The lamp (La lampada) - Film (1987)

Un furto nella casa d'una anziana signora si conclude, per i ladri, in maniera tragica: uno degli oggetti rubati (un'antica lampada) racchiude (in senso stretto) un "Genio del Male". L'oggetto viene collocato in un museo d'antichità. La figlia del titolare viene "posseduta" dalla malefica creatura e quando invita alcuni amici per trascorrere la notte all'interno dell'edificio... Curioso horror mal girato, recitato e scritto (peggio ancora doppiato in italiano), ma che appare divertente per la violenza insistita e goffa al tempo stesso...

Horror tipicamente anni '80 che si distingue dal marasma di pellicole similari solo per qualche scena splatter più audace della media, pur senza raggiungere livelli particolarmente fuori dalla norma. Attori bruttarelli e abbastanza scarsi, oltretutto vestiti con una sarabanda di completini ottantiani inguardabili; il film tutto sommato si lascia seguire, anche se presenta vari momenti di stanca; pessimo il lavoro di SPFX realizzato per il mostro nella parte finale, che scade nel ridicolo involontario. In definitiva un titolo trascurabile.

Scotta maccheronata che ha gettato le basi per quel Wishmaster che lustri dopo farà andare all’incontrario il treno dei desideri. Se c’è la goccia di sangue è Djeen, ma il vero orrore lo suscitano dialoghi inverecondi, acting che chiamare recitazione sarebbe un'offesa al genere attoriale, doppiaggio da cirrosi epatica, confezione da eritema, effetti poco speciali e due scudi di goffo gore. A nemmeno metà è limpido il perché del suo essere sparito senza lasciare traccia che ne giustificasse il recupero. Siete avvisati, sono 84’ che nessun genio della lampada vi restituirà mai. Povero Sherazade.

Uno dei tanti horror di seconda fascia che non trova grossi appigli per poter emergere e lasciare un segno. La sceneggiatura è troppo scarna e la sua trasposizione su celluloide non può non essere da meno. Il mostro finale poi sembra più adatto alla coreografia di un concerto degli Iron Maiden che a trovare una dignità propria nel film. C’è di peggio, ma anche di molto meglio.

Inizia molto bene, con un prologo teso e inquietante e anche un po' misterioso e continua bene con la mortale rapina nella casa, che sfocerà in massacro. Se il film avesse mantenuto le premesse, poteva essere una piccola chicca. E invece quando l'azione entra nel vivo, la pellicola crolla sempre più in basso: tremendamente lunga la fase centrale, con la parte succosa che viene compiuta solamente in 35 minuti. Peccato perché la scenografia del museo chiuso di notte poteva dare soddisfazioni. C'è un po' di sangue, ma il cast è atroce. Peccato.

La partenza al fulmicotone (senza esagerare) tradisce le aspettative e si rivela essere l'unico aspetto positivo. La sceneggiatura si adagia su verbosi, nonché inutili, intrecci fra personaggi tappezzeria e dimentica di sviluppare la componente horror; e se non bastasse, ovviamente, ci si aggiungono pure il cast scriteriato e l'inspiegabile montaggio che fa perdere continuità narrativa a un film che già di per sé non brilla per chiarezza espositiva. Il finale, corroborato da una buona componente trash, sembra buttato lì.

Definito spesso come trashone o come filmetto da niente, è invece un horror magari non magistrale ma più che vedibile. La regia non è eccezionale ed è l'unico film diretto da questo regista americano scomparso nel 2014. Gli attori sono mediocri, ma va contato che si tratta di ragazzi giovani, alcuni (la protagonista a esempio) alla loro unica esperienza. Il film è in definitva interessante e ha i suoi punti di forza.

Dopo un incipit promettente col misterioso antefatto e il massacro nella casa della vecchia, il film si dilunga in una verbosa parte centrale fatta solo di chiacchiere e sottotrame inutili e talvolta mai più riprese che finiscono solo per confondere la vera natura del film. Solo dopo quasi un'ora si comincia ad avvertire l'aura horror che il film prometteva all'inizio, ma ormai è troppo tardi per riscattare il film; si sfocia anzi nel ridicolo involontario (la scena dello scheletro e l'apparizione del genio in primis). Irrisolto e caotico. E che significa il finale col furgoncino della Pepsi?

Purissima gemma al contrario degli anni Ottanta, il decennio del cattivo gusto. Dal make up carnevalesco alle sfiancanti risse da teenager americani, dalle musichine synth ai dialoghi da quattro soldi (gli archeologi di archeologia ne sanno meno di un idraulico) il film non ne imbrocca una. L'azione, peraltro, latita assai e quando si innesca non fa altro che mostrare una serie di ammazzatine condite da effettacci risaputi. Per completisti d'acciaio.