Il latitante - Film (2003)

Da Grassia non ci si può aspettare di più. Eppure questa volta sembra volercelo dare: Tony Sperandeo è un ispettore alla Al Pacino ossessionato dal desiderio di vendetta, Nicola Di Pinto è un camorrista spietato e le scene d'azione sono al di sopra della sua media. Per il resto, solito ricorso a pseudodivi del piccolo schermo (Karim e la Chiappini), attori famosi per altro (Massimiliano Virgili, l'ex marito di Claudia Pandolfi) e star delle tv locali (Oscar Di Maio e Rosario Toscano). Ma lo fa anche Pieraccioni quando ingaggia la Barbera.

Ultimo film del regista napoletano Grassia. Si tratta di un film con alti e bassi, pesantemente ispirato agli action e polizieschi americani. Penalizzato da un cast pessimo (l'unico attore rodato è Sperandeo) e da una sceneggiatura non proprio buona, la prima ora è discreta, poi si perde. Tenendomi larghissimo direi che siamo vicini alla sufficienza.

Bastano pochi minuti per dare un giudizio a un prodotto del genere. Capuano e la Chiappini recitano male e sono doppiati ancor peggio, la sceneggiatura è fiacca con scene trite e ritrite. L'unico che centra la sufficienza è il buon Sperandeo, qui nelle vesti di un ispettore molto energico e "sanguigno".

Grassia ha un po' di soldi da spendere (e lo si vede), ma il livello resta infimo, benché abbia due attori veri (Di Pinto e Sperandeo). Gli altri paiono uscire da un porno napoletano Anni Ottanta. Svolgimento insensato, dialoghi risibili (fantastico quello "Sta' attento" a chi si butta in una sparatoria da sbarco in Normandia, dalla quale uscirà inspiegabilmente senza un graffio), finale al parco che si stenta a credere che sia davvero stato scritto e realizzato così (c'è pure un montaggio alternato scene violente/scena sacra, come ne Il Padrino!).

Per il suo ultimo film, Grassia fa esordire il tronista Capuano e la Chiappini, circondati da un manipolo di attori di genere tra cui si salva Sperandeo, per una certa naturalezza recitativa; sui due protagonisti invece stendiamo un velo pietoso (oltretutto il doppiaggio non li aiuta e è spesso fuori sincrono). La vicenda camorristica non è nulla di che, ma si lascia seguire; il tutto sembra un po' una fiction, ma i mezzi sono meno scarsi del solito e il risultato è perlomeno nei limiti del decoro, anche se pure stavolta il film sembra datato.

Grassia, qui al suo ultimo film, sforna un'ennesima boiata, che si lascia comunque guardare. Le atmosfere del poliziesco italiano sono ormai un ricordo lontano. Per non parlare degli attori, peraltro doppiati (meno male). L'unico che si lascia osservare, nonostante la forte antipatia (più o meno giustificata) del personaggio è Sperandeo.

Affastellamento di scenette d'azione in cui la noia serpeggia inevitabilmente con una sceneggiatura banale e una storia che non attira mai. Grassia cerca evidentemente di rifarsi al modello americano dei vari film di mafia ma l'impresa crolla seppellendo pure il grande Sperandeo e ci fa rimpiangere gli erotici del regista campano (dove almeno ci si faceva quattro risate). I più attenti avranno notato che il cognome Cantalamessa era presente già in L'ultima volta insieme. Incredibile la citazione del Padrino nel montaggio finale.

Terribile poliziesco di Grassia che si fa davvero fatica a guardare fino alla fine. Recitazione parrocchiale, a parte due o tre nomi che qualche buon set l'avevano già frequentato (Sperandeo, Di Pinto, Termini), storia inverosimile zeppa di incongruenze, dialoghi imbarazzanti, evidenti sverioni di regia. Certo, leggendo il cast non mi aspettavo di vedere Il padrino, ma viene da pensare a cosa avrebbero fatto registi come Di Leo o Castellari con un budget del genere. Puro trash involontario.