Discreto film, ispirato a fatti realmente accaduti, in cui Fleisher si dimostra un regista non banale costruendo un film abbastanza teso ed avvincente in cui c'è spazio anche per qualche interessante spunto di riflessione. L'uso dello split screen a volte è gratuito ed eccessivo, ma all'epoca andava tanto di moda. Ottimo il cast su cui spicca però uno straordinario Tony Curtis che dà vita ad una prova attoriale davvero da urlo (che meriterebbe di essere gustata in originale). In definitiva un film che merita la visione.
Thriller ispirato a fatti realmente accaduti, si avvale di un buon copione che la mano sapiente del veterano Fleischer ben sfrutta. Cast affiatato. Spicca, su tutti, la memorabile prova di un Curtis in un ruolo insolito per lui e proprio per questo assolutamente aderente al personaggio. In seguito non si ripeterà mai piu. Ottimi anche Kennedy e Fonda. Appare anche Murray Hamilton, in seguito Larry Vaughn ne Lo Squalo di Spielberg.
La vera vicenda di Albert Di Salvo, operaio schizofrenico serial killer negli anni sessanta, è narrata dal regista in uno stile secco e senza compiacimenti. Nella prima parte, cerca di ricreare la complessità dell'indagine, attraverso un piglio documentario ed il ricorso massiccio allo split screen. Ma è la seconda parte, quella dei colloqui fra il pacato poliziotto Fonda e il tormentato Curtis (che non ha consapevolezza di essere un assassino), a risultare più avvincente, grazie all'eccezionale prova di quest'ultimo in un ruolo non abituale
Ha un leggero retrogusto di datato, qua e là dispensa un po' di retorica (Fonda che parla delle armi che tolgono soldi per la cura dei malati) e l'utilizzo della suddivisione dello schermo, alla lunga, può sembrare più un esercizio di stile. Ma siamo comunque al cospetto di un buon film, ben recitato (su tutti, Fonda e un ispirato Curtis), che ci presenta una difficile indagine, con parecchi indiziati (il "colonnello"; l'allucinato, messianico, egocentrico; il timorato Eugene) e un assassino che darà vita a un serrato faccia a faccia (le sue versioni; la psiche) proprio con Fonda. Riuscito.
MEMORABILE: L'assassino, già piegato sulla vittima, tituba quando si vede allo specchio, quasi fosse stupito di essere lui (in seguito, ci sarà un perchè).
L’entrata in scena di Curtis a metà film segna una netta cesura tra la prima parte, indiziaria e aderente ai parametri del giallo-poliziesco – delitti, indagini, sospetti, false piste - e la seconda, che vira verso un sondaggio della psiche schizofrenica del serial killer; in ambedue i casi la regia di Fleischer non devia dal registro oggettivo del fatto di cronaca, concluso in un biancore abbacinante che rispecchia la patologia ormai incurabile dello “strangolatore di Boston”. Riflettori puntati su Curtis, che infonde al suo Albert Di Salvo gelo, dolore, incredulità e impotenza.
Ispirato alla reale vicenda di un operaio schizofrenico, Lo strangolatore di Boston si può definire un film riuscito, che ha per oggetto lo sdoppiamento della personalità. Merito della bontà del film va alla regia di Fleischer che si tiene alla larga da inutili spettacolarismi e sopratutto alla straordinaria interpretazione di Curtis.
Eccellente thriller di Fleischer, con un taglio apparentemente giornalistico in realtà sottilmente sabotato dal ricorso allo split-screen talmente spinto da ridefinire il quadro come una tavola a fumetti, rendendo il film assai più astratto di quanto l'aderenza alla cronaca non farebbe supporre. Molto bene Curtis (in una parte insidiosa) e Fonda. L'atmosfera generale, la fotografia, annunciano il poliziesco metropolitano prossimo venturo. Da vedere.
Ottimo poliziesco che segue nei minimi dettagli i veri fatti che portarono all'arresto di DeSalvo, lo strangolatore di Boston. Il ritmo lento è ravvivato da un ottimo uso del montaggio, con split screen ben utilizzati e da belle inquadrature. Inoltre c'è un cast davvero impressionante: svetta Tony Curtis nel ruolo di DeSalvo (bravissimo nel far vedere come l'assassino fosse in fondo anche vittima di sè stesso), ma non gli sono da meno i grandi Henry Fonda e George Kennedy. In parti minori ci sono anche Hamilton e James Brolin. Da vedere.
MEMORABILE: Gli interrogatori di Curtis nella parte finale.
Ogni società ha i criminali che si merita, e quella americana partorisce psicopatici della risma di Albert Di Salvo. La sua divaricazione mentale prodotta dalle schizotipie sociali e culturali è restituita a suon di split-screen che scindono lo schermo in due emisferi cerebrali. E' solo la prima di una serie di acute e azzecate finezze tecnico-semantiche che hanno permesso a quest'opera di invecchiare alla grande, anzi di non invecchiare affatto. Vi sono un paio di licenze poetiche rispetto al vero, e paradossalmente si assopisce proprio quando fa il suo ingresso Curtis, ma son peli nell'uovo.
Originale per la confezione, classico per il tema trattato. Ispirato a fatti realmente accaduti pecca per qualche lungaggine e per alcuni termini decisamente desueti, ma nel complesso risulta alquanto interessante sia per i fatti di cronaca ai quali si è ispirata la sceneggiatura che per il tema della doppia personalità. Un documento giornalistico a tutti gli effetti, con ottimi caratteristi e una regia poliedrica e particolare.
Datato per certi versi, efficacemente moderno per altri. A parte l'utilizzo dello split screen, Fleischer adotta uno stile freddo e distaccato, che nulla concede allo spettacolo e ai facili sentimentalismi. I delitti vengono mostrati con rapida concisione, ma interessano soprattutto il loro impatto sull'opinione pubblica, le infruttuose indagini della polizia e la personalità del killer, senza rinunciare a qualche velata critica alla società americana. Bravi Fonda e Kennedy, ottimo Curtis. Qualche licenza rispetto alla realtà, ma ci può stare.
Film lucido, analitico, mette in scena una vicenda realmente accaduta in cui un operaio affetto da doppia personalità uccide e a volte violenta donne indifese. Interessante per la tecnica narrativa, spesso basata sul mascherino, per l'interpretazione degli attori scritturati e soprattutto per il modo in cui si snodano gli eventi, è un'opera valida anche dal punto di vista psichiatrico che nulla concede, come sarebbe stato commercialmente logico, al voyerismo per concentrarsi sui fatti. Apprezzabile anche come poliziesco.
Un film molto interessante soprattutto per come viene introdotta poco alla volta la figura del serial killer. Se la prima parte ci racconta le gesta dello psicopatico, la seconda invece cerca di sondare l'insondabile follia della mente umana. Buona anche la scelta di dividere lo schermo in modo da vedere diversi punti di vista che creano maggior suspence soprattutto negli attimi che precedono i delitti. Pesantuccia la parte finale dell'interrogatorio-sfida Fonda-Curtis.
Piacevole poliziesco che deve il buon giudizio soprattutto allo stile e al cast. La trama, in effetti, pur essendo ispirata alla cronaca, non ha in sé nulla che non sia già stato visto. La narrazione è piuttosto lenta, priva di scene truci che terrebbero alta l'attenzione. Compensano queste mancanze l'utilizzo dello split screen e il duetto Curtis/Fonda, virando verso un genere psicologico che viene a concentrarsi nella seconda parte del film. Una durata inferiore sarebbe stata apprezzata.
La vicenda magnetizza immediatamente, la tensione gialla è restituita con rigore classicista e, al contempo, invenzione (sperimentazione) sixties (audace l'uso dello split screen). La superficie figurativa è smaltata; le soluzioni registiche e il cromatismo fotografico si concedono in una danza sincronizzata che non fa una piega. La naturalezza espressiva delle interpretazioni completa la giustezza formale; riesce anche nell'impresa di fare da preludio alle atmosfere cupe, socialmente torbide, del poliziesco metropolitano settantiano.
Un film come se ne facevano una volta, di impianto affidabile, con un cast solidissimo e l'andamento lento e sicuro del classico. Nonostante la materia scabrosa (le parafilie, gli omicidi) Fleischer evita i compiacimenti, i sussulti e gli scandali facili al pari delle sciocche pruderie delineando il ritratto d'un uomo schiacciato dalla propria psiche in un mondo che sembra estraneo e in pieno disfacimento (simbolica, a tal riguardo, la scena del delitto durante il funerale di Kennedy, l'ultimo re). Meno convincente l'ultima mezz'ora.
Gran bel biopic del sapiente Fleischer, diviso in due parti che differiscono per genere e stile (la prima didascalica indagine poliziesca condotta dall'acuto Fonda, la seconda allucinato thriller psicologico retto dalla sorprendente prova di Curtis). Benché lo script non segua certamente alla lettera il ben più fumoso caso dello strangolatore (per molti versi ancora irrisolto), il film, col suo clima asettico e morboso, resta un caposaldo del cinema sui serial killer (il monito finale pre-credits sembra sollecitare gli studi di profiling che vedranno la luce nella decade successiva).
MEMORABILE: L'uso barocco dello split screen e delle mascherine; I flashback di Curtis durante gli interrogatori, fra falsi ricordi e intromissioni del presente.
Spacciata come la vera storia dello strangolatore, ne è invece una versione liberamente arrangiata. Di taglio compassato, in bilico fra reportage e verbale della questura, ricorre troppo spesso allo split-screen, infastidendo l'occhio con molteplici riquadri completamente inutili. Un capriccio in voga in quegli anni che non riesce comunque a rendere brillante un'indagine ripetitiva, lenta e verbosa. Bella la fotografia: moderna, perennemente cupa e vignettata, adatta però anche a stimolare il sonno (soprattutto nella prima ora). Ottimo Curtis in un ruolo per lui insolito.
MEMORABILE: Il sensitivo Hurkos: un sorta di simpatico prof. Kranz; La candida divisa ospedaliera del pazzo DeSalvo con tanto di cintura: non proprio il massimo.
Appare nettamente diviso in due tronconi, di cui la seconda parte risulta di gran lunga la migliore. Il confronto con l’assassino è diretto in maniera splendida, riuscendo a far trattenere il fiato per la tensione instillata. Ogni parola sembra opportunamente pesata e scaturisce un’attenzione cristallina al fine di non perdersi nulla che possa ostacolare la comprensione della psiche dell’omicida. Il prologo, invece, funge da semplice corollario e soffre dell’uso massivo dello split-screen che poco riesce ad aggiungere, trattandosi di un fattore puramente estetico.
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Interessante un passaggio de Lo strangolatore di Boston che sembra riflettere, con lucida visione, aspetti del vivere quotidiano e tendenze sociali all'ordine del giorno.
Ad un certo punto compare un professore omosessuale che colleziona, nella sua prestigiosa biblioteca, anche opere meno nobili, tipo quelle sadiane.
Pur essendo innocente la polizia sospetta di lui proprio a causa della presenza del libro di de Sade...
CuriositàZender • 20/09/16 18:03 Capo scrivano - 47727 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
Dvd Golem disponibile dal 14/06/2017. (trattasi di ristampa).
CuriositàDaniela • 23/07/19 12:09 Gran Burattinaio - 5930 interventi
Nel film la colpevolezza di Albert DeSalvo è data per accertata senza ombra di dubbio e lo stesso è descritto come uno schizofrenico affetto da disturbi di personalità che commette gli omicidi in uno stato di incoscienza scordandosi subito dopo di quanto successo.
Nella realtà, a DeSalvo non fu mai diagnosticata una patologia di questo genere e, nonostante avesse confessato di essere l'autore dei 13 omicidi avvenuti a Boston fra il 1962 e il 1962 ed attribuito al cd "strangolatore", la giuria non credette alla sua versione ed egli venne condannato all'ergastolo per altri crimini di natura sessuale.
Allo stato attuale, l'ipotesi più probabile è che si sia trattato di un mitomane entrato in contatto con l'autore di alcuni degli omicidi in questione, il che spiegherebbe la sua conoscenza di particolari non divulgati all'opinione pubblica.
Il DVD A&R, che gode di un'ottima qualità audio/visiva, ha un piccolo difetto: quando accedo alla sezione degli extra purtroppo non mi fa selezionare le varie voci (galleria fotografica, trailer e poster e locandine) e conseguentemente non mi permette di tornare al menù principale, rimanendo di fatto bloccato. Tale difetto non si riscontra fortunatamente nella copia, sempre in mio possesso, in blu-ray.