Splendido western firmato da un maestro come Huston che, riprendendo le vicende di un personaggio storico e leggendario allo stesso tempo, dà vita, grazie anche alla splendida sceneggiatura firmata da John Milius, ad un film intensissimo che coinvolge massimamente lo spettatore divertedolo, emozionandolo e commuovendolo dall'inizio alla fine. Tantissime le scene magnifiche che si imprimono nella mente per non uscirne più. Splendido tutto il cast su cui spiccano un grandioso Paul Newman ed una bellissima Ava Gardner che apparirà solo nel finale.
All'epoca fu scorticato vivo dalla critica; invece Huston non fa un antiwestern ma la riproposta di un tipo d'uomo classica del suo cinema immerso negli anni 70 e nel film inserito in un mondo che cambia. Grande Newman in un ruolo lontano anche dai suoi pur vari registri e ottimo il cast di caratteristi. Per il senso di grottesco e di eccesso terrebbe testa ad un film di Rodriguez; con l'aggiunta che Huston è un grande regista, Rodriguez un infantile.
MEMORABILE: Il ritorno di Roy Bean dall'esilio volontario.
Rilettura della storia del West e della sua civiltà sorta dal sangue e dall’arbitrio, narrata anche nel suo passaggio dallo spirito pionieristico iniziale al gretto materialismo successivo. Siamo nel 1972 e tira un’aria da western italiano, che determina dialoghi paradossali e ironici, ritratti grotteschi (il folle Albino nerovestito di un irriconoscibile Keach), scenografiche sparatorie con stuntmen volanti, sguardi alla mdp. Newman sintetizza la canaglia e l’idealista. Figurano l’esordiente Principal e Kanaly, future stars di “Dallas”.
MEMORABILE: L’immediata vendetta di Newman appena sfuggito all’impiccagione.
Un John Huston in gran forma recupera il personaggio del giudice Roy Bean, interpretato da Walter Brennan ne L'uomo del west (1940) di Wyler e ne ottiene, grazie a una sceneggiatura adeguata di John Milius, uno straordinario, emozionante western, ironico, grottesco ma anche toccante, filosofico (il virile senso dell'onore di un tempo cancellato dall'ipocrisia e dal rammollimento della società capitalista). Un film davvero "mitico", che si può solo o amare o odiare: io, naturalmente, lo adoro.
Una delle figure epiche della “tarda” epoca western, Roy Bean, rivive in questo bel film di John Huston (anche co-interprete) scritto da John Milius. Si tratta di un film che mescola mirabilmente e con grande equilibrio l’epicità del western con i toni malinconici e crepuscolari tipici del tramonto di un’epoca. Il film illustra come pochi altri il passaggio verso la civiltà moderna e il progressivo anacronismo della figura del protagonista, splendidamente interpretato da un grande Paul Newman.
Eccessivamente lungo, poteva essere molto più conciso senza troppe divagazioni, tanto che vive più di episodi rispetto ad un coinvolgimento globale. Peccato perché l'inizio era molto promettente: la prima ora si fa seguire molto volentieri ma nella seconda, sebbene interessante nel sottolineare il passaggio cruciale da west selvaggio a moderno, c'è una dilatazione che sembra sconfinare nell'autocompiacimento. Menzione d'onore all'orso; un'idea che giova pienamente al film.
il titolo in italiano riflette il periodo storico: negli anni '70 andavano di moda i titoli con i numeri. E’ un titolo che non c'entra nulla con il contenuto del film; non vi sono sette capestri, non vi sono sette boia. A parte le mie riserve sul titolo è una prova di autore e di attori di alta classe, con una storia accattivante (lo sceneggiatore John Milius non perde mai un colpo), si passa dal comico al crepuscolare usando gli stilemi del film western con grande intelligenza.
MEMORABILE: Tutta la sequenza con il cattivissimo Bad Bob, da quando appare a quando il giudice gli spara alle spalle (cosa insolita da parte di un buono).
Ottimo racconto del tramonto del West. La sceneggiatura di Milius e la regia di Huston sono di alta qualità. Una ironica malinconia con dialoghi incalzanti che tengono bene il ritmo del racconto. Innegabile qualche riferimento a Sergio Leone nell'evoluzione di un Far West che da selvaggio e senza regole evolve gradualmente verso la modernità. Ottimo Newmann e in generale tutto il cast è valido. Bella fotografia. Ottime le musiche di Jarre.
MEMORABILE: L'orso che ruba il sigaro di bocca a Roy Bean.
Come spesso succede non c'è bisogno di inventarsi personaggi tra lo strampalato e il mitico per alimentare le leggende del selvaggio ovest dei pionieri, basta pescare nella realtà. Dopo William Wyler anche Huston (passati più di trent'anni) riprende la figura del giudice Roy Bean, che in quanto a personaggio strampalato non teme rivali; lo fa interpretare a un maturo (artisticamente) Paul Newman e lo dirige da par suo in un western dove rappresenta, senza nessun filtro epico, ma, usando la chiave ironica, il largo gap tra legge e giustizia.
Western crepuscolare del grande John Houston, che ha firmato negli anni alcune pietre miliari del genere. In questo caso il tono più intimista a discapito di scene d'azione e grandi spazi non ha a mio parere giovato al risultato finale, anche perché la sceneggiatura perde spesso vigore nei momenti topici. Naturalmente stiamo parlando del gotha del cinema americano per cui non si scende mai sotto un ottimo prodotto di genere, ma i capolavori giocano in un altro campionato. Bravi Perkins e la Principal, cameo di estrema classe della Gardner.
MEMORABILE: Perkins che fa un prete a dir poco ambiguo; La partita a carte nel finale.
Ex bandito si autoproclama uomo di legge diventando il fulcro di una nuova città, ma il progresso avanza, le regole cambiano... Prendendo spunto da una figura realmente esistita, Huston racconta il passaggio dall'epoca pionieristica a quella dominata dal capitale con toni che sfumano di volta in volta dal picaresco al malinconico, dall'epico fiammeggiante all'elegia venata di nostalgia per il tempo dell'innocenza. Attorniato da una galleria di personaggi splendidamente caratterizzati, Newman offre una prestazione indimenticabile
MEMORABILE: Il reclutamento dei vice-sceriffi; Il predicatore errante; l'apparizione finale di Ava Gardner nei panni di Lillie Langtry
Bel western, eccessivamente lungo ma non delude. Si narra la fine del selvaggio west visto con gli occhi di un giudice, ex bandito, ancorato a vecchi valori che contrasta nel finale la dilagante corruzione del capitalismo. Ottima l'interpretazione di Paul Newman. Film molto intimista in cui il linguaggio prende spesso il posto delle pistole. L'ottima sceneggiatura fa sì che non ci si annoi.
Il veterano John Huston fiuta l'aria e gira anche lui un western anti-eroico à la Peckinmpah, che ha per contorno il tramonto dell'epoca selvaggia alle porte di una inesorabile ipocrita civilizzazione e per protagonista un ex-bandito cui i tempi consentono di trasformarsi in sceriffo, un Paul Newman megalomane che confonde legge e giustizia ignorando entrambe e che pure quando rende alla comunità il servizio di far fuori il Liberty Valance della situazione lo fa sparandogli alle spalle. Non perfetto, ma solido e particolare.
MEMORABILE: L'aforisma "La legge è la serva della giustizia" che poi diventa "La giustizia è la serva della legge".
Il bandito Roy Bean si erge a giudice e amministra la legge in modo poco convenzionale. Prendendo spunto da un personaggio reale già portato sullo schermo da Wyler nel 1940, Huston gira con sicurezza un film dal retrogusto sarcastico che irride il concetto di giustizia. Atipico per il miscuglio di ironia, riflessione e azione, ha un ritmo alto nonostante sia pacato e rilassante. Paul Newman è molto efficace e vi è la breve apparizione nel finale per la 50enne ma sempre fascinosa Ava Gardner.
Pellicola che, nonostante un protagonista ai limiti della caricatura (Newman resta comunque da applausi) e una vicenda ai confini della realtà, per come si sviluppa, affascina per la naturalezza con cui si concatenano i vari eventi (dal nulla, a tutto, al nulla); e finisce per coinvolgere, proprio per l'istrionismo dell'egocentrico, implacabile giudice, spalleggiato da un gruppo di scalcinati pistoleri, a lui devoti (mogli imposte permettendo). Lo si segue senza mai sbuffare; e le reazioni di Newman, giudice dal cappio facile, alle varie situazioni, sono sempre godibili. Davvero notevole.
MEMORABILE: L'inizio; L'ossessione per la bella Lillie; Foto di gruppo con impiccato; L'orso Zaccaria; La reazione all'agonia di lei; "Per il Texas e Miss Lillie"
Storia del tutto immaginaria in cui la leggendaria figura di Roy Bean è usata per una malinconica riflessione sulla fine del selvaggio west fagocitato dalla moderna società capitalistica. Huston e lo sceneggiatore Milius ovviamente simpatizzano per quel simpatico mascalzone del protagonista, ritratto tra mito e realtà con un tono ironico e crepuscolare che ricorda il Cable Hogue di Peckinpah. Divertente, nostalgico e simbolico, è uno dei grandi western settantiani. Memorabile la breve apparizione di Keach nei panni del grottesco bandito Bad Bob.
MEMORABILE: Il foro di dimensioni esagerate nello stomaco di Keach; La vendetta di Bean sfuggito per miracolo all’impiccagione; L'apparizione finale di Lily.
Rapinatore si autoproclama giudice di una cittadina in via di sviluppo. Huston fa un ritratto di cinema western tra il serio e il faceto. Una specie di lascito per raccontare ancora di vicende da saloon in cui si avverte la nostalgia: verranno cancellate dall’avvento del petrolio e i mezzi di locomozione. A tratti divertente (l’orso, Keach), conclude con un velo di malinconia. Newman interpreta un ruolo leggendario con una grande interpretazione.
MEMORABILE: Newman a testa in giù per i soldi; L’arrivo di Keach; Il funerale all’orso; I proiettili come fiches.
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Nel libro di Wensley Clarkson TARANTINO - THE MAN, THE MYTHS AND HIS MOVIES edito nel 2007 viene citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la carriera registica di Quentin Tarantino.
DiscussioneZender • 10/10/10 13:20 Capo scrivano - 47787 interventi
E' vero, bisognerebbe e se possibile è sempre meglio farlo, ma non sempre si conoscono gli attori meno noti, per cui si copia da Imdb sperando che l'ordine sia più o meno corretto. Ovviamente si accettano tutte le correzioni del caso e li sistemo volentieri.
Dvd Golem disponibile dal 24/05/2019. Versione in alta definizione.
HomevideoRocchiola • 11/06/19 13:30 Call center Davinotti - 1255 interventi
In Italia questo film è stato per anni inedito in DVD fino a quando non è uscito in edicola nella serie "I capolavori del cinema western". Quell'edizione conteneva però la versione cinematografica italiana scorciata di una buona ventina di minuti. Nel 2016 la Golem pubblica la versione integrale in DVD con le scene mancanti nell'edizione italiana sottotitolate. Nel 2019 la Golem rilancia con la riedizione del film in versione restaurata in HD. La copertina del DVD è la medesima salvo qualche differenza sul retro e l'aggiunta dell'indicazione "restaurato in HD". Ovviamente è sempre la versione integrale con le scene mancanti sottotitolate. Inutile dire che l'ultima edizione in HD è quella qualitativamente migliore il cui master proviene con molta probabilità dal bluray americano della "Warner Archive" uscito nel 2018. L'immagine è pulita e nitida, mentre l'audio italiano monofonico risulta piuttosto potente e discretamente chiaro.