[1.3] Masters of Science Fiction: Il mio nome è Jerry - Corto (2007)

I robot hanno (avuto) un'anima? Rovesciando la scissione cartesiana tra corpo e mente, Tolkin si interroga su quanta umanità possa avere una macchina di fatto pensata e costruita da uomini. Lo spunto è di tutto rispetto, ma l'esito conclusivo risente di una realizzazione banalotta, più leggera di una piuma e troppo affidata al simposio giudiziario. McDowell, ormai parodia di sè stesso, presta gigionescamente il fianco al solito cattivone di turno e si ha il sospetto che il versante sci-fi privilegi più il chi c'è del cosa/come raccontiamo...

Un'idea già non nuova (l'androide con scintilla umana), che poteva comunque essere sviluppata in maniera interessante, viene invece gettata alle ortiche presentandoci un futuro burletta dove tutti sembrano semideficienti, così, senza un motivo apparente. Si vorrebbe essere ironici, addirittura divertenti, ma ciò che ne scaturisce è uno spettacolo abbastanza avvilente dal punto di vista recitativo. L'unico giustificato nell'atteggiamento è l'androide ("Sigaretta? Caramella? Jerry va), che si mostra per quello che è, con qua e là reazioni umane. Se questi sono i maestri della fantascienza...

Una sciocchezzuola da sci-fi sociologica. I robot sono umani o no? Certo, risponde il film, essi ingannano e mentono proprio come gli umani... Qualche puntata ironica qua e là (il giuramento in tribunale su tutti gli dei possibili, il crollo economico finale per la liberazione degli automi) non salva l'episodio, troppo esile per il sarcasmo o per la denuncia. A causa della pochezza persino un marpione come McDowell annega nella futilità.