Seul contre tous - Film (1998)

Seul contre tous
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Titolo originale: Seul contre tous
Anno: 1998
Genere: drammatico (colore)
Note: aka "I stand alone"

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/05/08 DAL BENEMERITO SCHRAMM
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Schramm 19/05/08 12:38 - 3495 commenti

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Il regista si chiama Noè, ma l'arca la fa affondare senza pietà, dandoci dentro con una carica nichilista sperticata, affidata a un girovago Nahon-Alice senza paese della meraviglie. Conto aperto con l'intero cosmo, avulso all'umano consorzio, senza patria religione morale etica umanità nemmeno di facciata, usa il prossimo (famiglia in primis) come un vomitatoio del suo disprezzo per la vita. Un Naked in acido che Cioran avrebbe venerato. Deprimente è un blando eufemismo. Visione a rischio, dopo la quale si ha bisogno di una lunga doccia e una gran voglia di rivedere Heidi.
MEMORABILE: I 20' finali. Una randellata al basso ventre.

Redvertigo 20/08/08 20:58 - 78 commenti

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Sono 100 minuti di angoscia quelli che ci offre il talentuoso Gaspar Noè con il suo primo lungometraggio. Per tutto quel lasso di tempo assistiamo impotenti all'epopea di un vecchio uomo che si ritrova straniero nella propria terra. Come lui veniamo travolti dagli eventi che lo fanno precipitare nel suo personale inferno e partecipiamo silenti al suo malessere, alle sue riflessioni, alla sua rabbia, alla sua frustrazione e alla sua ricerca di un equilibrio. Film disperato, cinico, disturbante.
MEMORABILE: Si è soli, si vive soli e si muore soli. Soli, sempre soli. Soli con la propria carne la propria vita che, come un tunnel, è impossibile da condividere.

Deepred89 20/10/08 23:27 - 3706 commenti

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Senza dubbio uno dei film più nichilisti e disperati mai realizzati, dove a colpire non è tanto la violenza esplicita (limitata a un paio di scene) quanto l'analisi psicologica del protagonista, personaggio sconvolto e senza speranza che sembra un Nietzsche elevato all'ennesima potenza. La confezione è curatissima, dalle inquadrature alle varie intuizioni registiche fino alle musiche, belle e a tratti curiosamente enfatiche. Da applausi l'interpretazione di Philippe Nahon. Grandissimo film, ma solo per gente con i nervi saldi.

Redeyes 14/04/10 10:43 - 2449 commenti

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Il buon Gaspar asfalta tutto quanto con una coltre di disperazione. Se c’aspettiamo annientamento ed inadeguatezza siamo nel posto giusto. Affetta, come tranci di carne al macello, le relazioni umane e ci catapulta in una brutta Francia periferica. Di case vecchie con vecchie annesse e grasse maitresse in dolce attesa spaparanzate sul divano. Disarmante l’assoluta assenza di umanità del protagonista, più orco degli orchi delle fiabe, più solo della solitudine. Manifesto nichilista per tale va visto, ma, diciamolo, un po' ci stanca pure!

Trivex 3/09/10 14:52 - 1744 commenti

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Particolare opera, antitesi dell'intrattenimento tradizionale. Una storia raccontata che tratta di disperazione, incomunicabilità e violenza. La metodologia seguita non è tradizionale, il racconto è insistito e sostenuto da dialoghi senza tregua, sfiancanti ed asfissianti. Ci si perde anche nell'anticonformismo cinematografico, sempre più profondo, fino a produrre strane e discutibili indicazioni formali, sull'evoluzione delle immagini forti. Imperturbabile il protagonista, dinnanzi all'hardcore in un cinema, come di fronte alla sua vita, di uomo sconfitto.

Kanon 27/03/11 19:16 - 604 commenti

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Imbecille per vocazione, incapace di sfruttare la sua vita né quella degli altri; non rimane altro che rigurgitare tutto il suo disappunto in vane e ritrite considerazioni sulla vita a mo' di malessere cosmico. Ennesimo resoconto cinematografico sul classico disadattato balordo che, incapace di conformarsi e trovare una sua collocazione, si autorelega nel limbo della solitudine fallimentare. Talmente verboso da causare sonnolenza, ma offre una realtà più vasta di quel che si possa immaginare.

Gestarsh99 30/03/11 17:19 - 1395 commenti

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Nato come prosecuzione effettiva del precedente "Carne", questo terribile documento di irreversibile autodistruzione interiore segna la definitiva rinuncia del protagonista a qualsiasi compromesso morale con la realtà. Un tuffo nichilistico nell'abisso infuocato di una mente arsa da deliri di onnipotenza, sragionanti bofonchiamenti, patologici complessi di inferiorità, incontenibile furia di rivalsa, asfissiante cupio dissolvi. Un marziale horror vacui senza fondo, ove l'unico appagamento possibile si legittima mostruoso nella poesia terminale di un amore incestuoso.
MEMORABILE: L'intenso e straziante abbraccio finale tra il macellaio (un monumentale Nahon) e la giovane figlia "ritrovata".

Capannelle 22/07/11 09:05 - 4411 commenti

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Una vicenda grottesca, dalle sfumature simili a Delicatessen ma contestualizzata nella squallida periferia urbana, che si conclude con un finale disturbante in quanto apologia dell'incesto. Il film è diretto con mano virtuosa e riesce a far apprezzare anche la voce fuori campo del protagonista per quasi tutta la proiezione (alcune delle "massime di vita" declamate sono memorabili) nonché il suo sguardo perennemente fisso e massiccio, a metà tra un barbone e un criminale di guerra serbo.

Herrkinski 19/01/12 02:46 - 8109 commenti

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Sconvolgente manifesto di nichilismo e disagio suburbano, il film si segnala come l'opera migliore di Noè nonchè come uno dei film a mio avviso più significativi dei '90. Se il precedente Carne aveva aperto le porte di un abisso senza ritorno, qui il regista e gli straordinari interpreti (Nahon da manuale) ci scaraventano dritti in un inferno senza apparente redenzione, dominato dalle riflessioni narrate off-screen dal protagonista, autentiche perle di malessere e negatività. Un pugno nello stomaco, doloroso e livido, ma imperdibile. Capolavoro.

Mickes2 8/05/12 15:06 - 1670 commenti

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Come una randellata sui denti, Gaspar Noè scaglia addosso allo spettatore un turbine nichilista da rimanerci pietrificati. Agghiacciante e doloroso studio di una psicologia in frantumi, instabile, rabbiosa, delirante di pensieri, consumata dal rancore, al di là di ogni ragione morale o umana, Nahon vede tutto rosso come quella carne che costantemente lo assilla. Tremendo tuffo nel baratro senza possibilità di risalita; rappresentazione fulgida e martellante del desiderio di morire in cui l'unico appiglio prima della tragedia è esemplificato dall'incesto.
MEMORABILE: "Attenzione. Avete trenta secondi per abbandonare la proiezione del film".

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Pinhead80 3/08/13 12:14 - 4758 commenti

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Addentrarsi nella psiche di un uomo che si sente perseguitato e vessato da ogni essere umano che lo circonda non era impresa facile. I pensieri si accavallano l'uno sull'altro non dando respiro e procedendo per stadi di delirio. Un delirio che fa male perché scava nelle angosce quotidiane rivestendole di violenza primitiva. Ci si aspetta sempre lo scatto che eclissi il tutto in lampo di devastazione fisica. A volte accade, altre no, ma la violenza si respira in ogni attimo così come la perversione che dilaga in un finale sporco e inaccettabile.

Bronson82 11/12/13 09:18 - 32 commenti

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Seul contre tous non è solo un film. È una riflessione sulla vita, su che cos'è la morale, l'uomo, l'amore, il sesso. E non dice un'opinione, non si immedesima in un punto di vista. Dice la verità assoluta, che ci faccia comodo o meno. Che siamo borghesi od operai. Francesi o italiani. Uomini o donne. Bambini o adulti. Nahon (eterno) non parla quasi mai perché per parlare è necessario non essere soli. Il suo è un soliloquio di un'anima abbandonata, sconfitta, sola. Irripetibile e indelebile.
MEMORABILE: Ognuno difende il suo pezzo di carne, nessuno fa niente per nessuno.., le persone sono come gli animali, gli vogliamo bene, li sotterriamo, ed è finita.

Cotola 9/02/14 12:08 - 9043 commenti

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Sin dagli inizi della sua carriera, Noè mostra la sua natura di provocatore ad arte e costruttore di scandali a tavolino: qui addirittura alla fine si inneggia all'incesto. Tuttavia se la cava meglio che in altre pellicole future a patto di non prendere sul serio i vaneggiamenti pseudo filosofici-nichilistici del protagonista che oltre a essere vuoti e ripetitivi, sono anche pretestuosi e poco originali: siamo soli, ognuno pensa solo a se stesso e bla bla bla. In definitiva potabile, ma non per tutti (i minuti finali possono infastidire), e ,imho, il miglior film del regista.

Kinodrop 13/11/15 20:51 - 2948 commenti

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Un uomo allo sbando, emarginato per destino e per colpe vaga per anonime periferie rimuginando e blaterando senza limiti contro il consorzio umano e in particolare contro la famiglia; affabulazione esasperata dalle velleità filosofiche poco credibili dato il livello del personaggio. Violento nel linguaggio e ambiguo nell'intento, si riscatta per la recitazione e l'abilità registica a tratti originale. Suggestiva la fotografia che ben rende lo squallore dei luoghi e la cupezza della vicenda. Snervante e deprimente.
MEMORABILE: Il rapporto con la figlia; I 20 minuti finali.

Giùan 12/06/16 15:16 - 4559 commenti

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Confesso trattarsi del mio primo round con (la visione d'un film di) Noè e di aver girato molto attorno a Seul, per esprimermi in gergo da boxeur. E se le idiosincrasie cinefile spesso si rivelan pregiudizi intellettualoidi, in questo caso la sempre detestabile prevenzione è in gran parte confermata da un nichilismo torrenziale quanto la pipì di un alano, rivelando la tonitrunante ombelicalità autoriale di un urlo prolungato ma di afasica sostanza. Non c'è dubbio però che la rabbia di Nahon (di attonita eccezionalità) risulti debordantemente carismatica.

Bubobubo 31/10/18 10:55 - 1847 commenti

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Il primo Noé e, per largo distacco, anche il migliore. Storia di uno squallore esistenziale che, rispetto ad altri registi del voyeurismo (Korine su tutti), mai dà l'impressione di essere artefatta o affettata. Anzi, il buco dello stomaco si ingrandisce con il passare dei minuti, sbocciando in un lungo doppio finale che mette a dura prova la sopportazione morale e visiva dello spettatore. Va obbligatoriamente visto assieme con Carne, il mediometraggio che ne anticipa luoghi, personaggi e vicende narrative qui date per assodate.

Paulaster 14/01/20 10:20 - 4417 commenti

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Ex macellaio orfano e senza speranze cerca di sopravvivere cercando lavoro. Storia di una solitudine esistenziale che porta a diventare capaci di tutto: nichilismo da perdenti ma un'ottima introspezione. Cinema esplicito e duro che mostra barlumi di fragilità e scelte estreme. Noè gira con ritmo e inquadra i muri e una Francia di periferia; è un peccato quando provoca e non si limita alla lucida realtà. Grande prova di Nahon, dallo sguardo allucinato e sconfitto.
MEMORABILE: La storia della sua vita; “Sorrida”; Se non si alza sono sentimentale; Il conto alla rovescia; Il conto dei proiettili.
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