Biùtiful cauntri - Documentario (2007)

Un documentario? Forse un horror. L'horror vacui di una classe politica dirigente i cui verba proverbialmente volant (ma non è che gli scripta manent!). L'incubo di una, più città contaminate che romerianamente si stanno trasformando in terre di morti viventi. La spaventosa indifferenza di aziende che di trasparente hanno solo "la logica spietata del profitto" per dirla coi Baustelle. Purtroppo non arriva nessun investigatore ad illuminare la nostra cognizione del dolore. Senza cognizione non c'è dolore? E allora proiettatelo ogni volta che vi si presenta l'occasione. Ovunque. Costantemente.

Un'immane schifezza. Il problema dei rifiuti s'intende, non il documentario che ha il merito di presentare il tutto con rigore (solo un paio di esagerazioni), ritmo e forza narrativa (questo Del Giudice potrebbe benissimo fare cinema..). Uno schifo di 14 anni figlio della destra e della sinistra, del sud e del nord, della grossa industria e del piccolo arraffone. Diverse le sequenze che intrecciano col film Gomorra, a partire da quel sistema capillare e perverso di camion e ruspe che scaricano e macinano ogni cosa.

Prima che i telegiornali si occupassero solo di questo tema, un educatore ambientale che girò con regia documentaristica capace di cogliere senza troppi raggiri il senso del vero, ci aveva mostrato un fenomeno del tutto italiano: 1200 discariche abusive di rifiuti tossici (altro che Tromaville) che portano a tumori ed altre morti lente; ma non è un film apocalittico, è la realtà documentata in una pellicola per niente artificiosa o macchinosa, che vuole solo riprendere. Un fine unico: denunica sociale. Lo vedi solo una volta, ma lo vedi.

Sembra fiction ma è l'amara realtà. Come certe scottanti inchieste televisive si esce estremamente disturbati dalla visione di questo bel documentario di Esmeralda Calabria. Disturbante ma necessario ed estremamente educativo per riflettere senza espedienti ma in modo efficacemente illustrativo sullo scempio del territorio.

Film documentario di genere horror, quello vero, che non ti fa dormire la notte, che lavora dentro dopo la visione, ultimata la quale ci si sente tanto sporchi quanto impotenti. La logica del profitto si spoglia di qualsiasi elemento logico; non è una contraddizione, ma l'unica spiegazione di una follia delirante. Un sito scelto come discarica e chi c'è c'è. La stessa logica, come scrisse Saviano, dei camorristi che, di fronte alle falde acquifere inquinate, se ne fregano tanto "io bevo l'acqua minerale"... L'inferno in Terra sta vincendo.

Più che un’inchiesta è un film-denuncia su come prospera la criminalità con le discariche (col beneplacito di chi se ne dovrebbe occupare). Un grido di dolore contro Giugliano, ricordando ciò che adesso è la terra dei fuochi. Impressiona per le immagini di agricoltura ulcerata, di pecore destinate alle fiamme e di percolato grondante. Qualche ripresa rubata di sversamenti, intercettazioni telefoniche e i silenzi di Bertolaso a dare prova di una tragedia ambientale ormai a livello nazionale.

Una delle zone più fertili e produttive di tutta la Campania è ridotta a una discarica a cielo aperto, dove uomini e animali muoiono senza che nessuno faccia niente per impedirlo. Un documentario scioccante che mostra come la criminalità organizzata abbia sfruttato a proprio vantaggio (economico) il discorso relativo allo smaltimento dei rifiuti tossici. Quello che un tempo era un paradiso della natura adesso si è trasformato nella terra dei fuochi. Tra testimonianze disperate e intercettazioni pazzesche si arriva in fondo stremati.

L'orrore kurtziano, un neorealismo più reale della realtà che si fa nausearealismo. Ecco l'eredità pronta per i nostri figli: soldi per veleni, soldi per potere, un inferno chimico da cui non si esce con lo scudo, ma sopra di esso. Verrebbe da dire che ci meriteremmo anche di peggio, se non fosse che a pagarne le conseguenze sono soprattutto i soliti innocenti (pecore incluse). Benvenuti in questo biùtiful cauntri di sole, mare, pizza e percolato. Una via d'uscita non esiste.