Due omaggi a Rossellini, nell'incipit (Roma città aperta) e nell'epilogo (Germania anno zero), posti come due parentesi cinematografiche ad un lavoro di matrice televisiva (dove sarà programmato nella prossima stagione, anche se, visto l'argomento, una collocazione in prime time su Raiuno pare ardita) che il regista conduce con il solito professionismo, senza picchi autoriali dato il medium di destinazione, ma con interessanti riflessioni sui limiti che si deve porre l'arte. Zingaretti e Diberti da applauso.
MEMORABILE: Le riprese nella prigione di Pietro Koch, col cameo di Sonia Bergamasco che urla a Valenti "Sei un artista, vai via da qui!"
Intrigante, ma sostanzialmente piatto, melodramma bellico che racconta del cinema di un'epoca controversa e in decadimento e del rapporto ancora poco analizzato tra quel cinema e la politica reale dell'Italia. La sceneggiatura è curata nei personaggi, come l'ambientazione, ma la regia non sempre sa trovare il giusto nerbo e nel non voler eccedere, rischia di non comunicare neanche, a differenza dei film di quegli anni. Zingaretti, va da sè, è bravo, ma la Bellucci sfiora l'imbarazzo.
La storia di Valenti e della Ferida, fucilati innocenti nel '45. Giordana realizza un melodramma lungo e diseguale, con momenti ottimi e cadute improbabili, una ricostruzione storica fantasiosa (Vero Marozin, qui partigiano onesto e dilaniato dal dubbio, in realtà un bandito condannato dal CLN veneto per ruberie, rifugiatosi a Milano per continuare l'opera). Interessante il racconto di quegli anni dal punto di vista "leggero" del mondo del cinema, non si capisce molto delle scelte dei due e le domande di fondo vengono eluse. Sufficiente.
Lungo e noioso, è a livello di una fiction Rai, anche dal punto di vista stilistico. La storia continua a ciondolare avanti e indietro nel tempo e non diventa mai interessante, sebbene il tema fosse di quelli forti; Zingaretti è anche molto bravo, ma di certo non può reggere da solo la baracca. E la Bellucci, con dizione approssimativa, è troppo vecchia per la parte di Luisa Ferida. Dimenticabile.
Opera fortissimamente voluta da Giordana che, nonostante le sincere migliori intenzioni, pare minata da un eccesso di autocensura. La storia dolorosa, eccentrica ma centrale, del rapporto Valenti-Ferida, aspettava e chiedeva di esser messa su pellicola, ma in un modo che vorrebbe esser raffinato finendo per esser piatto, con un'atmosfera che tenderebbe al morboso ma risulta decadente. La produzione RAI e l'apporto delle star Bellucci-Zingaretti (pur bravi) limita il risultato. Sorta di dittico, a quasi 30 anni di distanza, con La caduta degli angeli ribelli.
MEMORABILE: Il personaggio Viscontiano interpretato da Alessio Boni; La masturbazione della Bellucci a Zingaretti; "Abbiamo fatto giustizia".
La prima parte risulta anemica, priva di un impatto convincente. Il talento di Zingaretti isolato e sciupato in un cast preso ai soliti magazzini fiction, la Bellucci che concorre a rendere tutto ancora più ampolloso e asfissiante. Nonostante un timido decollo dopo la prima ora, il ritmo rimane prevedibile e manieristico. Peccato, perché la storia è dotata di sostanza e validità storica ma ciò nonostante la resa non lascia scampo. Tanti i riferimenti, diretti e indiretti (vedi Telefoni bianchi).
MEMORABILE: "Non voglio questo figlio, non lo metto al mondo un altro come te".
Il lungomentraggio, incentrato sul sempre eclettico Luca Zingaretti (che però non è Atlante per sorreggerne la trama dall'inizio alla fine), risulta lungo, tedioso e, gravemente banalizzato dall'ingombrante presenza di Monica Bellucci, solita statua di sale, la cui espressività è pari a quella di un pesce appena scongelato. Da evidenziare la partecipazione, fugace ma ottima, del grande Mattia Sbragia. Un film mediocre, ma comunque da vedere (almeno per l'omaggio del regista al Maestro Rossellini nell'incipit e nell'epilogo della trama).
Marco Tullio Giordana HA DIRETTO ANCHE...
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Ieri sera in tarda serata su la 7 mi sono imbattuta in un documentario che ha narrato la storia di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, e ho avuto l'impressione che quest'ultimo per somiglianza avrebbe potuto essere impersonato da Claudio Bisio; se trovate delle foto dei due attori fateci caso....
DiscussioneZender • 3/09/08 16:21 Capo scrivano - 47790 interventi
Io invece vedrei bene Jessica Rizzo nei panni di Luisa Ferida... Anche qui la somiglianza ci sta, vagamente.
Ho visto le foto, Gugly. Come uomo però mi ricorda più Aroldo Tieri o qualche divo del Carosello...
Il film sinceramente l'ho visto poco e male, per cui non posso commentarlo, e tuttavia ho intravisto il personaggio di Alessio Boni, ispirato a Visconti...ma quale????? Visconti era omosessuale, non avrebbe mai potuto amare una donna come si vede nel film; vero che è stato partigiano, ma da quello che ho letto non mi pare nel senso descritto.
Non lo hanno mai più trasmesso in tv neanche su Rai Premium, il motivo potrebbe essere l'eccessivo tasso erotico che ne vieta la visione ai minori di 14 anni, ma non lo hanno neppure mai rimandato in onda tagliato ne in seconda serata, si dovrà ripiegare sul dvd.
DiscussioneDusso • 12/08/14 14:18 Archivista in seconda - 1831 interventi
Osvaldo Valenti e Luisa Ferida sono anche i protagonisti del primo romanzo giallo di Umberto Lenzi "Delitti a Cinecittà"(uscito nel 2008), dove l'attrice rischia la vita durante la lavorazione di "La corona di ferro" di Blasetti
DiscussioneRaremirko • 28/11/18 00:57 Call center Davinotti - 3862 interventi
A me è piaciuto molto; molto bene tecnicamente e, tra tutti, bravissimo Zingaretti, vero mostro di bravura del nostro cinema, di supporto Boni e la Bellucci.
L'opera ha quel giusto tocco di torbido che queste storie necessitano, senza scadere nel posticcio o nel fastidioso; Giordana ha fatto pure di meglio, e di peggio, ma questo Sanguepazzo me lo son gustato.
Romanzato, teso, cupo, è tra i film più adulti del maestro.