Flesh - Film (1968)

Flesh
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Flesh
Anno: 1968
Genere: drammatico (colore)
Note: Primo film della trilogia di Morrissey (seguiranno "Trash" e "Heat-Calore").
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L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/06/08 DAL BENEMERITO HERRKINSKI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/11/12
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Herrkinski 20/06/08 18:49 - 8072 commenti

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Interpretata dal mitico Joe Dallesandro, questa storia di degrado urbano racconta di un drogato newyorkese che si prostituisce per mantenere la moglie lesbica e il figlioletto, pagarsi la droga e pagare l'aborto della ragazza di sua moglie (!). Incontrerà clienti a dir poco particolari e situazioni assurde. Il film, girato nel tipico stile statico e documentaristico di Morrissey, mostra insistiti nudi integrali dell'attore e tutte le situazioni di degrado care al cinema del regista. Il meno interessante della trilogia, solo per estimatori.

Pigro 5/11/08 20:53 - 9634 commenti

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Scene di vita di un marchettaro. Capolavoro sperimentale, tranche de vie o boiata pazzesca? Tutti i film di Morrissey fanno sorgere il dubbio, ma sono invece testimonianza di un un modo diverso di fare cinema, che sfugge a classificazioni (e votazioni) standard. Il rifiuto del linguaggio hollywoodiano (trama, inquadrature, recitazione) va di pari passo con la decisione di raccontare storie estreme ma che sono quotidiane per molti. In questo senso, il film, evoluzione naturale di Chelsea Girls, è comunque una rivelazione. Geniale la scena di Dallessandro in posa da statua greca.

Lucius 1/11/09 16:49 - 3015 commenti

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Il film emblematico e simbolo di Joe Dallesandro, dove si celebra il culto della sua bellezza. Duro e di impatto questo capitolo della trilogia di Morrissey dove però non è solo il corpo statuario a parlare (e per certi versi ad emozionare) lo spettatore, ma il modo delicato con cui la camera non invadente segue l'attore vestito o nudo che sia, riuscendo a far sì che esso non venga presentato come un oggetto fisico, ma nell'insieme della sua personalità. Finale imprevedibile.

Luchi78 2/05/11 17:34 - 1521 commenti

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Chiamiamola sperimentazione, avanguardia pop, underground culture o come volete, ma per me non ha molto a che fare con il cinema. Una specie di documentario con un taglio amatoriale, un'introspeazione nella vita di un ragazzo che si ritrova in situazioni incredibili e che forse rappresentava in quegli anni un modello di vita "vera" per gli artisti del gruppo Warhol. Difficile da guardare fino all'ultimo per la noia che dopo poco incombe.

Fauno 3/01/12 10:02 - 2208 commenti

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A parte una disquisizione intellettualmente molto acuta di un fotografo bozzettista sul "culto del corpo", nel film non è che ci sia poco da salvare; ma c'è poco da valutare, anche se non si arriva allo zero assoluto di Trash. Alla fine cosa volevano dimostrare Morrissey e Warhol? Che chi sta nei bassifondi fa solo marchette e per il resto dorme o sta lì a bivaccare a suon di discorsi a vanvera e senza senso? Sarà vero in parte, ma in una percentuale molto più limitata del previsto.

Cotola 26/03/12 23:55 - 9009 commenti

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Primo capitolo di una trilogia, fu girato in modo innovativo per l'epoca, con stilemi che diventeranno poi marchi di fabbrica di del cinema morrisseiano-wharoliano: poca trama, inquadrature statiche e lunghi dialoghi, a volte noiosi a volte interessanti. Su tutto si staglia la figura di Joe Dallesandro, amabile e simpatico marchettaro di cui si raccontano il girovagare e gli incontri. Ad alcuni risulterà molto logorroico, ma visto con lo spirito giusto e contestualizzandolo, si potrà trovare interessante.

Teddy 6/01/23 23:05 - 811 commenti

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“Flesh” segna l’inizio della collaborazione fra l’estro esibizionistico di Morrissey e la scultorea bellezza di Dallesandro. Un documento che vorrebbe riflettere i mutamenti sociali ma che si esaurisce in una manciata di sketch tra il peccaminoso e il grottesco. Il corpo, nascosto o sovraesposto, diventa dunque un vero e proprio atto di ribellione, affondato, però, da un inutile, noiosissimo mare di parole.

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  • Curiosità Lucius • 12/05/13 19:11
    Scrivano - 9063 interventi
    Il film viene omaggiato da Marcel Gisler in Fogi is a bastard (1998). Nella camera di Frédéric Andrau (Fogi), appeso a una parete, il poster oroginale: