Dopo il notevole successo ottenuto con LA POLIZIA INCRIMINA, LA LEGGE ASSOLVE, Enzo G. Castellari ci riprova. Richiama il sempre bravo Franco Nero e gli cuce addosso un nuovo personaggio, rifiutandosi giustamente di imprigionarlo nel cliché del commissario senza macchia e paura (cosa che purtroppo capiterà invece a Maurizio Merli) e cambiando l’ottica: ora l'ingegner Carlo Antonelli, il protagonista, è un cittadino come molti altri, vittima in banca di una feroce aggressione da parte di tre rapinatori che lo prendono pure come ostaggio. Pestato e liberato, Antonelli medita una vendetta privata...Leggi tutto perché la polizia, cui si rivolge (impersonata da Renzo Palmer), sembra incapace di intervenire senza prove certe. Per raggiungere il suo scopo pedina e ricatta un ladro da quattro soldi, che finirà per diventare suo amico. Castellari propone una figura diversa dal giustiziere alla Charles Bronson (uscito in America solo pochi mesi prima), perché Antonelli non si limita a girare per le strade uccidendo più criminali possibile ma intreccia rapporti con la malavita, rendendo la vicenda meno superficiale. Certo la sceneggiatura non brilla come nel precedente LA POLIZIA INCRIMINA e nonostante Castellari cerchi di velocizzare il ritmo ritentando la carta della traccia audio relativa a immagini successive o precedenti sovrapposta a quelle che passano sullo schermo in modo da riempire ogni scena con qualche frase, qualche momento morto c'è. Nero è bravo, ma non basta. Musiche dei De Angelis di nuovo fondamentali e finale, nel magazzino, tesissimo.
Un film veramente ottimo con un protagonista (Franco Nero) molto credibile. L'esasperazione viene portata al massimo: un uomo è costretto a subire prepotenze ed angherie; stanco di credere in un sistema che non gli garantisce l'incolumità decide di farsi giustizia da sè. Pellicola sicuramente di attualità, affronta di petto le problematiche e le mette a nudo senza mezzi termini. Da vedere assolutamente.
Sulla scia del Giustiziere. Accattivanti movimenti della macchina da presa, ritmo e inseguimenti come si deve. Chi fa il film (che è corretto e nulla più) crede in quello che fa, anche quando gli snodi sono incredibili o banali (la fuga dalla botola…), giocando la carta dell’immedesimazione dello spettatore, tenuto desto da un bel montaggio. Una parte del finale ricorda un celebre momento di Full metal jacket. Notevole la colonna sonora dei De Angelis.
Castellari è regista particolarmente versato ai film d'azione, siano questi polizieschi, western o thriller (in senso lato): ne Il Cittadino si Ribella utilizza al meglio il discreto gruppo d'attori, impreziosito dall'ottima performance di Renzo Palmer e dalla adeguata prestazione dell'icona (del genere) Franco Nero. Il plot è tutto aggrovigliato attorno al banale soggetto della "vendetta" oltre la giustizia (tema del periodo e non solo) e l'azione, specie in chiusa, si apparenta al Cane di Paglia diretto da Sam Peckinpah. Frenetico.
MEMORABILE: Un colpo di pistola raggiunge i genitali del bandito: topos e cifra stilistica del regista...
Buon poliziesco all'italiana girato dall'abile Castellari. La trama non è particolarmente "ispirata" ma il film è girato bene, coinvolge, è recitato degnamente e ha buone musiche dei fratelli De Angelis. In più, per me che sono genovese, è girato nella mia città. Occhio: non siamo davanti ad un capolavoro ma sicuramente a un buon esempio di cinema di genere.
Film capostipite, molto al di sotto di standard accettabili di verosimiglianza, ma che compensa ampiamente sul versante spettacolae, confermando la perizia di Castellari, una spanna (abbondante) sopra la media anche di pur bravi colleghi non solo italiani. Grande performance, anche fisica (ma con l'aiuto di Rocco Lerro, stunt di fiducia di Castellari) di Franco Nero, bravo a tratteggiare anche le vigliaccherie del personaggio, per una volta sopportabile Giancarlo Prete, trucidissimi Puppo, Neno Zamperla e Vanni. Caposaldo
Quando la Polizia ha le mani legate e in realtà non riesce ad essere al servizio del cittadino, ecco che il cittadino si ribella. Non un film tra i miei preferiti, paga la mia idiosincrasia verso Franco Nero (sempre troppo sopra le righe, nella recitazione). Buona l'idea del cittadino giustiziere senza la violenza del Bronson ma che conduce l'indagine come avrebbe dovuto fare la Polizia, qui rappresentata nella sua inettitudine (e forse corruzione) da un ottimo Renzo Palmer. Bella anche la storia di amicizia tra Nero e il piccolo criminale Tommy.
Ottimo film, uno dei migliori polizieschi dell'epoca e il migliore di Castellari dopo Il grande racket. La trama è veloce e avvincente e tiene col fiato sospeso per tutta la durata. Ottimamente caratterizzati i personaggi dei due protagonisti, molto meno quello della ragazza di Franco Nero. Straordinaria la regia e bravi gli attori. Buone le musiche dei fratelli De Angelis.
Per molti un capolavoro, per il sottoscritto un'opera veramente deludente. Si inserisce, almeno in parte, sulla scia de Il giustiziere della notte di Bronson, ma poi prende percorsi diversi. Il personaggio interpretato da Nero, infatti, è deciso ad avere la sua giustizia ad ogni costo, ma al primo cenno di reazione da parte dei malviventi scappa. Cosa che il compianto Bronson/Kersey non faceva. A parte questo, la storia non regge e la regia di Castellari non è granché. Del cast si salva solamente Renzo Palmer. Nero fuori parte.
Odissea di un poveretto (Nero), che ha la malaugurata idea di cercare di farsi giustizia da solo, visto che la polizia latita e e il commissario di turno non si sbatte più di tanto. E' un buon poliziesco, qua e là un po' esagerato (calca la mano), ma sorretto da un buon ritmo e da attori più che accettabili, anche se i cattivi sono così spietati da risultare quasi eccessivi. Non mancano di certo le pistolettate e le mazzate. Finale da resa dei conti western. Merita.
MEMORABILE: Le leggi sono come le ragnatele: prendono i moschini, ma sono sfondate dai mosconi.
Un poliziesco sui generis, in cui il protagonista non è il solito commissario di ferro, ma l’uomo qualunque che lotta disperatamente per difendere la sua vita e il frutto del suo lavoro: e Nero ne traduce con fedeltà il carattere, apparendo sì arrabbiato, ma anche comprensibilmente ingenuo, imprudente e maldestro, tanto che la sua vendetta arriva molto tardi. Prete, nel ruolo della sua vita, impersona un ladruncolo assennato e redento. Sequenze d’azione crude e realistiche, commentate dalle musiche intense e malinconiche dei De Angelis.
Discreto poliziottesco decisamente superiore alla media del genere non tanto da un punto di vista narrativo (il cui spunto è abbastanza usuale) quanto piuttosto da quello visivo e spettacolare, che conferma come Castellari non sia un regista come tutti gli altri. Coinvolgente ed abbastanza divertente, contiene alcune scene molto belle, girate davvero bene (come tutta la parte finale). Gli amanti del genere apprezzeranno non poco.
Pregevole. Quando la Polizia, per inettitudine o corruzione, non riesce ad essere al servizio del cittadino, il cittadino si ribella e conduce personalmente l'indagine. Buon ritmo e inseguimenti efficaci. Franco Nero è credibile. Castellari è certamente portato per i film d'azione e questo, girato a Genova, è uno dei suoi migliori.
Un cittadino semplice decide di vendicare l'umiliazione subita durante una rapina: questa scelta sarà giustificata e contrariata nel corso dell'opera. Buono il cast e azione in quantità. Il ritmo è quello giusto, con un cast all'altezza e una convincente colonna sonora in sottofondo. Qui la storia è un po' più realistica dato che il protagonista ogni qualvolta si trova davanti gli antagonisti crepa di paura (a differenza del compianto Bronson). La scena nel capannone è da antologia.
MEMORABILE: La sequenza iniziale con i titoli di testa.
Franco Nero è un cittadino che, preso in ostaggio e picchiato da rapinatori, si vendica a modo suo (la Polizia non si muoveva...). È inutile dire che Castellari è uno dei maestri del genere e che qui si vede molto la sua mano. L'unica pecca è che Nero non è contornato da attori alla sua altezza. La storia è accompagnata da una bellissima colonna sonora dei De Angelis. Finale da Far West.
Non bello quanto Il grande racket, ma ottimo comunque. Puppo, Vanni e sopratutto Zamperla nella parte dei delinquenti più bastardi del cinema di genere. Franco Nero giganteggia e Prete, piuttosto mediocre in altri film, qui se la cava alla grande. Ottimo poliziesco, belle scene d'azione, grande Castellari.
MEMORABILE: Le varie frasi in genovese sopratutto quando Castellari dice a Vanni dove mettere la pistola.
Grandissimo poliziottesco del periodo d'oro. Brillano Franco Nero (in un ruolo difficile) e Prete, ma anche i tre malviventi se la cavano molto bene. La storia è abbastanza originale e si differenzia dal resto dei poliziotteschi con Milian, Merli & co. grazie ad alcune riflessioni sulla connivenza tra polizia e malavita, oltre a mettere in scena personaggi più credibili e umani del solito (specialmente il protagonista). Ottime le scene d'azione, bella l'ambientazione genovese, da antologia il finale nel capannone. Per me un cult assoluto.
Film riuscito (Castellari era un vero maestro in questo genere), ma a non funzionare è proprio Franco Nero: sopra le righe, fuori copione, schizofrenico, dialettale e ingenuo, soprattutto nelle espressione quasi pop. Tuttavia io non boccio nessuno: la figura di Giancarlo Prete ed il duo Vanni-Puppo non fanno rimpiangere il tempo "perso" per la visione di questa pellicola.
Squadra che vince non si cambia, dunque: Castellari, a Genova, con Franco Nero, sulle note dei F.lli De Angelis. Padronanza dell'azione spettacolarizzata a livelli eccelsi, perfino con più mezzi del solito (c'è addirittura una Ford Mustang!). Nero è buono nella parte del borghese pavido e impreparato allo scontro. Meno convincenti i risvolti drammatici, come l'amicizia con il ladruncolo. La regia sicura (inquadrature sbilenche, ralenty, montaggio serratissimo) riscatta una sceneggiatura spesso approssimativa e inverosimile.
MEMORABILE: Franco Nero che "scopre l'arma" trovando una pala, quasi come la scimmia con la clava nel prologo di 2001 Odissea nello spazio.
La risposta italiana a Bronson, vede Nero protagonista assoluto della pellicola. Dopo un serrato quanto efficace inseguimento iniziale, il film, perde un po' il suo appeal, nel vedere le umiliazioni subite da un povero diavolo. Tuttavia la solida regia di Castellari avanza senza indugi e conduce ad un ridondante finale.
Il primo vero Death wish all'italiana. L'intro è da pelle d'oca: un montaggio superlativo di sequenze violentissime, senza dialoghi e ralenties palpitanti, esaltati dal crescendo inarrestabile del brano Goodbye my friend, cantato da Susy & Guy. Tutto il resto è invece da dimenticare. Il film di Castellari mi ha sempre irritato a morte, causa principale un Franco Nero talmente ridicolo nella recitazione e piagnone nelle sue patetiche smorfie di sofferenza da sembrare, più che la versione italica di Bronson, il fratello mingherlino di Fantozzi, come sembrano susssurrare l'ambientazione genovese e la comparsata di Mauro Vestri. Un'occasione malamente sprecata.
MEMORABILE: Tutta la sequenza introduttiva, con l'incalzante opening theme dei fratelli De Angelis.
Per smarcarsi a sinistra, Castellari fa del suo giustiziere della notte il figlio di un caduto della Resistenza, ma l'ambiguità ideologica del film si risolve senza dubbio in un'esaltazione della singolarità reazionaria come unico contraltare ad una giustizia fallace. Il film si riscatta grazie al montaggio frenetico e al realismo quasi iperbolico della violenza, contaminato da qualche tocco western. Nero recita costantemente sopra le righe e dopo un po' diventa irritante, molto bravo invece Giancarlo Prete.
MEMORABILE: "Non so se affidarmi ad un avvocato o ad un medico. Sarebbe come scegliere fra la borsa e la vita!"
Atipico, poiché l'azione e l'indagine sono solo delle componenti minori. L'indignazione e la violenza vengono comunque da fuori e non dal cittadino che si ribella (che assolvo)! Fa arrabbiare l'impotenza, allora come oggi: forse le cose non sono cambiate più di tanto. Il civile borghese si incazza e reagisce come può e come riesce, maltrattato dal criminale ed ignorato dalla burocrazia autoreferenziale ed inefficiente, male alimentata dal sistema. Il tema musicale è da brivido e dopo la prima parte che carica arriva il discutibile sbotto finale.
Se è adrenalina che cercate c'è un solo regista italiano che ve la ammannisce in dosi massicce e non importune: il suo nome è Enzo G. Altra gran prova di stile del pugnace Castellari in un film che sviluppa non banalmente la tematica del giustiziere solitario, molto alla pàge (ma evidentemente anche sentita) nei bui anni 70. Il nostro riprende l'ambientazione genovese de La polizia incrimina e "muove" a velocità supersonica Nero (purtroppo non al suo meglio) tra carruggi e bassifondi. Adeguate interpretazioni di Prete e Palmer; che score i De Angelis!
MEMORABILE: I primi 15 minuti di montaggio frenetico, ineccepibile e sincopato coi titoli di testa che già "incornciano" il film.
A mio giudizio batte ai punti l'analogo prototipo americano - Il giustiziere della notte di Winner - per l'accortezza di accennare ad una pacata riflessione sui rischi della "giustizia - fai - da - te". Difficilmente lo spettatore può identificarsi con il malaccorto ed antipatico protagonista interpretato dal buon Franco Nero. Ricorrendo ad un'estetica da spaghetti - western immersa nella violenza più truce - forse fin troppo parossistica - Castellari padroneggia e ammaestra la materia incandescente per la gioia dei fans.
Il film si fa guardare bene dall'inizio alla fine, tiene col fiato sospeso e in certi momenti fa salire anche l'adrenalina nelle sparatorie e nelle cattiverie gratuite dei tre malviventi. Franco Nero è troppo bello per essere un cittadino qualsiasi, ma recita impeccabilmente e forse con una pedissequità che fa perdere un po' di naturalezza all'ingegnere; molto più reale è invece il personaggio (con tanto di accento romano) di Prete. Stona un poco il finale dolciastro. Buona la colonna sonora che aggiunge tensione a scene già sul filo del rasoio.
MEMORABILE: Il malvivente che insegue Nero in macchina. La sparatoria nel magazzino.
Poliziesco (d'ambientazione genovese) di buona fattura che attinge prontamente al fenomeno del Giustiziere della notte: pertanto la sceneggiatura gioca le carte del successo garantito a scapito dell'originalità (in definitiva è cinema popolare di consumo...). Film-chiave (e per certi versi il migliore) per il "baffuto dagli occhi di ghiaccio" Franco Nero che, resosi conto del ruolo a lui affibbiato, calca la mano con eccessiva enfasi drammatica atta a compiacere un pubblico di non molte pretese.
L'ottimo Franco Nero ci mette l'anima, ma il sentimento di ribellione su cui si basa il film sfocia in una confusa reazione a metà fra l'istintuale giustizia personale e l'adozione di un procedimento intelligente volto a smascherare l'inoperosità della polizia nei confronti della malavita. Nel complesso vivace, buono l'incipit baviano (Cani arrabbiati) e coinvolgente la colonna sonora dei fratelli De Angelis. Del tutto pleonastica l'alleanza fra i due personaggi a vantaggio di un intento pietistico estraneo al radicalismo del poliziottesco.
MEMORABILE: "Ma non lo capisci che l'unico modo di vincere la paura è fare quello di cui si ha paura?"
Questo non è un film, è un Manifesto, una vera e propria icona non solo della cinematografia, ma anche della cultura tout court degli anni '70. Il Soggetto parla chiaro: la società, di fronte al dilagare della violenza, non ha fiducia nelle forze dell'ordine. E agogna di farsi giustizia da sé. L'ostinazione filmicamente poco credibile del protagonista è da vedere come la metafora dell'esasperazione presente nell'animo della gente comune. Se non ci fosse stata la "voce di Palmer", questo film sarebbe stato sequestrato. Gli ultimi 20 minuti sono da antologia.
Giustiziere solitario? No davvero: questo è sì un "revenge movie", ma è anche, o forse soprattutto un "buddy movie"! La virile amicizia tra l'ex-rispettabile cittadino Nero e il ladruncolo Prete serve ad intensificare la partecipazione emotiva della spettatore meno smaliziato, alleggerendo nel contempo il messaggio, fortemente pessimista, del film. Film saggio ed equilibrato, dunque, che non radicalizza le istanze qualunquiste e forcaiole della "giustizia-fai-da-te"; la regia imprime un ritmo al cardiopalma, la colonna sonora è adeguatissima.
MEMORABILE: "Se ogni cittadino decidesse di farsi giustizia da solo, come si distinguerebbero i delinquenti dalle persone perbene?"
Ma quale giustiziere della notte all'italiana! Nero è lontano anni luce da Bronson: è molto più ingenuo e disincantato, otre che meno spietato e risoluto. Diciamo invece che questo è un ottimo noir, che le scene di azione sono garanzia di qualità del solito Castellari e che la storia appassiona il pubblico perché la figura del cittadino che si fa giustizia da solo è sempre accattivante. Bella anche la colonna sonora dei fratelli De Angelis con i tormentoni "Goodbye my friend" e "Drivin' all around". Grande anche Renzo Palmer, volutamente spocchioso.
MEMORABILE: Uno dei ladri, dopo aver bruciato il manifesto “Italiani ribellatevi!”: “...e ora ribellatevi a ‘sta minchiazza!”
Buon poliziottesco by Castellari che imprime il suo stile in certe sequenze ma, al contrario di altri suoi lavori, si mantiene sobrio e non ricerca la violenza fine a se stessa. I personaggi non sono un esempio di verosimiglianza ma funzionano: un Nero altamente frustrato ma sufficientemente imbranato, il ladro che non "ha mai ucciso nessuno" e il commissario di una polizia che, udite udite, per tutto il film non spara una pallottola.
Ancora Castellari a Genova. Questa volta Franco Nero veste i panni di un ingegnere testimone e vittima di una rapina in banca che vuole farsi giustizia da sè. Siamo ben lontani come risultato dal giustiziere della notte interpretato da Bronson. Nero appare sin da subito "abbondante" (nel senso di eccessivo) nella parte. Reazioni e modus operandi appaiono forzati e spesso fuori luogo. Il resto del cast invece si comporta bene anche se non è supportato da una sceneggiatura brillante.
MEMORABILE: Le battute in genovese che tradotte esprimono concetti poco eleganti ma senz'altro divertenti.
Un altro bel poliziesco degli anni 70, diretto con cura e un certo brio da Castellari. Franco Nero, il protagonista, è molto funzionale. Nel film sono presenti elementi di forte analisi sociologica e già il fatto del cittadino che si fa paladino della giustizia ne è già un segno. Nel cast di supporto rimane impresso un ottimo Renzo Palmer. Bella anche la O.S.T. dei fratelli De Angelis. ***
MEMORABILE: La sequenza iniziale; La sparatoria nel magazzino.
Film di denuncia con un memorabile Franco Nero. Teso, coinvolgente, con una storia un po' assurda ma credibile. Enzo G. Castellari è un maestro nelle scene d'azione e lo si vede benissimo. E' un po' surreale, ma riesce a colpirti. Giancarlo Prete e Renzo Palmer ottimi nelle loro rispettive parti. Colonna sonora veramente azzeccata. 3 palle e mezzo.
Giustiziere all'italiana riuscito soprattutto dal punto di vista dell'azione, di cui Castellari è un maestro (lo dimostra soprattutto nella bellissima sequenza finale nel magazzino). Buona la colonna sonora dei fratelli De Angelis, perfetto Franco Nero nella parte, ma bravo anche Prete a fargli da compare. Notevole.
Erano gli anni in cui la criminalità dilagante aveva creato un profondo malcontento - non la rassegnazione odierna - prontamente raccolto da sceneggiatori e registi che sfornavano i film del genere poliziottesco il cui "la" lo aveva dato il bellissimo La polizia ringrazia. Il film è un prodotto decoroso, confezionato con sicuro e indubbio mestiere e costituisce un prodotto che, come altri dell'epoca, può essere visto oggi come un documentario. Film attaccato dalla sinistra benpensante come pochi, piacevole.
Lo si potrebbe inquadrare come uno dei migliori e perfetti film di Castellari! Violenza, azione, humor nero e un po' di drammaticità. Franco Nero, nonostante non abbia proprio la faccia e il carattere da scatenare giustizia privata, non stona assolutamente! Si strizza l'occhio un po' al giustiziere della notte e lo si mescola al nostro buon poliziottesco all'italiana! Il risultanto non può essere che elettrizzante! Ottime le musiche dei De Angelis e bravo anche Giancarlo Prete. Gli ingredienti ci sono davvero tutti! Location genovesi suggestive!
MEMORABILE: La rapina in banca! Il finale nel magazzino!
Castellari cavalca un facile tormentone dell'epoca: la necessità dei cittadini di farsi giustizia con le proprie mani, vista l'impotenza della polizia. Franco Nero ha caratteristiche più umane dei vari giustizieri americani, ma il piano da lui ideato appare cervellotico e farraginoso, facendo perdere qualce colpo a un film che parte bene e culmina in un buon finale. L'aver presentato il protagonista come figlio di un martire della Resistenza non evitò le accuse della sinistra. Ben sfruttata l'ambientazione genovese; buono score dei De Angelis.
Castellari, dopo il riuscitissimo La polizia incrimina, la legge assolve, prosegue con successo il suo percorso all'interno del genere poliziottesco. Il protagonista del film è Franco Nero, come al solito perfetto nella parte dell'eroe che si fa strada da sé. In questo caso, però, la psicologia del personaggio principale viene delineata con maggior cura rispetto ad altri prodotti del genere e risulta essere in costante mutamento. La colonna sonora dei fratelli De Angelis è una garanzia.
MEMORABILE: La macchina che colpisce ripetutamente Nero girandogli intorno.
In questo poliziesco di Castellari più che la giustiza privata conta l'amicizia virile tra Nero e Giancarlo Prete, indimenticabile nel ruolo di Tommy, ladruncolo dal cuore sensibile che lo aiuta nelle ricerche. La bella di turno è Barbara Bach (futura Bond girl e moglie di Ringo Starr). Tripudio di ralenti e scene d'azione girate a Genova. Musiche dei fratelli De Angelis con il tormentone "Goodbye my friend".
MEMORABILE: La resa dei conti finale nel capannone.
La storia è quella del cittadino che si fa giustizia da sé, niente di nuovo sotto il sole. Castellari tira la corda delle emozioni alla sua maniera facendo leva sulla parte più torbida dell'anima. Il film funziona e il mestiere del regista garantisce un prodotto curato anche nei dettagli. Franco Nero forse un po' fuori parte, senza pistola. La violenza eccessiva di molte scene disegna un archetipo destinato a ripetersi all'infinito, con risultati quasi sempre meno lusinghieri. Per i simpatizzanti del genere è una specie di icona. Consigliato.
Castellari prende subito lo spettatore per... la gola: il processo di immedesimazione è istantaneo, il ritmo alto; poi, nella personale ricerca e trasformazione del protagonista, vi sono delle pause studiate in modo da arrivare alla sfida finale. Tra ralenti, primi piani sofferti, dialoghi taglienti e una colonna sonora che si erge a coprotagonista, lo spaccato di un disagio nazionale tuttora attuale. Il regista ci va giù duro anche con le istituzioni; più che un poliziesco infatti, il film rientra nel tema dei giustizieri solitari. Stupendo.
MEMORABILE: La chiave bloccasterzo; "La polizia si muove soltanto di fronte a un caso clamoroso"; Nero inseguito dall'auto tra la polvere.
Bisogna premettere che pare piuttosto inverosimile che un cittadino qualunque giunga alla conclusione di farsi giustizia da sè dopo essere stato preso in ostaggio da un gruppo di malviventi incappando perdipiù in una deriva ideologica-reazionaria mica da poco. Nonostante questo il film è risollevato dal solito approccio memorabile di Castellari (regista unico sotto questo punto di vista nel panorama italiano) alle scene d'azione e da uno score semplicemente memorabile. Franco Nero non lascia il segno come dovrebbe (appare anzi un po' fuori parte).
Se uno dei protagonisti, il più importante (Nero), è fastidioso nella sua eccessiva prestazione e non crea empatia, difficilmente il film coinvolgerà più di tanto. Per i cultori del genere, coloro che amano gli inseguimenti, le scazzottate e le sparatorie dove stunt rinomati forniscono prestazioni mirabili, rimane un film notevole, anche se oltre al motivo suddetto si aggiunge una storia poco credibile, con passaggi assolutamente incongrui. Rimane una confezione professionale, con un buon commento musicale. Figlio della sua epoca.
Celebrazione del cittadino che si ribella ai soprusi di un mondo in cui la violenza viene dal sistema non condannata e le ingiustizie incoraggiate. Ideologico nel suo messaggio, il film si caratterizza per scene d'azione costruite benissimo (Castellari è in ciò una garanzia) e per un canovaccio che mette l'azione al primo posto. Franco Nero con gli occhi umidi, stravolti o rabbiosi merita una citazione.
MEMORABILE: I titoli di testa, con le scene di crimini vari in sequenza; L'inseguimento dopo la rapina alle Poste.
Film massiccio, ben interpretato e diretto e con una colonna sonora incisiva. La trama ruota intorno a un uomo comune che cerca di farsi giustizia da solo, dopo aver sperimentato - a suo giudizio - la scarsa efficacia della polizia. Franco Nero (il cittadino) si allea così con Giancarlo Prete (un delinquente dal cuore buono) per braccare una banda di malviventi. Genova è assolutamente funzionale alla trama, con i suoi chiaroscuri sia territoriali che sociali.
Superficiale, approssimativo, pleonastico, tre aggettivi per apostrofare un film che di approfondimenti sociologici, psicologici e politici non ne ha, ma che arriderà a un pubblico che ama l'odore delle mitragliatrici e gli "scazzottamenti" fra macchine. Tutto in linea con le modeste capacità del protagonista, il solito Franco Nero, bello quanto decorativo. Molto meglio il co-protagonista, tale Giancarlo Prete, nel ruolo del delinquente romano dal cuore d'oro.
Il cittadino onesto interpretato dal bravo Nero si ritrova suo malgrado invischiato in una rapina con successivo rapimento che ne cambierà la vita. Bravissimo Castellari nel garantire un ritmo elevato alla pellicola e grande nel far trasparire lo stato d'animo del protagonista. Ottime le sequenze d'azione e alto il livello di violenza, qui mai gratuita. Ancora attuale.
Sorta di "manifesto" dei (mal)umori dell’”uomo della strada” (che qui è l’imperfetto, ma per questo realistico, Franco Nero) di fronte alla criminalità diffusa, mal gestita dalle forze dell’"ordine", impotenti se non conniventi. Castellari dirige con esperienza ed energia (sia pure presentando alcune situazioni improbabili e rendendo a tratti caricaturale la cattiveria dei malviventi), ritraendo a colori vividi i bassifondi di Genova. Tra i comprimari menzione d’onore per Prete, Puppo e Vanni.
MEMORABILE: L’incipit; La Regent blu di Franco Nero; Le espressioni dialettali genovesi; La resa dei conti nel magazzino; “Goodbye My Friend”; Il finale.
Davvero una piccola chicca questo dramma dove sono mescolati azione, critica allo stato sociale e reminiscenze western. Certo, non è sempre verosimile, ma si tratta pur sempre di cinema e Castellari è un bravo artigiano. Eccellente il lavoro dei De Angelis, autori di una colonna sonora dal ritmo incalzante e funzionale all’andamento concitato delle scene. E se William Lustig ha dichiarato di essersi ispirato a questo film per il suo Vigilante, allora qualcosa vorrà pur dire.
C'è poco da fare: piaccia o meno, Castellari si conferma uno dei migliori registi d'azione di sempre. In lui colpisce, peraltro, l'accuratezza dei particolari: non è mai sciatto. A distanza di tanti anni, inoltre, l'ideologia sottesa al film (il lassismo delle forze dell'ordine verso la criminalità) sembra più attuale che mai. Di destra o di sinistra? Castellari confonde le acque, con merito: il ricco giustiziere Nero è figlio di un partigiano e il ladruncolo suo compagno è un proletario. Un valore aggiunto le musiche dei De Angelis.
MEMORABILE: Nero inseguito dall'automobile; La sparatoria finale.
Poliziottesco decisamente atipico. Qui, infatti, il commissario di polizia non è assolutamente tutto d'un pezzo come Maurizio Merli insegna, ma un losco figuro che agisce affinché non cambi nulla. Per questo motivo Franco Nero, nei panni di un comune cittadino vessato dalla burocrazia e dai malviventi, decide di farsi giustiza da solo. La prima parte della pellicola è piuttosto banale, mal diretta, mal scritta e mal recitata. Il film decolla da quando Nero e Prete fanno squadra contro i tre delinquenti giungendo al finale tarantiniano e kubrickiano.
MEMORABILE: Il manifesto "italiani ribellatevi" prima irriso dai ladri e poi rabbiosamente distrutto da Franco Nero; Il sorriso sornione nel finale.
Grandioso poliziesco diretto con mano ferma da un Castellari in forma smagliante e interpretato dal bravissimo Franco Nero, mite ingegnere che si trasforma in vigilante metropolitano. Ritmo pazzesco, scene d'azione potenti, continui rimandi al western e una resa dei conti finale da brividi. Ottimo anche il personaggio di Tommy dell'intenso Giancarlo Prete.
MEMORABILE: La rapina all'ufficio postale; La frase finale: "Perché la gente è stufa, stufa...".
La forza del film è nelle scene d'azione, girate con mestiere temprato e piglio visivo estroso (mirabili l'incipit e tutta la parte finale nel magazzino, prodigiose le prodezze fisiche degli stuntman). La vicenda umana del protagonista è molto simile (o lo è tout court) a un pretesto per dare fuoco alle polveri dell'intrattenimento: inutile scervellarsi sul messaggio sociale (e politico?) sotteso, è figlio dei suoi tempi e lì resta confinato (più o meno). Inutile, anche, cercare raffinatezze di scrittura: non si troveranno.
Potenzialmente un grande Castellari, ma è un'occasione sprecata. L'inizio è tra i migliori del cinema italiano anni '70, un autentico pugno nello stomaco, con un ritmo inarrestabile e un montaggio molto moderno. Poi il tutto si affievolisce pian piano, complice un generale indebolimento della sceneggiatura e un Franco Nero qui assolutamente non all'altezza. Poi arriva il finale a salvare tutto con un paio di interventi registici di grande maestria. Sufficiente, ma poteva essere un grande film.
Come in La polizia incrimina Castellari fin dai primi minuti della pellicola prende di prepotenza l’attenzione dello spettatore con un deciso piglio registico: montaggio esasperato, violenza alternata a fermoimmagini, perfetta gestione della mdp. Nonostante la buona prova degli attori, la vicenda si sviluppa con un po’ troppe forzature, compresa la nascita dell’amicizia tra Nero e Prete. Apprezzabile il finale da western, azzeccata come di consueto la soundtrack di Guido & Maurizio.
MEMORABILE: Il serrato incipit: dieci minuti senza un attimo di tregua.
Con questo film Enzo G. Castellari conferma la sua maestria insuperabile nel dirigere un film d’azione. Narrativamente originale, la pellicola racconta del disagio psicologico conseguente al trauma che un normale cittadino può subire a causa di una rapina. Ogni parte del mosaico si incastra perfettamente con l’altro e il disegno complessivo ci restituisce un congegno spettacolare avvincente, ricco di ansie e di tensioni che va dritto per la sua strada. Solo i modi recitativi unicamente esteriori e di maniera di Franco Nero non convincono molto.
MEMORABILE: Giancarlo Prete, il malvivente dal cuore d'oro amico del protagonista Franco Nero recita nel ruolo della vita; I fermo-immagini dell'incipit.
Poliziottesco cult di Castellari con un indimenticabile e drammaticissimo Franco Nero cittadino indignato e deluso dalle istituzioni che si fa giustizia da solo. Ma il personaggio è tutt'altro che un giustiziere alla Bronson: borghese, imprudente, incauto, sprovveduto, incosciente ma talmente disperato, determinato e astuto da capire come barcamenarsi nelle torbide vicende metropolitane della malavita. Atmosfera degli anni di piombo italiani, momenti crudi tipici del genere (in rassegna in apertura) e fantastica OST di rock psichedelico.
MEMORABILE: L'evasione dalla prigionia dei tre malviventi inseguito dalla Mustang; Le divergenze con la polizia; Il ladruncolo complice convertito.
Un tripudio di inseguimenti e di sequenze ben fatte per i film italiani di quel periodo. In questo sta, sostanzialmente, il punto di forza. Gli occhi di ghiaccio di Nero, ancora una volta, si scontrano con quelli della malavita e l’ingegnere, non trovando prontezza nella polizia, decide di farsi giustizia da solo. Il contorno è, al solito, affascinante: macchine del periodo, scorci liguri, abiti talmente anni 70 da intrattenere piacevolmente anche con la scena più insignificante. Una pellicola che non si apprezza tanto per la trama ma perché un cult.
Un onesto ingegnere, vista la negligenza della polizia, decide di farsi giustizia da solo contro una banda di rapinatori. Classico poliziottesco anni '70, dalla trama forse scontata e con tutti gli ingredienti del genere ma dal ben costruito sviluppo narrativo e con un cast perfettamente in parte, tra cui spicca il bel Franco Nero. Ottime le scene d'azione per uno dei migliori film del filone.
Volenti o nolenti siamo di fronte alla storia del poliziottesco. A cominciare dalla eccezionale colonna sonora degli Oliver Onions e passando per l'alta tensione attorno a un protagonista costantemente in difficoltà poiché catapultato in un mondo a lui sconosciuto, in cerca di vendetta. La coppia Maiuri-De Rita mette sul piatto il tema dell'auto-giustizia ma, a differenza di epiloghi esclusivamente tragici come in La città sconvolta, si utilizza un finto rapimento che rende più complicato l'intreccio. Cameo per il prof. Guidobaldo.
Grande film di Nero e Castellari sullo sfondo di una Genova maleducata e scostante peraltro ben descritta nelle location. C'è spazio per tutto: per gli inseguimenti con le Alfa Romeo, i carruggi e per chi non va troppo per le lunghe coi ficcanaso. Un bell'esempio di poliziottesco dalla trama originale. La vittima, delusa dall'inefficienza della polizia, si organizza ricattando un malavitoso. Peccato per una sceneggiatura che sconfina nel western risultando a tratti poco credibile. Ottima la colonna sonora.
MEMORABILE: Nel bar dei loschi figuri: "Senti un po', perché non consulti le pagine gialle e la pianti di rompere il belino?".
Dopo aver vissuto l’esperienza di ostaggio, un cittadino vuole catturare da solo i delinquenti. Classico ruolo di giustiziere privato nelle vesti di un Nero che parte bene per finire poi in secondo piano col ladruncolo amico. Castellari ha solo brevi momenti di stanca ed è poco approfondito il ruolo della Bach; diverse soluzioni risultano più incisive di botte e spari (la rapina in casa, l'eco nel magazzino). La polizia fa la parte peggiore, tra connivenza con la malavita e abusi di potere. Musiche ottime dei De Angelis.
MEMORABILE: Il negativo della rapina; Le telefonate in cabina; La vangata al parabrezza.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Leggo nei commenti che questo film è “la risposta italiana” al famoso film con Bronson,
e non lo trovo assolutamente corretto, sia perché come si è capito le questioni di tempo e lavorazione dei 2 film sono simili e quasi usciti in contemporanea, benché come ho letto nell’ambiente si sa chi e a che soggetto si sta lavorando, trovo che siano 2 film che in comune hanno ben poco
Franco nero vittima di una rapina, malmenato e mezzo accoppato, è spaventato e quindi agisce controllato dalla paura, ma solo per vendetta e per riacquistare fiducia in se stesso
Bronson invece è IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE
ci prende gusto ad ammazzare criminali, tanto che se ne esce in zone pericolose e buie proprio per attirare su di se le attenzioni dei vari delinquenti che infestano zone malfamate
quindi si, se vogliamo abbiamo l’assenza di sicurezza dei cittadini bravi ed onesti, ma tutto li
My two cents ;)
Il Dandi ebbe a dire: Franco Nero afferma, in un documentario sul poliziesco italiano, che "Il cittadino si ribella" ha anticipato "Il giustiziere della notte".
Credevo fosse una delle tante esagerazioni di cui spesso le memorie anziane tendono a vantarsi, invece scopro adesso che effettivamente il film con Charles Bronson uscì nelle sale italiane solo a dicembre 1974, ben tre mesi dopo.
N.B. Negli Usa invece il Giustiziere era già uscito in luglio, ma sembra comunque troppo tardi per aver potuto essere il modello del film di Castellari uscito a settembre.
Non sottovalutando il fatto che a monte c'è il romanzo di Brian Garfield datato 1972
Al minuto 38 circa quando Tommy (Giancarlo Prete) riceve la telefonata nella cabina pubblica è possibile vedere un manifesto che recita "C'è un solo modo di salvare la natura. Conoscerla".
Si tratta della pubblicità della enciclopedia "NATURA l’uomo nel pianeta vivo", composta da 8 volumi ed edita da Fratelli Fabbri Editori, e che uscì proprio nel 1974 Purtroppo su internet non si trova l'immagine per fare un raffronto.
DiscussioneLodger • 10/10/22 12:35 Pulizia ai piani - 1563 interventi
Daidae ebbe a dire:
Al minuto 38 circa quando Tommy (Giancarlo Prete) riceve la telefonata nella cabina pubblica è possibile vedere un manifesto che recita "C'è un solo modo di salvare la natura. Conoscerla".
Ho trovato la pubblicità nell'archivio de La Stampa ma è diversa da quella del manifesto:
Al minuto 38 circa quando Tommy (Giancarlo Prete) riceve la telefonata nella cabina pubblica è possibile vedere un manifesto che recita "C'è un solo modo di salvare la natura. Conoscerla".
Ho trovato la pubblicità nell'archivio de La Stampa ma è diversa da quella del manifesto:
Si anche nell'archivio storico de "La unità" si trova una pubblicità, come già detto era un enciclopedia di 8 volumi quindi è probabile che abbiano fatto una pubblicità per ogni volume, oppure alcune pubblicità diverse ogni tot di tempo.