Amici in giro per Bologna e altrove (le cavedagne sono sentieri di campagna) proiettati verso la vita e i propri desideri, in un film autoprodotto e girato con pochi mezzi tecnici. L’impegno è encomiabile, i personaggi riflettono vagamente il senso di spaesamento sociale delle generazioni "di mezzo" dei nostri tempi, ma il risultato rimane sostanzialmente ingenuo con punte goliardiche e battute rese simpatiche più che altro dalla cadenza emiliana della parlata.
Prima di ogni cosa sarebbe opportuno sapere che studi hanno fatto i registi. Divertente suo malgrado, presenta un tessuto narrativo irrilevante e un parterre di personaggi allo sbando. Pretenzioso nelle intenzioni, sincero e genuino quanto si vuole, si traduce in un lavoro modesto e a tratti imbarazzante, vuoi per l'uso di un ilare dialetto, vuoi per sequenze slegate e fini a se stesse. Rasenta il ridicolo in varie scene. Presenta un buon commento musicale e un finale didascalico e troppo metaforico. Nulla a che fare col cinema d'autore.
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il film è stato proiettato per più di sei mesi presso la sala Officinema di Bologna, ogni martedì sera, divenendo un vero "film di culto", visto da quasi 4000 spettatori. Tra i più felici frutti del nuovo cinema autarchico italiano...