Il matrimonio di mia sorella - Film (2007)

Margot si reca con il figlio dalla sorella, con la quale non ha rapporti da anni che sta per sposarsi. Al suo arrivo cerca di dimostrarle che il futuro marito non fa per lei. Dopo il bel Il calamaro e la balena,il regista americano Noah Baumbach torna con una nuova opera che presenta ambientazione familiare ed anche in questo caso viene ritratta una famiglia alquanto problematica e ricca di dinamiche interne, ben illustrate dalla sceneggiatura e dai dialoghi non banali. Rilevante il cast con una buona prova della Kidman.

Da subito si entra in medias res, osservando un rapporto tra due sorelle reso difficile da antiche invidie e rancori, provocazioni presenti, perenni competizioni. In dialoghi misurati ma taglienti si conferma una nuova grande interpretazione della Leigh, sempre maestra nell'esprimere tenerezza rabbiosa: con lei interagiscono proficuamente gli altri ben tratteggiati personaggi, tra cui una Kidman più impegnata e convincente del solito. La colonna sonora omaggia i Blondie: "Union City Blue" e, intonata da Pais, "Sundae Girl".

Dure sorelle, due vite agli antipodi. Storia di famiglie e invidie, rancori, scontri passato-presente, timore d’aver sprecato buona parte della propria vita e/o non riuscire più a ritrovare la genuinità delle cose. Le crisi esistenziali qui narrate da Baumbach si fregiano degli sguardi sibillini, arrabbiati e persi nel vuoto della coppia Leigh (perfettamente a suo agio)/Kidman (un po’ meno), salvo poi perdere la bussola in isterismi e insoddisfazioni varie che alla lunga perdono d’interesse e incanalano il film verso lidi più volte esplorati.

L'occasione del matrimonio della sorella di Margot fa raffiorare sentimenti e risentimenti sopiti da anni; non ne sono per la verità chiarite le cause e il film, anche se ben interpretato dalla Leigh e dalla Kidman, risulta poco unitario e solido. Si assiste a una sfilza di cattiverie verbali e isterie che sembrano più caratteriali che motivate. Se Baumbhach voleva "semplicemente" raccontare il rapporto borderline di due personalità opposte ci è riuscito, ma non ha saputo andare oltre la mera descrizione e la verbosità teatrale. Da strizzacervelli.

Due sorelle che non si parlano da anni si incontrano nella casa di famiglia in occasione del matrimonio della minore. Dopo le affettuosità iniziali, emergono recriminazioni, rancori, invidie mai sopite... Come nel bel film precedente, anche qui Baumbach, sceneggiatore oltre che regista, racconta una storia di disagio familiare, potendo al centro il personaggio fragile impersonato da Jason Leight contrapposto a quello della sorella arida ed ipocrita, a cui presta il volto levigato e scostante Kidman. Risultato interessante, ma a tratti si avverte una certa pesantezza letteraria.

Per festeggiare il matrimonio due sorelle si rincontrano dopo anni. Non c'è traccia di emozioni positive o di eccitamento per l'evento e tutto si concentra sui rapporti interpersonali. La contrapposizione è tra chi si sente sicura e chi si accontenta, tra la cittadina e la campagnola; le sorelle si accusano di tutto ma sembra un film già visto. In aggiunta i vicini di casa sono l'emblema del marcio che regna e i figli in età scolare parlano di condom e masturbazione. Sceneggiatura volutamente pesante che nel finale perde il filo. Brave le attrici, ma annoiano quando parlano di sesso.

Storia di disagio famigliare. Commedia nevrotica e logorroica con personaggi alquanto complessi e di scarsa empatia (eccetto quello interpretato da Jack Black). Il filo narrativo ha un non so che di folle, di difficile accettazione realistica. Nonostante ciò, non si può affermare che la pellicola non sia interessante e che non intrattenga. Cast più che convincente.