Un sogno per domani - Film (2000)

Sollecitato dal maestro, un bembino inventa un metodo per rendere il mondo migliore: “passa il favore”, cioè fai del bene a 3 persone che, anziché ricambiare, devono fare del bene ad altre 3 persone e così via. Commozione a fiumi in una storia che gronda buoni sentimenti e ingiustizie della vita (soprattutto se vita di bambino). Curiosamente il film, ben girato e intrigante, talvolta riesce a uscire dai canoni della fiaba per assestare qualche colpo basso al buonismo stesso. Ma sempre di lacrime e bontà hollywoodiana alla fine si tratta...

Tremendo! Davvero una sofferenza per me doverlo commentare... A parte la sceneggiatura da latte alle ginocchia e il cast (sorvoliamo che è meglio), il film è, per citare il buon Fantozzi, "una cagata pazzesca"!

Una sorta di catena di Sant'Antonio delle buone azioni per cercare di migliorare il mondo. Questo in sintesi il tema del film di Mimi Leder, decisamente più a suo agio con il genere action e con la fantascienza (Deep Impact). Nonostante la presenza di un cast illustre (Spacey su tutti), il film si impantana nel sentimentalismo e nel buonismo eccessivo, dando l'impressione di una scarsa sincerità di fondo.

Leder nella sua miglior prova, abbondantemente ligia ai canoni hooywoodiani ma girata con convinzione e con una discreta messa a fuoco dei caratteri. La storia è smaccatamente buonista, non piacerà a chi si diletta con fegati spappolati o teorie cosmiche, ma l'alchimia del triangolo Hunt-Osment-Spacey funziona bene. Specie quando il piccoletto sponsorizza la madre col professore. Non male.

Ho iniziato la visione non sapendo nulla del film e questo ha fatto sì che l'incipit mi abbia divertito e stimolato. Non è durato molto purtroppo... La pellicola prende una piega direi "telenoveliana" che va via via peggiorando fino al fattaccio finale, ciliegina sulla torta. Regia incommentabile, Spacey a volte insopportabile, la Hunt professionale ma coinvolta nel disastro, la nonna Dickinson credibile come Babbo Natale con la barba nera; salverei il piccolo Joel per il grande impegno, ma non per quello che gli fanno fare.

Una fiaba drammatica (non inusuale, perchè sono convinto sostenitore della drammaticità di molte fiabe). Apprezzabili i valori proposti e concreta la maniera con cui vengono trasmessi. Non è tutto amore e felicità, anzi la realtà è tosta e gli sviluppi, finale compreso, lasciano l'amaro in bocca. Una pecca importante è l'eccessiva linearità e prevedibilità degli eventi, ma lo schema, stracollaudato, alla fine riesce a portare lo spettatore nella dimensione del rimpianto e della voglia di far qualcosa di buono, anche solo a tempo determinato.

Talmente traboccante di buoni sentimenti da risultare stomachevole. Storia già vista con l'aggravante della durata eccessiva: bimbo in ristrettezze economiche (con genitori in guerra tra loro) riesce a smuovere le coscienze grazie a piccoli gesti di grande bontà. Nemmeno il valido cast riesce a salvare il film, anche perché l'intera vicenda ruota intorno al piccolo protagonista, un poco convincente Osment, sempre con l'espressione da cane bastonato stampata sul viso. Deprimente nel suo essere falsamente moraleggiante.