Ottenuto il successo con il sopravvalutato ESSERE JOHN MALKOVICH, la coppia Spike Jonze (regista) Charlie Kaufman (sceneggiatore e vera mente dell'opera precedente) torna a occuparsi di metacinema mescolando con troppa disinvoltura realtà e finzione. Questa volta però il gioco è ancor meno riuscito e il protagonista Charlie Kaufman (nel film Nicolas Cage) è l'ennesima variante sul tema dello sceneggiatore che decide di adattare (il titolo originale è ADAPTATION) un romanzo infilmabile (“Il ladro di orchidee”, ovvero il titolo italiano) e finisce nella più classica crisi di...Leggi tutto idee. Che è poi la stessa dello sceneggiatore “reale”, evidentemente incapace di dare un seguito ideale all’osannato ESSERE JOHN MALKOVICH. La storia procede su binari paralleli: da una parte la storia della scrittrice (Meryl Streep) che intervista un amante e ladro di orchidee (Chris Cooper), dall'altra (siamo tre anni avanti) quella di Charlie (Cage) che la medesima storia (ormai trasformata in romanzo) cerca di adattare per il cinema. Qualche buono spunto, alcuni dialoghi azzeccati e poco altro. Si ha la sensazione che il film non sappia come procedere e lo faccia per inerzia, incollando scene che da sole non riuscirebbero a reggere. In sostanza un film molto meno originale di quanto potesse apparire sulla carta, che può solo stupire per le numerose connessioni con la realtà ma che dal punto di vista dell'intreccio narrativo, della recitazione e del coinvolgimento offre davvero poco.
Scrivere un film su se stesso che sta scrivendo il film. Kaufman trova un sotterfugio per regalarci una sceneggiatura basata su un libro che, per sua definizione, non può essere adattato. Così ci troviamo ad assistere alla sua lotta per trovare un modo di scrivere la sceneggiatura contornata da interessanti fantasie (tipo il fratello gemello inesistente e il "come finirebbe il film se a scriverlo fosse uno sceneggiatore medio di Hollywood"). Unica interpretazione di Nicolas Cage meritevole di segnalazione. Bravissima la Streep, ecellente Cooper.
Non ho apprezzato particolarmente questa astuzia di scrivere una sceneggiatura su di uno scrittore di sceneggiature che deve scrivere una sceneggiatura. È un gioco di parole che, sublimandosi nell'eccessivo patetismo del protagonista antieroe, non vale la candela, secondo il mio personale giudizio. Benchè la prova degli attori sia meritevole (splendida la Streep), la storia non coinvolge troppo...
Scrittore che ha un gemello non riesce a sceneggiare un romanzo sulle orchidee: è questo il complesso labirinto narrativo nel quale si addentra Jonze con l'aiuto del suo autore Kaufman, che mette il proprio stallo creativo al centro del film (ottimo Cage che si fa in due). Storia metacinematografica che è anche delirio schizofrenico sul sé, sul doppio, sulla felicità, sulla realtà e sulla vita. Intrigante e capzioso, non rinuncia all'umorismo e alla beffa. Il titolo originale allude all'adattamento del film e della specie secondo Darwin.
Kaufman va completamente fuori di testa, scrive un film su sè stesso che scrive un film mentre scrive un film... il metacinema ha dei limiti e Adaptation li attraversa tutti. Ciò non è necessariamente una cosa positiva, in realtà, visto che se non ci si avvicina o si comprende ciò che prova Charlie, c'è poco da apprezzare. Personalmente l'ho trovato un'opera deliziosamente imperfetta, giustamente, così come ogni essere umano. Arricchita da prove d'attore come Streep e Cage (ma non scordiamo Cooper), è comunque un film da vedere.
MEMORABILE: La mamma che aiuta il fratello di Charlie a scrivere un thriller delirante... che ovviamente avrà successo.
Chiamatela post narrativa, analisi della complessità, o semplicemente mancanza di idee; a mio modo di vedere è una ventata di aria fresca nella commedia americana quella che gira attorno a quei nerd di Gondry, Jonze e Kaufman e in modo diverso Anderson. In questo caso assistiamo a una delle punte più alte di questa forma di poetica, un meta-meta-film magistrale che è allo stesso tempo cinema e trattato sul cinema, magistralmente interpretato.
Jonze asserve tutta la propria maestria a Kaufman che inventa una sceneggiatura strepitosa, nella quale i dialoghi - acuti ed intelligenti - la fanno da padroni. Cage interpreta divinamente i due ruoli, soprattutto quello dello scrittore in astinenza di ispirazione e idee. Lo sdendato Cooper possiede uno charme invidiabile nonostante l'imbruttimento. L'originalità e la genialità sono due elementi che rendono l'opera un grande esempio di cinema. E bravo Spike!
Delirante pellicola, frutto metacinematografico del duo Jonze/Kaufman, Il ladro di orchidee può apparire divertente a parto di rinnegare almeno temporaneamente qualunque "credo" logico e narrativo. Fatte queste premesse, la visione dell'opera potrà avere un suo perchè e si potranno apprezzare gli aspetti visivi nonchè la bravura del cast, compreso finalmente l'altre volte iper-imbambolato Nicolas Cage. Ottimo Chris Cooper.
Sapevate che in natura esistono più di trentamila specie di orchidee, ognuna delle quali si sagoma per ingannare ed accogliere un diverso tipo di insetto? Un film che ha molte pretese poetico-analitiche, ma che si trasforma in un guazzabuglio di idee e di scene, alcune decisamente noiose. Meryl Streep al solito fa finta di essere una grande attrice, in un ruolo però dimenticabile.
Kaufman ha ego e talento, tanto da autocitarsi e debordare in una storiella di fiori. Troppe idee, dal darwinismo a Essere John Malkovich, dal fratello gemello alla Streep in veste thriller. Come ammette nel film, c’è poca struttura ma l’odore delle orchidee arriva da Cooper (il migliore). Oltre a ciò, sembra sia andato a una seduta psicanalitica dove cerca di raccontare un progetto e cento frustrazioni. Jonze fatica a starci dietro e con lui pure il sottoscritto, anche se il film riesce a spiazzare. Finale da rigurgito situazionista, che collassa nel melò.
Nella sua "follia" (qui solo parziale e decisamente presente in misura minore della pellicola precedente) e nella sua confusionarietà, l'ho trovato migliore e un po' più piacevole del decantato Essere... La sceneggiatura non è sempre così originale (ovvio che le storie alla fine si intreccino) ma riesce a divertire ed a coinvolgere, magari solo a tratti, lo spettatore. E capita anche una cosa rara a vedersi: Cage recita davvero bene. Buone anche le prove di Cooper e della Streep. Se conoscete Jonze e Kaufman vedetelo tranquillamente; in caso contrario potreste storcere
il naso e non poco.
Al di là di ottime prove attoriali, specie quelle di Cage e Cooper, non saprei trovare grossi pregi in questa pellicola, che presenta gli stessi contorsionismi e le stesse debolezze del precedente lavoro della coppia Jonze/Kaufman. E dire che i due mi colpiranno in seguito per lavori come Lei o Amonalisa... ma qui proprio è difficile arrivare alla fine, nonostante alcuni passaggi potenzialmente interessanti.
Come tutti i film di Spike Jonze, anche questo tende al viaggio mentale, ricco di dualismi sul meta-cinema (libro-realtà, film-libro, i gemelli, la sceneggiatura nella sceneggiatura) che lo rendono un prodotto interessante e godibile. Eccellente Nicolas Cage nella doppia parte dello scrittore e di suo fratello, una Meryl Streep esuberante arricchisce il cast. Con un finale improvvisamente adrenalinico.
Uno dei più grandi film metacinematografici che s’interroga sull’arte di saper scrivere una sceneggiatura remando contro frustrazioni e paranoie che scaturiscono da questo mestiere. Kauffman, che tre anni dopo vincerà l’Oscar per la migliore sceneggiatura con Se mi lasci ti cancello, si sarebbe meritato una statuetta anche per questo delirante copione, che Spike Jonze è riuscito a realizzare mantenendo intatto il livello di complessità dei livelli narrativi dirigendo un Nicolas Cage superbo, a suo agio sia nei panni del fratello gemello che dell’alterego schizoide di Kauffman.
La quotidianità del celebrato sceneggiatore Charlie Kaufman - un Cage incurvato, stempiato, divorato dalle proprie nevrosi - viene sconvolta da un compito apparentemente immane: firmare la trasposizione di un romanzo-reportage sulle orchidee. O è forse un soggetto tautologico, lui stesso che scrive la sceneggiatura dal romanzo? Il duo Jonze-Kaufman si sollazza con un giochino cerebrale che riannoda i non-fili narrativi di John Malkovich e che, nel suo ballare il tip tap fra varie linee temporali, sfocia in un finale persino thriller. Risultato originale, ma piuttosto freddo.
MEMORABILE: Il successo della (mediocre) sceneggiatura del gemello Donald.
La coppia Jonze/Kaufman non risulta di facile digestione e qui in particolare lavora pesantemente sul versante metacinematografico, raccontando un personaggio che appare molto personale. Il pantano in cui la Streep si muove alla ricerca della bellezza salvifica dell'orchidea è un po' quello in cui si ritrova lo spettatore, in affanno come il (bravo) Cage, incapace di uscirne per buona parte del film. Che vive di buone intuizioni ma anche di momenti di stanca e finisce per lasciare il sapore di qualcosa di pesante, non propriamente coinvolgente e non riuscito.
Dopo John Malkovich, il duo Kaufman e Jonze si dedica a un esperimento di metascrittura, con lo stesso Kaufman (interpretato da Nicholas Cage) alle prese con uno script difficile, che finisce per diventare un racconto autoriflessivo sull'arte stessa dello sceneggiare, fra lotta ai cliché (la doppia personalità, le formule del cinema di genere, il deus ex machina, tutti luoghi comuni puntualmente utilizzati) e superamento della crisi creativa. Lo si può prendere come un gioco un po' fine a se stesso, ma costruito con intelligenza e divertita complicità nei confronti dello spettatore.
MEMORABILE: Il flashback dell'incidente d'auto; Il seminario di storytelling; La pazzesca svolta thriller dell'ultima mezz'ora; Nella palude fra gli alligatori.
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