chi ama il genere può guardarlo.
MEMORABILE: L'interruzione della processione durante l'inseguimento.
Il titolo si riallaccia al precedente al solo scopo di far da specchietto per le allodole al botteghino; infatti non ha nulla in comune con il pur modesto antecedente girato da Dallamano. Ritmo morboso e storia di massacrante prevedibilità. Nemmeno i muscoli e la buona volontà di Sabàto riescono a evitare il flop assoluto. Non si capisce chi possa aver affibbiato il ruolo del boss a Luciano Rossi... Colonna sonora piatta, senza slanci né pathos.
Giuseppe Vari HA DIRETTO ANCHE...
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HomevideoZender • 1/11/08 14:31 Capo scrivano - 47698 interventi
Direttamente dalla fondamentale Geppo collection di Germania un'altra chicca vera: la Cinehollywood di Ritornano quelli della calibro 38!
MusicheEllerre • 7/05/10 17:00 Call center Davinotti - 1203 interventi
Assieme al Commissario di ferro (1978) Lallo Gori si diverte a sperimentare in questa OST curiose miscele di suoni di tastiera accompagnate dalla batteria.
Riferimento discografico: Lallo Gori, Ritornano quelli della calibro 38 - Il commissario di ferro, Beat Records.