Anatomia di un rapimento - Film (1963)

Anatomia di un rapimento
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Tengoku to jigoku
Anno: 1963
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Soggetto dal romanzo "King's Ransom" (in italiano "Due colpi in uno") dello scrittore statunitense Ed McBain, nome d'arte di Evan Hunter, pubblicato nel 1959.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La singolarità della storia è racchiusa nell'equivoco in cui cade il maldestro rapinatore: convinto di aver sequestrato il figlio di Gondo (Mifune), ricco azionista d'una società calzaturiera, ha invece rapito il figlio dell'autista di quello, con cui il piccolo stava giocando. Un grave errore di persona che però inaspettatamente non smuove di una virgola i piani del criminale: 30 milioni di  yen voleva e tale resta la richiesta anche per il figlio "sbagliato". Sembra una follia, a Gondo, che stava già per spedire a Osaka un suo collaboratore per comprarsi con 50 milioni di yen le azioni della società sufficienti a raggiungere la maggioranza,...Leggi tutto ma presto capisce che dire di no di fronte allo strazio del suo autista, che in ginocchio lo prega di pagare, non è facile. Un dilemma morale da sciogliere nel corso di una prima parte tesa, scritta benissimo e quasi per intero ambientata nella villa del protagonista, tra mirabili composizioni d'immagine che mostrano quanto alto voli Kurosawa, capace di dare un senso vero al formato panoramico. Aiutato dall'impeccabile, straordinaria interpretazione di Mifune, il film si configura come un thriller più tipico col passare di minuti. Quando la polizia comincia ad analizzare gli indizi, a studiare le contromosse seguite alla consegna del denaro, si rientra in uno schema meno virtuosistico che resta comunque condotto con sapienza e incisività. Impreziosito da un eccellente bianco e nero ("sporcato" dall'inatteso fumo rosso che esce da una ciminiera, colore necessario a far comprendere un indizio chiave), il film mantiene l'attenzione allo studio psicologico dei personaggi senza perdere di vista il meccanismo che porterà alla soluzione. Pur privo di vera azione, il lavoro di Kurosawa ha i caratteri della modernità e si concede squarci autoriali nella descrizione del quartiere abitato dai drogati, rifuggendo la logica del facile colpo di scena (suggerito ma invece saggiamente evitato) per ricercare una profondità narrativa che possa coincidere con la logica e le esigenze tipiche del dramma all'occidentale. Manca di sintesi in qualche scena (il lungo peregrinare del rapitore seguito di nascosto dalla polizia), ma i 40 minuti di tagli imposti dalla traduzione italiana sono eccessivi e irrispettosi. Manca da noi tutta l'introduzione con la descrizione delle strategie aziendali dei soci, ad esempio, ma son talmente numerosi e insistiti, i tagli, da lasciare a bocca aperta.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/08/08 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 24/06/19
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Cotola 1/08/08 13:39 - 9009 commenti

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Sorta di dramma poliziesco in cui prescindendo dai generi, ed ispirandosi palesemente a Dostoevskij, Kurosawa mette in scena un complesso e profondo lavoro di analisi sul male, il delitto, il desiderio, la natura umana e molto altro ancora. Il tutto condito da una "bella" tensione e da scene spettacolari che provocano un forte coinvolgimento dello spettatore. Peccato però che la versione italiana sia sforbiciata (per motivi commerciali) di ben 40 minuti. La conferma che Kurosawa è il più occidentale dei registi asiatici. Da non perdere.
MEMORABILE: Il rapinatore nascosto tra le piante con in sottofondo la musica tratta dalla canzone napoletana "'O sole mio".

Capannelle 15/01/09 10:36 - 4399 commenti

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Kurosawa alle prese col thriller evidenzia un approccio abbastanza originale rispetto ai canoni del genere: poca azione ma storia e dialoghi che si dipanano in modo rigoroso, regalandoci diversi passaggi notevoli (l'inizio del dramma e le telefonate, le scene sul treno, la città dei drogati). Nell'insieme meno emozionale rispetto ad altri suoi lavori ma ben congegnato, a parte il finale dove le azioni della polizia e le motivazioni del gesto delittuoso non vengono esposte con eguale lucidità.

Pigro 26/04/09 11:06 - 9635 commenti

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Il rapimento del figlio dell'autista di un ricco industriale, il riscatto e l'indagine: questa la storia di un "normale" thriller che Kurosawa trasforma in un quasi capolavoro. La prima claustrofobica parte in casa del ricco è semplicemente stratosferica, per il ritmo, per i personaggi e soprattutto per una costruzione dell'immagine da lasciare a bocca aperta per la perfezione. La seconda (le indagini), avvincente e incalzante, si addentra nei meandri metropolitani-psichici più nascosti. L'immagine con cui si conclude il film è da brivido.

Macguffin 17/11/10 16:37 - 124 commenti

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La prima parte è di stampo teatrale (per l’ambiente chiuso, l’assenza di musica, i dialoghi e i movimenti stessi degli attori) ed è magistrale: la tensione sale rapidamente fino all’impasse morale del protagonista di fronte al dilemma. La vicenda poi segue minuziosamente le indagini della polizia nei bassifondi (l’”inferno” del titolo originale). Il livello resta comunque molto alto (peccato solo non venga più approfondita la figura del “cattivo” e le sue motivazioni), fino al memorabile finale.
MEMORABILE: Tutta la prima mezz’ora in casa, la sequenza in treno, il quartiere dei drogati, il dialogo finale.

Pinhead80 16/11/10 12:30 - 4719 commenti

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Ennesimo bellissimo film del grande regista Akira Kurosawa, che confeziona un thriller geniale. È diviso fondamentalmente in due parti ovvero quella nella casa del ricco (è anche la più verbosa) e quella relativa alle indagini vera e propria (la più dinamica). Lo fa con uno stile tipicamente occidentale e senza rinunciare al suo prediletto attore feticcio Toshirô Mifune. Assolutamente da vedere.

Lucius 6/05/12 16:38 - 3015 commenti

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Grande regia, anche se il maestro ha fatto decisamente meglio in altre occasioni. Al centro della pellicola il rapimento per errore e la liberazione, dietro pagamento di un cospicuo riscatto, del figlio dell'autista di un industriale, il tutto come pretesto per una riflessione sul destino degli uomini con le sue ineluttabili implicazioni. Si apprezzano i chiaroscuri e la fluidità della messa in scena, mentre risulta eccessivo l'uso degli interni.

Luchi78 26/10/12 11:45 - 1521 commenti

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Prima parte del film più claustrofobica, con la suspence creata dai personaggi chiusi all'interno delle mura domestiche, espressioni dei volti stressati e decisioni sofferte. Il film si fa più interessante entrando nei meandri delle indagini della polizia, evidenziando un certo dinamismo di situazioni e personaggi, soffermandosi però in modo prolisso su interrogatori e riunioni investigative. Kurosawa ha fatto sicuramente di meglio, anche se questo thriller noir si fa guardare volentieri.

Mickes2 27/10/13 18:23 - 1670 commenti

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Serrato e dolente, nettamente spaccato in due parti: la prima è un kammerspiel ansiogeno e senza respiro in cui si sottolinea lo spirito nobile e altruista di certa società giapponese; la seconda è un focalizzarsi sugli inquirenti e sulla coralità dell’indagine (e le sue amarissime conseguenze) che lucida e incalzante a più riprese sublima in sequenze di straordinaria efficacia espressiva. Nell’intensissimo finale riecheggia, oltre che un indicibile senso morale, un bruciante contrappunto nichilista sul male onnipresente, prettamente Camusiano.
MEMORABILE: Nella città dei drogati e il successivo “test” della droga.

Rullo 24/08/14 18:57 - 388 commenti

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La trama diabolica di un rapitore che tiene in ostaggio un bambino, minacciando un ricco industriale giapponese. L'indagine meticolosa per portarlo alla giustizia e l'analisi della ragione umana che porta a compiere un simile gesto. Kurosawa tiene con il fiato sospeso tutto il tempo, dai piani sequenza all'interno dell'appartamento alle scene in giro per le case popolari. Il b/n si rivela una scelta vincente, potendo vantare una fotografia d'eccellenza. Il tutto è coadiuvato da prove attoriali d'eccezione e da un magnifico finale.
MEMORABILE: Il fumo rosa, la sequenza sul treno

Nicola81 12/09/15 14:30 - 2840 commenti

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Il romanzo di McBain da cui è tratto (con tanto di foto di scena) me lo fecero leggere alle medie e infatti non lo ricordo come un testo particolarmente impegnativo. Kurosawa (che ovviamente sposta l'azione nel suo Giappone) ha ambizioni ben più alte, ma benché supportato da un validissimo cast, non riesce comunque ad andare oltre il buon film di genere. La prima parte, pur nella sua teatralità, offre i maggiori momenti di tensione; quando poi partono le indagini della polizia, il film diventa sì più movimentato ma anche più convenzionale.

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Graf 1/01/16 02:02 - 708 commenti

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Il film dimostra che per i grandi registi il tempo passa invano. E’ straordinaria la capacità di Kurosawa di alternare cifre stilistiche e codici narrativi eterogenei per tutta la durata della vicenda. Dilemma morale, serrata indagine poliziesca, perlustrazione sociale di una metropoli dai quartieri alti ai bassifondi più degradati, ricognizione commossa dell’inaudito mysterium iniquitatis che alberga nel cuore umano. Cine-occhio profondo, acuto e dolente, forma preziosa, dinamismo interno in ogni inquadratura.
MEMORABILE: La sapienza registica per girare la complessa scena della cessione dell'eroina; Il color rosso del fumo della ciminiera in un film rigorosamente in B/N.

Giùan 27/04/19 15:11 - 4539 commenti

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Sontuoso e refrattario all'obsolescenza a discapito della durata filmica (ingiuntiva la versione originale) come del tempo storico/cinematografico. Con intuito da precursore e la persuasione della classicità che contraddistingue il genio, l'Imperatore traslittera l'impianto teatrale della prima parte (plastiche le composizioni dell'inquadratura) in un 2° "tempo" avanguardistico, brulicante, sincopato, frenetico, eccessivo sino alla temerarietà (il "girone" degli eroinomani), fino a sfoderare un finale in cui odio classista e umana pietas si compenetrano.
MEMORABILE: Mifune alienato col tagliaerba in giardino.

Ryo 6/04/20 20:06 - 2169 commenti

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Un noir cinico nello sviluppo. Lo stile di Kurosawa si trasforma ed evolve per adattarsi alla storia, ottenendo contrasti interessanti. Diviso in tre "atti": il primo, nella dimora di Gondo, è composto da bianchi e luci, con pochi tagli o primi piani. La parte due, dei detective al lavoro, è costruita con tecnicismi e un senso di urgenza, con scene brevi e molti tagli. L'atto finale è uno sguardo ai bassifondi di Tokyo, con luci scure, primi piani angoscianti e inquadrature inusuali. Regia gestita con grande senso dell'arte.

Daniela 16/11/20 09:48 - 12625 commenti

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Il rapimento del figlio sbagliato: doveva essere quello di un ricco imprenditore,  non quello del suo autista... Prima parte ambientata in un interno, mirabile per la gestione dei personaggi in campo di cui sono esplorati rabbia, dubbi, scrupoli, seconda parte più convenzionale ma tesa ed avvincente, epilogo bellissimo con un confronto a due. Nel suo film dallo stile più occidentale, il regista conferma la sua maestria anche in un ambito che gli è meno abituale, sostenuto dalla grande prova di Mifune, Con una versione italiana tanto ridotta, è indispensabile visionare l'integrale.

Kinodrop 8/03/21 19:29 - 2922 commenti

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L'origine letteraria occidentale mal si concilia con la trasposizione cinematografica di Kurosawa, non solo per l'aspetto formale ma per la dinamica etica e psicologica che condiziona la scelta capitale del protagonista. Ciononostante, la parte iniziale proprio per la sua teatralità è di forte impatto e turba, così come, all'opposto per il suo dinamismo, la virtuosistica scena dello scambio nel treno in corsa. Ma poi tutta la parte poliziesca va troppo per le lunghe; con sorpresine centellinate che sfiorano il didascalico il film perde via via appeal restando comunque validissimo.
MEMORABILE: Le telefonate per il riscatto; Le valigette su misura; I disegni del bambino rapito.

Anthonyvm 22/10/21 02:07 - 5640 commenti

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Il titolo della versione italiana (si stenda un velo pietoso sui tagli snellenti) non rende minimamente la complessità substrutturale di questo durissimo dramma sociale travestito da thriller poliziesco, in cui Kurosawa passa da un grave preambolo di stampo teatrale a un'entusiasmante sezione investigativa, culminando in quel capolavoro di orrore urbano che è l'ultimo atto, una concentrata discesa negli inferi della strada, dai fasti danzerecci dei locali mondani alle fauci del decadimento umano, in sequenze che devono aver ispirato Romero per La notte dei morti viventi. Eccellente.
MEMORABILE: L'operazione di riscatto sul treno; Il disegno del rapitore à la Mio caro assassino; I drogati; L'intenso dialogo in galera fra il colpevole e Mifune.

Caesars 1/12/21 10:01 - 3779 commenti

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Kurosawa si cimenta con il noir e i risultati sono notevoli. La prima parte, tutta ambientata nella casa di Gondo (Mifune) è praticamente perfetta, con la presentazione dei personaggi e un attento studio psicologico di essi. Segue la consegna del denaro attraverso il viaggio in trene e anche questo segmento è realizzato alla perfezione. Quello che viene dopo è più di maniera e il finale appare tirato un po' troppo per le lunghe, ma comunque il tutto rimane su un livello decisamente buono. Kurosawa era davvero un grande regista e questa pellicola merita sicuramente la visione.

Giufox 13/12/21 09:48 - 324 commenti

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Noir complesso e diviso in due parti tese a sottolineare una dicotomia sociale ben presente nella trama. Da una parte una villa moderna sulla collina e il dilemma morale del pagamento del riscatto, dall'altra la giungla urbana e il classico lavoro della polizia sulle tracce del rapitore. Kurosawa cerca lo scontro di classe, non lesinando nella durata e nei risvolti psicologici, uniformando il tutto con inquadrature corali meravigliose sintesi del suo cinema geometrico. Manca l'ironia dei suoi capolavori, ma resta un ottimo film ispirato da un Mifune sempre nel ruolo.
MEMORABILE: Inquadratura dei poliziotti intorno al telefono; Mifune che litiga con la moglie; La consegna del denaro dal treno.

Puppigallo 5/09/22 09:54 - 5258 commenti

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Parte quasi come una rappresentazione teatrale nella lussuosa villa del protagonista. Poi però le cose cambiano, dal riscatto da consegnare fino alla minuziosa indagine. Tre passaggi fondamentali per una pellicola che, nonostante corposo minutaggio, si fa seguire con interesse, grazie alla bravura nel disegnare la figura dell'industriale (i vari stati d'animo e ragionamenti nello spazio di poche ore), ma anche di chi gli ruota attorno. E se si aggiunge una rete di indagini difficilmente riscontrabile in altri film del genere, il risultato non può che essere notevole.
MEMORABILE: Il rapitore che ridacchia dicendo che ha sbagliato bambino; Le riunioni della polizia per fare il punto; La visuale dell'isola; Faccia a faccia.

Bubobubo 7/01/23 22:14 - 1847 commenti

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Icaro-Gondo (Mifune) arriva a un passo dal Sole della propria completa realizzazione lavorativa, prima che le conseguenze a lungo termine di un (errato!) sequestro di persona lo trascinino a fondo. La polizia, intanto, cerca di risalire al criminale e alle sue misteriose intenzioni... Superbo studio di entomologia dostoevskijana nella prima parte, quasi interamente compressa in una scatola-soggiorno scontornata da un magnifico b/n; whodunit più convenzionale nella seconda, coronata da un dinamico prefinale e da un fulminante epilogo dialogico. Obbligatoria la versione originale.

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Paulaster 16/01/23 18:04 - 4391 commenti

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Figlio di un autista di un industriale viene rapito per sbaglio. Noir poliziesco che si dipana in tre tronconi: il fatto criminoso, le indagini e la soluzione. Kurosawa dirige gli attori ottimamente nelle fasi in interni e dettaglia nei particolari lo snodo dell'investigazione. L'epilogo conclude i connotati dell'onore in modo ellittico rispetto alla scelta iniziale di pagare il riscatto. A Mifune basta la presenza come padre di famiglia e nello svolgimento ribalta il suo ruolo di rampante industriale.
MEMORABILE: La borsa gettata fuori dal treno; Il fumo rosso dalla ciminiera; Il quartiere dei drogati.
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  • Discussione Daniela • 17/11/20 07:01
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Caesars ebbe a dire:
    Bella la curiosità postata da Daniela a proposito della sequenza con colori.
    Secondo qualche fonte, si tratta del primo uso del colore per sottolineare un particolare in un film girato volutamente in bianco e nero. Un uso "emotivo" di cui l'esempio più famoso è il cappottino rosso in Schindler's List.
    Nei film di epoca precedente in cui il bianco e nero non era un'opzione ma l'unica possibilità, non era invece raro che alcune parti della pellicola venissero colorate a mano. 


  • Discussione Zender • 17/11/20 07:58
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Ci sono anche i pesci di Rusty il selvaggio, volendo.
  • Discussione Daniela • 17/11/20 13:33
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Ci sono anche i pesci di Rusty il selvaggio, volendo.
    Certo, ed in quel caso la presenza del colore dei Pesci combattenti non è solo una sottolineatura visiva ma viene messo in relazione con il difetto alla vista di cui è affetto il personaggio interpretato interpretato da Rourke.
  • Homevideo Digital • 22/12/20 15:07
    Portaborse - 3990 interventi
    Blu-ray Sinister disponibile dal 24/03/2021.
    Ultima modifica: 9/03/21 13:53 da Digital
  • Discussione Caesars • 1/12/21 10:18
    Scrivano - 16800 interventi
    Un piccolo appunto per il Maestro. Nel papiro elettronico si parla di 30000 e 50000 yen, mentre in realtà si tratta di 30 e 50 milioni di yen.
  • Discussione Zender • 1/12/21 15:17
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Ah grazie Caesars, strano. Di solito ci sta attento quando scrive le cifre. L'hai visto nella versione italiana o in quella originale? E' possibile che abbiano cambiato?
  • Discussione Caesars • 1/12/21 16:12
    Scrivano - 16800 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Ah grazie Caesars, strano. Di solito ci sta attento quando scrive le cifre. L'hai visto nella versione italiana o in quella originale? E' possibile che abbiano cambiato?
    Ho visto la versione "lunga" con parti in italiano e parti in giapponese sottotitolate. Onestamente non ricordo se di "milioni" ne parlino solo nelle parti in italiano o anche in quelle in giapponese, Se mi capita controllo. Comunque mi sembrerebbe strano che abbiano arbitrariamente moltiplicato per mille il valore del riscatto e della società (non ho idea di quanto valesse uno yen nel 1963)

  • Discussione Caesars • 1/12/21 16:39
    Scrivano - 16800 interventi
    Ho controllato: anche nelle parti parlate in giapponese, la cifra viene indicata in milioni (ad esempio nella lunga parte iniziale, completamente tagliata dalla versione italiana). O hanno tradotto male, ma non credo, o si parla sempre di milioni anche in originale.

    Ultima modifica: 1/12/21 16:44 da Caesars
  • Discussione Daniela • 1/12/21 17:10
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Caesars ebbe a dire:
    Zender ebbe a dire:non ricordo se di "milioni" ne parlino solo nelle parti in italiano o anche in quelle in giapponese

    Anche io non ricordo questo particolare, ma è molto più probabile che si parlasse di milioni di yen, dato che il valore della moneta giapponese dal secondo dopoguerra fino all'inizio degli anni 70, era ancorato al dollaro con un rapporto di 360 yen per 1 dollaro, per cui 50.000 yen sarebbero stati equivalenti a circa 140 dollari: una somma modesta anche tenendo conto dell'inflazione.
  • Discussione Zender • 1/12/21 17:34
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Ok, grazie mille a entrambi, vo subito a rettificare :)