Uzak - Film (2002)

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/06/08 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 15/06/08 11:52 - 9666 commenti

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Giovane turco di campagna arriva a Istanbul in cerca di fortuna e alloggia presso lo zio fotografo, innescando una convivenza silenziosa e stridente tra due persone caratterialmente inconciliabili (“distante” è la traduzione del titolo). Splendido film di un maestro del nuovo cinema turco come Nuri Bilge Ceylan. Gli emozionanti, lenti paesaggi di Istanbul e della campagna riflettono i lunghi e silenziosi paesaggi dell’anima dei due protagonisti, davvero notevoli: Muzaffer Ozdemir e Mehmet Emin Toprak, vincitori della Palma d’oro a Cannes.

Cotola 31/10/11 10:31 - 9043 commenti

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Bel ritratto di due caratteri umani molto diversi e lontani (come dice già il titolo). Colpisce soprattutto per il senso di solitudine che accomuna, pur con ragioni diverse, i due personaggi. In particolare il protagonista: fotografo disilluso e semifallito che fatica ad aprirsi agli altri ed al mondo ma che dietro una dura scorza, nasconde l'amore per l'ex moglie e il bisogno di rapporti con l'altro. Ricercato da un punto di vista formale, con paesaggi innevati splendidamente fotografati e che rimandano alle condizioni dell'animo.

Myskin69 23/11/13 16:21 - 14 commenti

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Siamo qui dalle parti di un cinema dell'anima, tra Tarkovskj e Antonioni, con in più un tocco di sottile ma irresistibile ironia. Ceylan è molto bravo nel calare questa vicenda di incontro/scontro tra due solitudini nei lividi paesaggi urbani di una metropoli turca (Instambul), fotografata con una sapienza visiva raramente riscontrabile nel cinema contemporaneo. Ed è altrettanto bravo nel mostrarci i silenzi di individui incapaci di comunicare (silenzio umano a cui fa da contrappasso una ricchezza sonora ambientale degna di un film di Bresson).
MEMORABILE: La visione di Stalker alternata al film porno.

Mickes2 20/12/13 18:37 - 1670 commenti

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Sterminati paesaggi brulli, innevati, come chiusi dentro un involucro gelido, come oramai gelido è l’animo di Mahmoud, fotografo in via di fallimento ormai disilluso dalla vita e da chi vi partecipa. Un film di distanze incolmabili, che siano caratteriali, di formazione o dettate dal fato, le esistenze raccontate da Ceylan sono soggiogate dalla solitudine e dall’incomunicabilità, arrendevoli ancor prima di provarci davvero, alienate perché “là fuori” non c’è alcunché e il vuoto esterno riflette la desolazione interna, inestirpabile e cieca.

Didda23 19/02/16 10:12 - 2426 commenti

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Se da un lato è notevole e d'impatto l'intento di sviscerare le dinamiche che portano all'empatia e alla solitudine, il modo scelto è molto poco "partecipativo". In effetti la quasi assenza di dialoghi appesantisce di parecchio la drammaticità della vicenda e la visione è alquanto difficoltosa. Anonimi i due protagonisti (premiati a Cannes con la palma d'oro chissà poi perché) mentre la sceneggiatura riserva poco nonostante il finale risollevi la qualità d'insieme. Ceylan è un maestro nel dipingere i paesaggi, ma nel resto mi è parso poco brillante.
MEMORABILE: Le scene nel porto di Instambul; Le telefonate.

Paulaster 9/10/18 10:17 - 4417 commenti

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Due cugini convivono malvolentieri per un periodo. In un cinema autoriale di lunghe sequenze, qualche simbolismo (il topo, le navi abbandonate) e silenzi, la chiave diventa la tragicommedia. I siparietti tra un fallito e un fannullone, che hanno le signorine in tv come unico punto in comune, fornisce il quadro desolante di Istanbul e dei sentimenti dei singoli. Ceylan riesce a far scorrere quella che in partenza sembra essere una mattonata ma che si rivela invece possedere sottile e amaro umorismo, con piccole punte riflessive.
MEMORABILE: Il piede nel sacchetto; Il porno in tv visto di nascosto; Gli appostamenti alla ragazza; Il topo imprigionato.

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