Sebbene Kieslowski sia molto più conosciuto per altri film - (i tre "Trois Couleurs" nonchè La Double Vie de Véronique) e per quell'opera televisiva magistrale intitolata "Dekalog" (che Stanley Kubrick in persona descrisse come "l'unico capolavoro che potesse nominare nel periodo della sua vita") - in Przypadek troviamo un bellissimo intreccio di fantasia e realtà che lo rende incredibilmente affascinante. L'idea principale del film è stata poi ripresa da produzioni più recenti: Lola Rennt del 1998 e Sliding Doors sempre del 1998.
Anni 70: sullo sfondo della Polonia comunista il giovane Witek rincorre tre destini possibili improntati rispettivamente a passione, fede e idealismo. Per Kiéslowski la vita attiva è un appuntamento irrinunciabile con se stessi che comporta una perdita radicale e l'acquisizione di una più profonda consapevolezza. La metafora è fin troppo scoperta, meccanica e niente affatto complessa; il film incede con ritmo flemmatico e arduo. Non è chiaro, poi, dove si voglia realmente approdare e l'operazione resta meramente intellettuale, anche affascinate, ma priva di vitalità e freschezza. Determinista.
Prendere o no un treno cambia la vita: tre destini diversi per il protagonista a seconda del caso: comunista, cattolico o professionista agnostico. Nella sconfitta del libero arbitrio Kieslowski racconta una Polonia sospesa di fronte alle possibili traiettorie del suo futuro, beffardamente legata alla più banale casualità piuttosto che a una petizione di responsabilità. L’eccessivo schematismo rivela l’intento simbolico, facendo trapelare solo a tratti l’intensità di vite raccontate in frammenti (meravigliosi i 7 minuti iniziali). Giansenista.
Il caso che governa le nostre vite, piccoli dettagli che possono stravolge per sempre il corso degli eventi. Kieslowski intitola questo film "Il caso", ma subito dopo ci mostra un bambino intento a compiere un esercizio di matematica. La vita, il destino, è matematica e la matematica è una scienza esatta, la casualità è solo un'illusione, come il libero arbitrio. Disarmante il "non c'è via di scampo" che si respira per tutto il film. Traduzione italiana del titolo azzeccatissima, per una volta.
MEMORABILE: Witek alla stazione osserva una donna con lo stesso taglio di capelli della ragazza da cui è stato appena lasciato
Tra le prime inquadrature un urlo disarticolato: al protagonista è successo qualcosa. Ma cosa e, soprattutto, in quale dei possibili destini che il caso ha approntato per lui? Rigore e grigiore d'apparato, freddo determinismo, ideali traditi e radici spirituali ritrovate: caselle di un'immensa scacchiera che si ricombinano a piacimento in base alla variazione di un solo, minimo accidente di percorso. Dei tre episodi, il più avvincente, quello lungo e più radicalmente nichilista, è quello centrale, ma lo schematismo delle vicende ci racconta di un Kieslowski lontano dal suo meglio.
Sorta di triplice episodio con la variabile iniziale di uno scontro tra due uomini in una stazione. Kieslowski parla della condizione politica polacca vista da due diverse prospettive. Il clima di controllo del sistema è ampiamente spiegato, solo che le varianti più o meno religiose sono un po' tirate per i capelli. Meritevole per l'idea e perché fa capire come a volte il destino influenzi le decisioni prese con raziocinio.
MEMORABILE: Chiuso nella gabbia degli oppositori; Il taglio all'ospedale; La fidanzata arrestata.
Come messo in chiaro dal titolo Kieslowski vuole parlare con questo film dell'importanza di alcuni accadimenti nel corso della vita e di come determinate circostanze possano essere fondamentali per il futuro. Infatti la vita del protagonista (un bravissimo Linda) è divisa in tre storie differenti che si svolgono successivamente alla sua rincorsa di un treno e a cosa accade in tre diverse circostanze. Ogni racconto è ricco di dramma e sentimento, oltre che di fervente ardore politico, tanto che il film venne all'epoca inizialmente censurato e tagliato. Da recuperare.
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Zender, tra gli attori va inserito Jerzy Stuhr. Incredibile ma vero: Stuhr, che peraltro è uno degli attori kieslowskiani per eccellenza, ha un ruolo secondario (ma in una lunga scena significativa) eppure non è accreditato nei titoli! Però è proprio lui, e quindi credo proprio sia utile inserirlo.