Uno dei maggiori capolavori della scuola del montaggio sovietico. semplicemente la giornata e le immagini di un cineoperatore in giro per la città tra inquadrature spettacolari, effetti speciali, stop motion, sovrimpressioni, animazione, un montaggio che a tratti diventa serratissimo e più di un momento di meta-cinema. folle e realista allo stesso tempo, il film riflette l'idea del regista secondo cui il cinema di finzione è uno strumento di dominazione borghese.
Straordinario film russo d'avanguardia che rappresenta un'esperienza visiva più unica che rara. A distanza di quasi ottant'anni mantiene intatta tutta la sua forza immaginifica ed evocativa. Difficile da giudicare se si resta ancorati ai canoni estetici contemporanei, ma è indubbio che si tratti di una testimonianza d'epoca di grande valore e bellezza. In ogni caso l'importanza storica è assolutamente indubbia e fondamentale.
Memorabile capolavoro con il quale Vertov prende volutamente le distanze la teatro e dalla letteratura (come avvisa nel titoli di testa) eliminando attori, trama e didascalie. La cinepresa si limita a riprendere una una giornata a Odessa facendo uso di innumerevoli e ancora oggi sbalorditivi effetti visivi e di un montaggio geniale. I messaggi politici tipici del cinema sovietico (comunque presenti quà e là) lasciano il posto ad una riflessione sulle potenzialità della macchina da presa. Geniale.
Memorabile esempio di ultra-realismo. Nessun attore professionista, niente didascalie: solo la realtà quotidiana impressa sulla pellicola in modo indimenticabile grazie ad una sequenza infinita di trovate visive e ad un montaggio geniale. Vertov realizza una delle opere di meta-cinema più pure e luminose, ampliando le potenzialità e le possibilità del cinema. Importantissimo per comprendere i successivi ottant'anni di storia del montaggio.
Una sorta di manifesto del cinema come documento della realtà, che è al tempo stesso manifesto del documentario come opera di fiction. Vertov mostra, secondo un'orchestrazione ritmica e visiva futurista di grande presa, alcuni momenti di vita sovietica, durante i quali il cineoperatore (o meglio, la cinepresa stessa) si muove cercando di catturare la realtà. Un'esaltazione del cinema, ma anche della sua capacità creativa e interpretativa. Visionario e sottile.
Più che un film vero e proprio si tratta di uno studio sulle potenzialità della macchina da presa e del linguaggio cinematografico. Vertov sorprende lo spettatore con ogni sorta di "trucco" e partorisce un flusso di immagini di incredibile potenza e magnetismo. L'assenza di qualsivoglia struttura narrativa è un cardine ideologico (il cinema di finzione è "borghese") ma anche maniera per dare sfogo a una brillante e avanguardistica riflessione sul montaggio cinematografico. Immenso.
Con Vertov il realismo imposto a tutta l’arte dalla dittatura sovietica ottiene la massima celebrazione: la macchina da presa si muove ubiqua tra treni in corsa, parchi, fabbriche, caffè, atleti e persino donne nude per un discorso sul Cinema che è insieme documentarismo propagandistico, meta-cinema (l’operatore a sua volta davanti la cinepresa), ricerca dell’effetto sensazionale (la mdp che si muove da sé, la facciata del Bolshoi che si frantuma) e sperimentazione di tecniche all’avanguardia (split-screen, ralenti, inquadrature eccentriche). Muto, ma animato di rombante vitalità futurista.
Folgorato dalle potenzialità del mezzo, Vertov credette di poterne ridefinire i canoni (riuscendoci, a suo modo) declamando un "manifesto" figlio del periodo avanguardastico: il cine-occhio. L'obiettivo cinematografico deve sopperire all'imparzialità e alla sfuggevolezza dell'occhio umano e non confonderlo con dell'ulteriore fumo. E come? La risposta è: con degli intenti documentaristici e con un montaggio "invadente" che rispecchi la freneticità cittadina. In un concentrato metacinematografico d'effetti strabilianti si rischia la sindrome di Stendhal. *****
Capolavoro di grande virtuosismo che fa dei limiti tecnici dell'epoca il suo punto di forza, creando un flusso ininterrotto ed autonomo di immagini senza l'intermediazione di parole o sottotitoli. L'occhio della macchina da presa trasferisce a quello dello spettatore il ruolo di protagonista attivo, fornendo una testimonianza sulle svariate situazioni di vita che si susseguono nell'arco di una giornata, con un ritmo frenetico amplificato dal fantastico commento musicale creato dalla "The Alloy Orchestra" seguendo le istruzioni di Vertov. *****
L'idea di Vertov di fare un cinema di assoluta verità riprendendo una sceneggiatura senza attori e senza didascalie non riesce; perché il suo film è comunque cinema "costruito", anche se riprende immagini della realtà (documentario). La scelta di cosa filmare, l'eccezionale montaggio, il ritmo imposto e l'uso di sofisticate tecniche visive sono comunque sceneggiatura, gli attori ci sono eccome e, anche senza parole scritte, il messaggio è chiaro. La musica dell'Alloy Orchestra, poi (secondo le istruzioni di Vertov), è fondamentale.
Giornata a zonzo per Mosca catturando situazioni e dando sfogo alle possibilità della macchina da presa. Montaggio che grazie alle musiche sprigiona ritmo e utilizza vari trucchi per creare effetti. Nell’illustrare la vita lavorativa, sociale e sportiva, rappresenta un piccolo spaccato della Russia di un tempo (seppur sia lontano dall’esser politico). Nei momenti in cui il protagonista viene ripreso si fa apprezzare per le acrobazie o per le idee visive nel piazzare il cavalletto.
MEMORABILE: In equilibrio sulla macchina; Le riprese di atletica; In negativo: il parto si poteva evitare.
Se l'Unione Sovietica è movimento, endo ed esogenico, che il cinema sovietico sia vita in movimento; e nient'altro. Un omino stilizzato con la macchina da presa sfodera tutto il suo armamentario di trucchi a una platea che lo osserva assorbita, ma quella che viene mostrata sullo schermo è la vita stessa. Parlare di capolavoro è riduttivo: non solo il gioco metacinematografico (cinema che riflette sul cinema e quindi sull'esistenza) è per i tempi straordinario, ma la stessa realizzazione lascia a bocca aperta per audacia e inventiva.
MEMORABILE: La O.S.T. della Cinematic Orchestra, meravigliosa; La sezione centrale, con l'inscatolamento delle sigarette e delle saponette; Lo sport nell'URSS.
I primi 12' lasciano un po' perplessi. Poi i tram escono contemporaneamente dalla rimessa: è la prima frustata. Le macchine guadagnano terreno (quei treni...) e gli uomini paiono secondari. Il ritmo cresce e conquista l'attenzione. Gli uomini e le donne prendono quota, fino all'esaltazione del corpo nello sport (si salta in alto ancora a forbice: il ventrale è al di là da venire). Tocca l'acme poco prima dell'ora e poi cala un poco, complice il dovuto tributo allo Stato e i suoi idoli. Indimenticabile, eterno, l'uomo con la macchina da presa inseguito dalla macchina da presa usata da un uomo.
MEMORABILE: L'intreccio dei cavi delle telefoniste.
Più che un film, un manifesto dichiarato di un nuovo modo di fare cinema. L'avanguardismo e la sperimentazione potrebbero far pensare a una vicinanza ai primi film surrealisti, ma nulla è più lontano dall'opera di Dziga Vertov: non mistificazione del reale, ma realtà pura impressa in pellicola, senza dialoghi artefatti, senza attori. Solo il regista, vero eroe moderno (e futurista), può dare un timbro all'opera con le scelte d'inquadratura e montaggio che gli sono proprie. Non sempre si segue con interesse, ma molto affascina tuttora e l'importanza storica è chiaramente inestimabile.
MEMORABILE: Le inquadrature con i treni; L'incredibile libertà nel mostrarci cose che sono ancora tabù (il parto in diretta, i fanghi); I volti immobilizzati.
Il film racconta una giornata ideale di un operatore nella Russia sovietica. Contrapposizione fra azioni/situazioni con una logica associativa molto libera oppure legata a una struttura a carattere ritmico-musicale, che tende a creare dei crescendo anche vertiginosi sul modello del montaggio accelerato degli impressionisti. Grande importanza è data al sonoro (colonna sonora rumorista). Inno alle potenzialità del cinema ma anche velata critica al pubblico che si accontenta di essere stupito dalla magia del cinema.
MEMORABILE: L’effetto lirico dato dall’abbinamento della musica (Internazionale) con l’immagine (club lavoratori Lenin, Odessa).
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CuriositàEllerre • 21/10/08 09:22 Call center Davinotti - 1203 interventi
In occasione del festival "Porto European City of Culture 2000" il gruppo inglese The Cinematic Orchestra ha composto un commento musicale al film (originariamente muto). In stile modern jazz, i brani aderiscono perfettamente alle geniali sequenze di Vertov. Nel 2003 Man With The Movie Camera dei Cinematic Orchestra è uscito sia in CD che il DVD. Eccone alcune sequenze: http://it.youtube.com/watch?v=L8HiRQjEhF4, http://it.youtube.com/watch?v=AeKKeiXTBos
MusicheEllerre • 11/05/10 13:08 Call center Davinotti - 1203 interventi
Geniale l'esperimento dei Cinematic Orchestra che hanno musicato il film di Vertov nel 2003. Atmosfere jazz, ritmiche studiate e campionamenti ben scelti fanno di questo commento sonoro un vero capolavoro. Riferimento discografico: The Cinematic Orchestra, Man with a Movie Camera, Ninja Tune 2003.